I malati non si ammalano, non soffrono e non vivono calvari per divertimento o sport

In una recente nota stampa il direttore generale della Asl sostiene di voler porre “fine” (testuale), come volesse imporsi su cittadini e stampa, alle segnalazioni e proteste di quel che lui definisce non esser vero. Ma i malati, soprattutto i più fragili e gravi, nulla si inventano e dalle carenze di farmaci alle liste d’attesa non sono invenzioni o “strumentalizzazioni” ma la dura, terribile, drammatica quotidianità che subiscono.

I malati non si ammalano, non soffrono e non vivono calvari per divertimento o sport
fonte: pagina facebook Asl Lanciano Vasto Chieti

La salute e la malattia determinano le vite, sono calvari per chi soffre e si ammala e lo sono per i familiari e tutte le persone care accanto.

Quando si ammala una persona, quando piomba nella vita una malattia grave, tutta la famiglia soffre, tutta la famiglia si ammala e vede la vita travolta. Ed è purtroppo la quotidianità di sempre più persone. C’è un dato taciuto e su cui mai è stata avviata una qualche riflessione, che non viene mai neanche nominato: morire di “vecchiaia”, serenamente e in salute, è un privilegio che ormai non c’è più quasi per nessuno, la quasi totalità delle persone che lasciano questa vita muore di qualche malattia se non avviene un grave incidente o una qualche altra disgrazia.

In questo mondo arrivano, a noi come ad ogni associazione del settore o ad altre testate giornalistiche, quotidianamente segnalazioni e proteste per quel che i cittadini subiscono quando affrontano la sanità pubblica.

E non è colpa di un cittadino o dei suoi familiari se si ammala, non è certo uno sport nazionale o un baloccarsi ritrovarsi nel calvario di liste d’attesa, carenze e tanto, tanto altro. E non lo sono una dura realtà reale, al di là di ogni possibile negazionismo: che la salute e la cura sono sempre più privilegi per ricchi, che esiste una profonda spaccatura classista tra chi può curarsi (pagando) senza travagli e chi, invece, si ritrova a dover combattere a mani nude l’inferno.

Il 3 giugno abbiamo raccontato le ultime battaglie e vertenze di Asperger Abruzzo e di quella indomita leonessa che la presiede, Marie Helene Benedetti. Una cittadina, una madre, che da anni denuncia e lotta. Un impegno civile, umano, solidale così grande che dal percorso di tanti anni è nata l’associazione. Per neuropsichiatria infantile le liste d’attesa sono almeno di un anno e mezzo.

È situazione comune ad ogni ambito, o quasi, della sanità pubblica: la stampa riceve segnalazioni di pazienti (anche di malattie che mettono a rischio la sopravvivenza, persino a breve) e anziani che ricevono prenotazioni – quando avviene perché spesso la risposta è «deve tornare, potrebbe prenotare solo tra un tempo così lungo che ora non è possibile prenotare» - di almeno un anno se non di più.

Venerdì abbiamo pubblicato la denuncia di una cittadina della provincia di Chieti, da oltre vent’anni affetta da sclerosi multipla e artrite psoriasica, che si ritrova con la terapia prescritta sospesa perché Regione Abruzzo e Asl Lanciano Vasto Chieti non riescono ad acquistare un farmaco.

È solo l’ultima di un immenso elenco di segnalazioni, denunce, proteste, notizie. Come stiamo raccontando da mesi la carenza di farmaci è un’emergenza sempre più drammatica. Ci sono malattie per cui oggi è impossibile o quasi trovare un farmaco, oltre 3500 sono i farmaci salvavita la cui carenza è drammatica. Un’emergenza che non è nata improvvisamente pochi mesi fa e sta diventando strutturale, la prospettiva della “fine emergenza mai” è concreta.

Il Creon è “carente” almeno dal 2016, altri farmaci da molti mesi, i primi segnali di quanto sta avvenendo sono di due anni fa. Ovviamente la prima “risposta”, ammesso e non concetto che tale possa essere definitiva, è che i cittadini stavano facendo scorte di farmaci a loro non necessari, praticamente secondo chi ci dovrebbe (s)governare lo sport nazionale in tempi di pandemia e post pandemia è stato ingoiare pillole come fossero Zigulì. La stessa dinamica, come abbiamo raccontato, in azione in Abruzzo quando sono state imposte restrizioni per la fornitura del Creon.

Poco più di una settimana sulla stampa lancianese (la Frentania, qualcuno lo spieghi al dott. Schael, era più ampia) sono comparse alcune segnalazioni di pazienti che subiscono gli effetti della carenza di farmaci e alcune proteste di liste d’attesa molto lunghe.

