11 aprile 1945: Liberazione di Buchenwald

Il lager di Buchenwald (letteralmente ‘bosco di faggi’), costruito sull’omonima collina nelle vicinanze di Weimar resa famosa da Goethe (‘l’albero di Goethe’ fu lasciato in piedi) all’interno del campo), fu attivo fra il 1937 e il 1945.

11 aprile 1945: Liberazione di Buchenwald

"Il giorno 11 aprile eravamo tutti nel campo, chi in baracca, chi nel via vai nelle stradine del Lager. Il rumore delle cannonate era molto forte, a pochi chilometri. Verso le ore 10.30 - lo ricordo come fosse ora - le sirene suonarono l’allarme, mentre due apparecchi sorvolavano il campo a bassa quota. Io e altri compagni, che eravamo lì fuori storditi dalle sirene, guardammo quegli aerei, credendo che fossero i tedeschi venuti per distruggere noi e il Lager. Dopo un istante ritornano per un secondo giro: noi li guardiamo e vediamo sui fianchi la stella bianca: in molti che avevamo capito questo simbolo, ci siamo messi a gridare "Sono loro, gli americani!". […] Ricordo benissimo quel grande momento di festa e gioia alle ore 12.45 […], quando tutti assieme, dopo tredici mesi di tirannia, siamo per la prima volta usciti dall'inferno senza Mützen ab, e Mützen auf. Questo non lo potrò mai dimenticare.”

Pio Bigo (WikiANED, 28 marzo)

Il lager di Buchenwald (letteralmente ‘bosco di faggi’), costruito sull’omonima collina nelle vicinanze di Weimar resa famosa da Goethe (‘l’albero di Goethe’ fu lasciato in piedi) all’interno del campo), fu attivo fra il 1937 e il 1945. Inizialmente adibito a luogo di carcerazione preventiva per oppositori politici e ‘asociali’, col tempo si espanse ospitando anche ebrei, omosessuali e rom e sinti, diventando così uno dei più grandi campi dell’universo concentrazionario nazista.

Buchenwald divenne tristemente noto per l’efferatezza dei carcerieri, i lavori forzati di particolare durezza, gli esperimenti medici sui prigionieri e il sadismo del direttore del campo e la moglie.

Il numero totale di internati si avvicina ai 240mila. Circa 50mila quelli assassinati tramite il lavoro e la violenza.

 

Per approfondire:

P. Bigo, Il triangolo di Gliwice. Memoria di sette lager, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1998;

E. Wiesel, La notte, Giuntina Editore, Firenze, 1980;

G. Salmoni, Una storia nella Storia. Ricordi e riflessioni di un testimone di Fossoli e Buchenwald, Fratelli Frilli Editori, Genova, 2005;

A. Favier, P. Mania, Buchenwald. 1943-1945, Cierre, Verona, 2016.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti