Lettera a Lea

SPECIALE LEA GAROFALO. Le Opere dei Ragazzi. Da oggi, fino ad esaurimento dei lavori, iniziamo a pubblicare le straordinarie composizioni degli Studenti che hanno partecipato alla prima edizione del Premio Nazionale dedicato alla FIMMINA CALABRESE, la donna che sfidò la schifosa 'ndrangheta. Per non perdere la memoria nel Paese senza memoria.

Lettera a Lea

La storia di Lea, una donna, madre, una calabrese tenace nel trentennale delle stragi di mafia.

 

Cara Lea,

ci tenevo a scriverti, nonostante tu non possa leggere questa lettera, perché la tua storia mi ha colpita e mi ha fatto aprire gli occhi riguardo a tematiche che in precedenza non conoscevo o consideravo poco.

Nelle precedenti settimane, una professoressa ci ha parlato di te e di ciò che hai fatto per tua figlia Denise.

Ho conosciuto un lato oscuro delle persone e di questo Paese. Già sapevo a grandi linee cosa fosse la mafia, ma non mi sarei mai aspettata tale malvagità. La cosa che più ho ammirato della tua storia è il tuo coraggio; tutto quello che hai fatto è stato per amore nei confronti di Denise; sei andata non solo contro il tuo compagno, Carlo, ma hai sfidato la totalità della ‘Ndrangheta, denunciando ai carabinieri ciò che sapevi, per salvare da quella situazione tua figlia.

Nonostante i tuoi sforzi e ciò che hai rivelato, sei stata considerata erroneamente come una criminale e ciò ha finito per farti morire, uccisa in modo animalesco da coloro che erano vicini a te e a Denise.

Qualcosa che mi sento in dovere di dirti, Lea, è che Denise continua a essere forte e a portare avanti la tua causa; non farà dimenticare presto la tua storia, anche se questo sicuramente già lo sai.

Io mi reputo fortunata, la mia mamma, come te, farebbe qualunque cosa per me e sono certa che quello che hai fatto debba essere di ispirazione per tutti.

Mettersi, per una persona, contro tutto il mondo, è la dimostrazione d’amore più bella che ci possa essere; sono fiera di dire che io e la mia mamma siamo così, proprio come te e Denise.

Si dice sempre che una persona, quando è in vita, non viene ascoltata ed è mal giudicata, mentre, nel momento in cui muore, la sua storia diventa un esempio. Purtroppo questo è esattamente ciò che ti è successo. Ti sono grata, però, che ora tutti abbiamo a disposizione una guida e spero che resti nella memoria di molti, come madre e donna tenace.

Lea, io ti saluto qui e ti ringrazio ancora per tutto ciò che mi hai insegnato, ti assicuro che, nel mio piccolo, porterò avanti la tua lotta.

Con affetto.

Francesca Cattaneo, 2LB

Liceo Artistico "Fausto Melotti", sez. Lomazzo (Co)

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