21 aprile 1889: nasce Piero Calamandrei

Durante la guerra abbandona l’università per un breve periodo, l’unico della sua vita, in quanto rifiuta di sottoscrivere un atto formale di sottomissione a Mussolini. Sono gli anni della caduta del fascismo e poi dell’occupazione nazista: raggiunto da un mandato di cattura, si rifugia prima in Umbria e poi nella campagna toscana. Non partecipa attivamente alla Resistenza armata (a differenza del figlio Franco, membro dei GAP romani), ma ne segue le gesta, mantenendo sempre i contatti con l’antifascismo azionista.

21 aprile 1889: nasce Piero Calamandrei

“Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai

morti e vivi collo stesso impegno

popolo serrato intorno al monumento

che si chiama

ora e sempre

RESISTENZA

Come già accaduto con Emilio Lussu (WikiANED 4 dicembre) e Ferruccio Parri (WikiANED 19 gennaio), si sceglie di dedicare la data odierna al ricordo di un personaggio che non ha legato il suo nome alla storia della deportazione, ma che tuttavia ricopre un ruolo imprescindibile nella lotta di Liberazione e nella successiva stesura della Costituzione, ovverosia Piero Calamandrei.

Nato a Firenze in una famiglia di giuristi, percorso che avrebbe anch’egli intrapreso, si laurea nel 1912 e a cavallo della Prima Guerra Mondiale inizia la carriera accademica. Con l’avvento della dittatura, Calamandrei si schiera con forza contro il fascismo, partecipando alla fondazione di ‘Italia Libera’ con i fratelli Rosselli, nucleo fondativo di quello che sarebbe diventato poi ‘Giustizia e Libertà’ e il Partito d’Azione.

Nel ‘25 firma il manifesto degli intellettuali antifascisti proposto da Benedetto Croce ed è tra i pochissimi a rifiutare di prendere la tessera del PNF, nonostante nel ’31 sia costretto, per poter continuare la sua attività di insegnante, a giurare fedeltà al regime.

Durante la guerra abbandona l’università per un breve periodo, l’unico della sua vita, in quanto rifiuta di sottoscrivere un atto formale di sottomissione a Mussolini. Sono gli anni della caduta del fascismo e poi dell’occupazione nazista: raggiunto da un mandato di cattura, si rifugia prima in Umbria e poi nella campagna toscana. Non partecipa attivamente alla Resistenza armata (a differenza del figlio Franco, membro dei GAP romani), ma ne segue le gesta, mantenendo sempre i contatti con l’antifascismo azionista.

Il legame fra il nome del giurista fiorentino e la Resistenza si deve soprattutto al periodo successivo al conflitto, quando, influente membro della Costituente e poi del Parlamento repubblicano, diviene fra i cantori più noti e apprezzati dell’epopea partigiana, in particolare con la stesura della fortissima epigrafe, nota come ‘Monumento a Kesselring’, citata in apertura.

Muore il 27 settembre 1956, a soli 67 anni.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti

 

LEGGI ANCHE:

Speciale 25 APRILE

Calamandrei: «Lo avrai camerata Kesselring...»