«Si faccia piena luce sulle troppe ombre che ancora aleggiano sulla gestione del territorio»

ARRESTO MESSINA DENARO. Il boss ha ora un volto conosciuto a tutti e tutti hanno sentito la sua voce, l’ultima traccia era del 1993, pubblicata dall’Associazione Antimafie Rita Atria e recuperata nell’inchiesta che ha portato al libro «Io Sono Rita Atria. Rita Atria, la settima vittima di via D’Amelio».

«Come ti chiami?» «L’ho detto» «Ridillo, ridillo, ridillo» «L’ho detto, Matteo Messina Denaro»

Sono alcuni secondi dell’arresto dell’ex primula rossa di Cosa Nostra, parole che in questi giorni sono state pubblicate e fatte ascoltare da tutta la grande stampa italica. Gli italiani conoscono ora il volto di Messina Denaro e tutti hanno potuto ascoltare la sua voce. L’ultima traccia era del 1993 subito prima dell’inizio della trentennale latitanza conclusa il 16 gennaio scorso. Quella traccia era stata recuperata da polverosi archivi e pubblicata nell’estate di due anni fa dall’Associazione Antimafie Rita Atria nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla pubblicazione del libro «Io sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di via D’Amelio». Scritto dalla giornalista del Tg1 Giovanna Cucé, dalla vicepresidente dell’Associazione Antimafie Rita Atria Nadia Furnari e dalla direttrice della testata Le Siciliane Graziella Proto.

Così l’Associazione Antimafie annunciò l’uscita del libro nel giugno scorso.

«Farò della mia vita anche della spazzatura, ma lo farò perciò che io sola ritengo conveniente”, scriveva Rita Atria nell’ultima lettera – inedita – alla sorella prima di partire per Roma, sotto protezione. Una storia crudele. Una storia che parla di mafia. Una ragazzina in un pezzo di Sicilia spoglio, brullo, povero: Partanna, terra da cui passarono Danilo Dolci e Matteo Messina Denaro. Due opposti: la lotta per il riscatto e il ricatto di Cosa Nostra.

Io sono Rita” è il libro-inchiesta che ricostruisce la sua storia scomoda, tutto quello che, in trent’anni, non è mai stato cercato, chiesto, investigato, scritto. Rita Atria, la ragazzina colpevolmente abbandonata dalle Istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di lei anche perché sotto tutela. Con la forza dei suoi 17 anni denuncia la mafia del suo paese affidandosi al giudice Paolo Borsellino. Forse con la consapevolezza di una brutta fine che le sarebbe potuta toccare.

Una settimana dopo la strage del 19 luglio del 1992 in via d’Amelio, Rita diverrà indirettamente la settimana vittima di quello stesso massacro».

«Oggi non riusciamo più a dirla che si è suicidata, ci viene difficile» ha dichiarato Nadia Furnari al TGR-RAI Sicilia in occasione della presentazione del libro l’11 giugno dell’anno scorso. La gestione della sicurezza di Rita Atria, riportammo in un nostro articolo del 20 giugno 2022, e tante, troppe, circostanze lasciano a dir poco sgomenti. Davanti a tutto questo, e tanto altro, documentato e raccontato nel libro si aprono scenari inediti, si pongono interrogativi che dovrebbero pesare come macigni, si riscrive letteralmente la storia di Rita Atria. L’Associazione Antimafie Rita Atria ha presentato un esposto, tramite l’avvocato Goffredo D’Antona, per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte di Rita. Riapertura, come formalmente viene definita, che appare più come una prima apertura.

Giovanna Cucé ha realizzato anche il reportage «Rita Atria, la settima vittima» mandato in onda su RAI1 e ripubblicato su Raiplay fin quando non era stato rimosso a seguito di diffide e richieste risarcimento (ma senza una pronuncia di tribunale). L’Associazione Antimafie Rita Atria e Le Siciliane le hanno espresso solidarietà chiedendo alla RAI di ripubblicare il reportage su Raiplay. Come poi è accaduto in pochi giorni.

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«Dopo trenta lunghi, lunghissimi anni finalmente Matteo Messina Denaro è stato assicurato alla giustizia. Auspichiamo che le indagini di magistratura e forze dell’ordine possano proseguire nella maniera più trasparente e alacre possibile e allargarsi fino ai cosiddetti palazzi del potere. Perché – catturato il boss mafioso che adesso ha un volto visibile a tutti – si faccia piena luce sulle troppe ombre che ancora aleggiano sulla gestione del territorio. E che si allungano su politici, esponenti delle istituzioni, notabili e professionisti che per tre decenni hanno coperto la latitanza del criminale, i cui intrecci e affari soltanto in parte sono stati scoperchiati dalle inchieste degli ultimi anni.

Lo Stato lo deve ai cittadini onesti, alle vittime dirette e indirette di questo sistema subdolo e a chi, pur tra mille difficoltà, cerca quotidianamente di scommettere sul suo futuro in quest’angolo di Sicilia, rifiutando contiguità, connivenze e compromessi di ogni sorta.

Solo allora Castelvetrano e la provincia di Trapani potranno dirsi veramente libere”.

Così il presidio di Partanna-Castelvetrano dell’Associazione Antimafie “Rita Atria” commenta l’arresto di Matteo Messina Denaro, mentre proseguono le indagini sul territorio.

Associazione Antimafie Rita Atria – Presidio di Partanna Castelvetrano

L’Associazione Antimafie Rita Atria condivide il comunicato del nostro presidio di Partanna-Castelvetrano

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