«“Mi è stato detto che il farmaco prescritto non era disponibile e che non poteva essere ordinato. Mi sento abbandonata dal sistema sanitario” lamenta F.R., una paziente della zona».

«“È assurdo che debba pagare 120 euro per una visita che dovrebbe essere accessibile a tutti attraverso il servizio pubblico. È chiaro che c’è una disparità ingiusta” afferma M.C., una cittadina di Lanciano».

Che ci si ritrovi costretti a pagare una visita perché “con la mutua” la prenotazione è tra mesi e mesi ed invece in regime “intra moenia” si può fare in pochi giorni è testimonianza che possono fare migliaia e migliaia di cittadini, probabilmente nessuno (o quasi) non ha mai vissuto svariate volte quest’esperienza. Tutto quanto riportato in quest’articolo, le testimonianze dei cittadini alle prese con queste e altre vicissitudini, per il direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti Schael sono «commenti e parole in libertà, messi in giro con la pretesa di leggere e interpretare i fatti» e che ha trovato «inqualificabili le esternazioni fatte circolare soprattutto nell’area frentana, per colpire la Asl, costruendo scenari fantasiosi privi di qualunque elemento di verità. Che, in tutta evidenza, non interessa affatto a chi approfitta di qualunque situazione per trarne vantaggio in termini di consenso».

Sono queste le testuali parole del comunicato inviato lunedì scorso da Schael, nota inviata alla stampa (citiamo sempre testualmente) «per chiarire e mettere la parola fine alle notizie circolate negli ultimi giorni sulla mancanza di farmaci, specie oncologici, utilizzata strumentalmente per denunciare presunte quanto gravi azioni tese a contenere spesa e deficit, negando farmaci ai malati».

Perché non solo Schael nega, la distanza tra quel che subiscono i cittadini e abbiamo sintetizzato (in parte) in quest’articolo e questa citazione testuale del teutonico direttore riconfermato crediamo sia lampante, ma afferma che si deve “mettere la parole fine” su notizie ed “esternazioni”. Ancora una volta il dirigente sceso dalla Germania, prescelto subito dopo che la giunta regionale aumentò considerevolmente lo stipendio previsto per i manager della Asl, mostra tutta la sua insofferenza per chi non loda le sorti magnifiche e progressive, per chi non decanta, per chi non è aedo.

Ma il compito della stampa non è quello di decantare o magnificare, non è quello di porre fine a comando suo. Così come è diritto sacrosanto del cittadino la cura della salute esattamente come il protestare e segnalare. Se a Schael questo non aggrada non è problema della stampa o dei cittadini. Le segnalazioni e le denunce dei cittadini sono costanti, la realtà di cosa accade, dalle lunghe liste d’attesa all’emergenza della carenza di farmaci è sotto gli occhi di tutti.

Eppure abbiamo visto, una settimana fa, la corsa alla pubblicazione, al copia e incolla, senza colpo ferire, senza porsi domande, senza dubbi, senza se e senza mai di tanti che si definiscono “giornalisti”, “direttori”. Ancora una volta questo provincia si conferma per quel che è, ossequiosa e capace di ingoiare di tutto, il trionfo dei pupi e dei robottini. Eppure non è la prima volta che avvengono di queste “prese di posizioni” da parte di Schael. Quando anni fa fu chiusa la cucina dell’Ospedale San Pio di Vasto disse che la colpa di ogni disagio e di tutto quanto sarebbe accaduto era di chi aveva denunciato, la colpevolizzazione della parola, della denuncia, per il teutonico sceso in questa landa desolata si deve tacere, stare zitti, chinare il capo, subire e soffrire in silenzio.

Gli esposti, confermati poi dai fatti, o le segnalazioni di chi subisce carenze e tempi lunghi (che, molto spesso, possono essere anche vitali) sono colpe gravi. Ai lettori ogni commento e valutazione, i fatti sono ben chiari. Se ne faccia comunque una ragione il direttore, riconfermato per il secondo mandato, i cittadini non taceranno così come non tutta la stampa sarà sempre pronta a copia incollare ossequiosa le sue pretese di “porre fine”. Non poniamo fine. E se pure dovesse mai accadere non lo stabilirà lui. Così come nessuna negazione, nessun suo comunicato, può cancellare quel che accade ogni giorno.

 

I NOSTRI PRECEDENTI ARTICOLI

«Sono senza terapia perché Regione e Asl non riescono ad acquistare il farmaco»

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I farmaci salvavita nelle mani del mercato e del profitto

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«Non voglio morire per la mancanza di un farmaco salvavita»

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Farmaci salvavita carenti, restrizioni per i pazienti

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