La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/31

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 31^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/31

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

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9. LE DICHIARAZIONI DEI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA

9.1 Giuseppe Setola

Il 4 luglio 2014 il camorrista Giuseppe Setola veniva sentito dalla procura della Repubblica di Palermo. L’interrogatorio veniva fissato a seguito di un’istanza presentata da Setola stesso mentre era detenuto presso la Casa Circondariale Opera di Milano e indirizzata specificatamente ad un Sostituto procuratore di Palermo. Nell’occasione il casalese spiegava ai magistrati di avere trascorso nel carcere di Cuneo, nel 2007, un periodo di comune detenzione con il capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, Giuseppe Gullotti, nel corso del quale quest’ultimo gli aveva confidato che un oncologo aveva visitato (per quel che disse, all’estero) Bernardo Provenzano per problemi alla prostata e che successivamente il medico era stato ucciso con una iniezione di eroina nel braccio sinistro, perché l' «aveva visto in faccia».

Secondo il collaboratore, Gullotti precisava, senza farne il nome, che l’autore dell’omicidio era un suo affiliato.

SETOLA: Disse che questo ragazzo aveva... era oncologo, mi sembra, roba tedesca, una cosa di queste, e sarebbe andato questo Provenzano e l’avrebbe... e questo ragazzo, mi sembra, o a sinistra o a destra mi pare che lavorava... come si dice ? Era mancino, e l’hanno trovato con la siringa nel lato mancino, dice la mamma... lui mi spiegava, dice: la mamma accusa, accusa. Perche' la mamma accusò Gullotti e allora... Lui disse: mi ha fatto un mio parente, un mio amico, non mi ricordo, disse, però stiamo a posto. Però, dottore, questa e' un’altra...

P.M.: No, un attimo!

P.M.: L’ha fatto? L’ha fatto che?

SETOLA: L’ha fatto morire, dottore, ci mise l’eroina nella siringa.

P.M.: Eh, e chi l’ha detto?

SETOLA: Gullotti.

P.M.: Gullotti ha detto che l’ha fatto chi?

SETOLA: Non lo so, disse un suo amico, un suo...

P.M.: Una persona comunque di Gullotti.

SETOLA: Fidata.

P.M.: E che gli avrebbe fatto? Gli avrebbe messo l’eroina in questa iniezione, in questa siringa.

SETOLA: Eh, perché, dottore, perche' come si chiama? Il latitante superlatitante come si chiama?

P.M.: PROVENZANO?

SETOLA: PROVENZANO, eh, l’avrebbe visto di faccia, dice: questo (sic: mi canta)!

P.M.: Questo gliel’ha detto sempre Gullotti.

SETOLA: Tutto Gullotti. (...)

P.M.: E Gullotti le disse questo medico dove aveva visitato Provenzano? Gliela disse questa cosa: dove l’aveva visitato?

SETOLA: Dottore, in Svizzera, mi sembra.

P.M.: Non in Italia quindi?

SETOLA: No, no, no, no, non in Italia, o in Svizzera o... Questo ragazzo mi sembra che ha avuto una borsa di studio, una borsa di studio come... non lo so, in... non lo so, dottore, come si dice? In Germania va, e poi tramite un figlio di Provenzano, non lo so, che e' un dottore, Vi risulta? Non lo so, avrebbe avuto... Perche' questo dice che era uno dei migliori oncologi, oncologo?

È piuttosto evidente, nelle dichiarazioni sopra riportate, il riferimento al caso del dott. Attilio Manca. Non appare, infatti, particolare decisivo atto ad incidere sulla credibilità delle stesse l’errore commesso da Setola nel riferire la specializzazione del medico. Invero, proprio quanto confidatogli da Gullotti in ordine al tumore alla prostata del boss Provenzano, potrebbe aver inciso sul ricordo di Setola o avergli fatto male intendere quel particolare. Piuttosto, risultano confermati altri dettagli riferiti da collabo­ ratore, essendo stato accertato dagli inquirenti che Setola, sottoposto al regime di cui all’art. 41-bis O.P., era stato effettivamente detenuto presso il carcere di Cuneo nella stessa sezione nella quale, in quel periodo (tra il 24 gennaio e il 19 ottobre 2007), era ristretto Gullotti; è stata verificata anche l’effettiva presenza, nella stessa sezione, degli altri due detenuti chiamati in causa da Setola.

Appare opportuno, altresì, rappresentare che le dichiarazioni di Setola sulle confidenze fattegli da Gullotti risultano essere state effettuate in modo del tutto spontaneo, in risposta alle domande poste dai pubblici ministeri che lo interrogavano in ordine ai suoi eventuali rapporti, all’interno delle carceri, con siciliani.

Peraltro, Setola, a specifica domanda del pubblico ministero, affermava di non aver mai sentito parlare della vicenda della morte di Attilio Manca, precisando di non aver mai avuto la televisione in carcere (nel quale era detenuto dal 2000, ossia da periodo di ben quattro anni antecedente la morte dell’urologo) e di leggere solo quotidiani della provincia di Caserta,

Tuttavia, la scelta collaborativa di Setola si interruppe, poiché l’11 novembre 2014, esattamente lo stesso giorno in cui avrebbe dovuto sostenere l’interrogatorio con la Procura distrettuale antimafia di Roma che lo aveva convocato nell’ambito delle indagini sulla morte di Attilio Manca, egli dichiarava al pubblico ministero campano di ritirare il suo proposito di collaborare con la giustizia. La scelta veniva motivata con il timore dei rischi che avrebbe corso la sua famiglia, e in particolare la figlia, che non intendeva trasferirsi in una località protetta.

Dopo la ritrattazione di Setola, altri dichiaranti, ex mafiosi divenuti collaboratori di giustizia, fornirono informazioni sulla morte di Attilio Manca e le propalazioni acquisite risultano convergenti rispetto a quanto riferito da Setola su tre elementi: l’omicidio come causa della morte di Attilio Manca, la matrice mafiosa di questo e il coinvolgimento in esso della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto.

 

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LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2 

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/4

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/6

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