Le due opere dello scrittore armeno Georges Ivanovic Gurdjieff

Appuntamento letterario la sera di martedì 20 giugno al teatro Murialdo di piazza Chiesa della Salute a Torino. Si parlerà delle due opere dello scrittore armeno Georges Ivanovic Gurdjieff dal titolo “Gruppi di Parigi”: ovvero il resoconto fedele di circa 110 incontri avvenuti nella sua casa al 6 di rue des Colonels Renard a Parigi.

Le due opere dello scrittore armeno Georges Ivanovic Gurdjieff

All’inizio del libro, Gurdjieff pone bene in evidenza la necessità di una conoscenza aperta della realtà in essere e da costruire, contrastando adeguatamente il sistema vigente che poggia sulla sola intelligenza mercantile. Nei pressi di Parigi, egli riuscì a resistere circa una decina di anni, poi dovette fare le valigie.

Il problema economico era ormai irrisolvibile. Il suo “Istituto per lo sviluppo armonico del mondo” rimase tuttavia ben presente nell’immaginazione del tempo, dando vita a vari presidi, grazie soprattutto ai suoi allievi Henri Thomasson e Jeanne dei Salzmann (quest’ultima vissuta 101 anni, mostrando sino all’ultimo grande dedizione al maestro).

 

Qualche nota sullo scrittore

G.I.Gurdjieff, scrittore, coreografo e filosofo armeno tramandava i suoi insegnamenti oralmente  e li corredava con esibizioni musicali e danzanti permeate volutamente di misteriosofia; una sorta di tributo all’ineffabile cui questo artista molto originale ricorreva per cercare di familiarizzare con il soprannaturale. Nel 1945, dopo la guerra, Gurdjieff ridiede vita ad un intenso lavoro di proselitismo nel suo appartamento di Parigi: il proselitismo veniva spontaneo nel corso della sue lezioni. L’uomo era credibile, magnetico.

Non disdegnava il ricorso ad un’ampia gamma esoterica, includendo qualcosa di alchemico: ma tutto era fatto in buona fede. Il libro citato trasuda di questa buona fede e trasmette un entusiasmo per la narrazione di fatti puntualmente mirabolanti (ma conta lo spirito, non il fatto in sé) che non è mai dozzinale.

Personalità di spicco, anche italiane (Franco Battiato ad esempio), furono attratte dal suo felice magnetismo: fra esse, il grande architetto Frank Lloyd Wright, il regista teatrale Peter Brook (che dal libro cavò un film), lo sfortunato scrittore e filosofo René Daumal (morì a 36 anni per un’infezione polmonare), Katherine Mansfield, la maggiore scrittrice neozelandese.