Minacce a Di Maio e «a tutti i napoletani», prosegue la carica eversiva che stiamo denunciando da mesi

Le minacce rivolte su facebook al ministro degli Esteri Di Maio e ai napoletani sono l’ennesima conferma di quel che stiamo documentando da mesi: nelle pieghe dei social network avvengono continuamente minacce eversive, provenienti da vari ambienti criminali.

Minacce a Di Maio e «a tutti i napoletani», prosegue la carica eversiva che stiamo denunciando da mesi
Minacce a Di Maio e «a tutti i napoletani», prosegue la carica eversiva che stiamo denunciando da mesi
Minacce a Di Maio e «a tutti i napoletani», prosegue la carica eversiva che stiamo denunciando da mesi

«Ti vogliamo morto» seguito dal tag del profilo del Ministro degli Esteri Di Maio, «ti vogliamo morto insieme a tutti i napoletani» in un crescendo violento, «dovete morire» ribadito subito dopo con «morti vi vogliamo morti».

Queste le minacce su facebook documentate nei giorni scorsi contro Luigi Di Maio e che hanno sollevato un ampio coro di sdegno e solidarietà al ministro degli Esteri. Minacce di morte esplicite,odio e disprezzo verso i napoletani come troppo spesso negli anni abbiamo visto e sentito in rete, negli stadi o in altri luoghi che dovrebbero appartenere all’agorà civile. Ma di civile non hanno nulla.

Le lunghe settimane di quarantena hanno rafforzato e portato ad emergere pulsioni e processi in atto da tempo: il web è diventato la nuova piazza elettiva del crimine organizzato, della diffusione di menzogne artefatte per suscitare odio, deviare ogni consapevolezza democratica e attentare alla democrazia e all’espressione civile. I fatti di questi ultimi giorni ne sono solo l’ultima conferma in ordine di tempo: prima di Di Maio hanno scatenato clamore le minacce (che hanno portato anche all’introduzione di scorte) contro i ministri Fontana, Azzolina e contro il vice ministro Sileri. Queste ultime sono la dimostrazione che troppo spesso non sono solo pulsioni psicopatiche di un singolo: dietro un nickname anonimo si nascondono spesso interessi nascosti, organizzazioni violente e persino la criminalità organizzata.

Lo stiamo documentando e denunciando da tempo, il nostro primo allarme è del 17 aprile scorso: su facebook esistono gruppi e pagine dove, ripetutamente, vengono insultati e minacciati i giudici antimafia e non solo. Sono gruppi e pagine dietro cui si possono celare anche interessi consolidati di chi è vicino a esponenti dei clan ed è coinvolto nel malaffare e vuole sovvertire la democrazia. Una carica eversiva in piena regola emersa la prima volta già tre mesi fa: i saccheggi di Palermo furono organizzati su alcuni gruppi facebook e su alcune chat whatsapp animate da personaggi quasi paramilitari ed esponenti dei clan mafiosi. Negli stessi giorni delle violente rivolte nelle carceri, in alcuni casi vere spedizioni organizzate quasi in maniera bellica, e su cui – come già abbiamo sottolineato nei giorni scorsi – la Procura di Salerno sta indagando su un possibile «nuovo papello».

Abbiamo visto tornare nelle piazze la settimana scorsa la violenza neofascista ma quella violenza, quella presenza eversiva pubblica non è un incendio improvviso. Era oltre un mese che stava covando sui social network e su vari blog: il sogno di una nuova «marcia su Roma», la conquista violenta dei palazzi e un golpe militare ripetutamente evocati come abbiamo documentato lo scorso 4 giugno. In prima linea, nascosti come sempre dietro sigle «patriottiche» e fintamente «apolitiche» la solita vecchia (anche terrorista dagli anni settanta e delinquenziale) fogna neofascista e quelle curve ultras dove avanzano capobastone violenti, neofascisti di ogni tipo, narcotraffico e appartenenti alla criminalità organizzata. Nel silenzio e nella complicità più o meno diretta delle società e di tutto il mondo del calcio, il silenzio totale sulle violenze delle settimane scorse e determinati atteggiamenti consolidati negli anni sono una pericolosissima e vergognosa tendenza.  

Di Matteo, Gratteri, Maresca, Bonafede, tutte le istituzioni democratiche: ripercorrere quanto abbiamo già documentato in questi mesi restituisce un quadro della carica eversiva montante. Minacce a singole persone esposte (ma anche all’intero ordinamento democratico) manovrate da interessi criminali e che inquinano il dibattito democratico, pongono nel mirino coloro che denunciano le mafie e gli interessi criminali che si stanno rafforzando, cercando di mettere all’angolo ogni espressione civile, democratica, libera di espressione del pensiero, anche del dissenso e del confronto. Ne riportiamo alcune per cercare di restituire questo quadro; la marea sta proseguendo e continuiamo a monitorarla e a documentare e denunciare quello che sta avvenendo.

«pestarlo di botte», «lota schifoso», «io e lui di fronte ..lo prendo a testate», «Prima o poi scoppierà anche lui chissà che destino avrà» (contro Gratteri, documentati il 17 aprile)

«Se fossi in te maresca me ne scapperei più lontano che potessi ….»(contro Maresca, documentato l’11 maggio)

«ora lui deve stare attento con tutti questi mafioso che sono usciti non l Mazzano prima di aprire i carceri e si toglie dal cazzo anche lui»   «lui parla e un morto che cammina» (contro Gratteri, documentato l’11 maggio)

«il problema più grosso che nessuno lo ferma a questo pagliaccio da circo» (contro Di Matteo, documentato l’11 maggio)

«No questo ed meglio togliere la vita questo ed un razzista buona fede del cazzo dove vai vai vieni ammazzato guardati le spalle cornuto di merda per me già sei morto e seppellito», «ti faremo la pelle», «ora hai rotto la palle ragazzi questo la deve smettere», «buttarlo nel fuoco una botta secche deve fare», «crepa merda», «Ma quale regole guerra aperta il 30 maggio sotto il palazzo Chigi Roma» (contro Bonafede, documentato l’11 maggio)

L’ultimo commento riportato è uno dei tanti in cui si invocano violenze di piazze, si minacciano le istituzioni fino ad arrivare a scrivere che si preferirebbe un governo da parte delle mafie («Io in prima persona come stato preferisco la Mafia proprio perché fa le cose giuste…..», documentato l’11 maggio).

«Care Forze dell’ordine, se non volete fare la fine delle stesse bare da voi trasportate, non ci impedite di manifestare il giorno che scenderemo in piazza»«vinceremo o moriremo combattendo» «questo governo di merda con tutti i senatori e i deputati sono da mandare a casa a pezzi sulla sedia a rotelle senza pensione e stipendio … a pezzi» «Quattro forni belli caldi … fanno fuori i maramaldi» «Ci vorrebbe un colpo di stato da parte dei militari»

 

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