La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. SECONDA PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra. NEI PROSSIMI GIORNI L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI (già componente Commissione Antimafia e proponente dell'ultima Relazione sulla morte di Attilio Manca).

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2

2. INTRODUZIONE
2.1 Le conclusioni dell’inchiesta sulla morte di Attilio Manca della Commissione parlamentare antimafia della XVII Legislatura

Il 21 febbraio 2018 la Commissione parlamentare antimafia approvavala relazione conclusiva sull’inchiesta relativa alla morte di Attilio MANCA, condividendo l’impianto ricostruttivo della Procura della Repubblica di Viterbo, secondo cui MANCA era morto per una inoculazione volontaria di eroina fornitagli il 10 febbraio 2004 da tale Monica MILETI.

La relazione, però, segnalava come le indagini della Procura viterbese erano state «svolte in maniera superficiale – tanto che le istanze degli inquirenti furono oggetto di diversi rigetti e di sollecitazioni probatorie da parte del giudice (ndr per le indagini preliminari) – nè si conclusero (...) con un provve­dimento articolato contenente una lettura organica e ragionata di tutto il materiale probatorio sì da fugare ogni dubbio».

Quanto alla consulenza del medico legale, la dott.ssa Dalila Ranalletta, la Commissione ritenne essere stata caratterizzata da «gravi lacune e superficialità»

Riguardo, poi, le nuove emergenze probatorie, costituite dalle rivela­zioni di diversi collaboratori di giustizia sulla vicenda del decesso dell’u­rologo, portate all’attenzione della Commissione, questa valutava «non opportuno nè proficuo svolgere (...) accertamenti paralleli e coevi rispetto a quelli dell’autorità giudiziaria», concludendo quindi che, dall’esame degli atti fino a quel momento disponibili, non si erano evidenziati «elementi sufficienti per ribaltare le risultanze raggiunte sino a oggi dall’autorità giudiziaria».

Venne depositata, a conclusione dei lavori della Commissione, anche una seconda relazione, di minoranza, nella quale si evidenziavano alcune lacune dell’indagine, in particolare – in relazione al possibile movente mafioso del delitto – quelle relative ai legami tra la famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto (città natale della vittima) e l’asse PROVENZANO-SANTAPAOLA.

Veniva stigmatizzato quindi il quadro frammentario pro­dotto dalla «serie di omissioni davvero ingiustificabili per quantità e perqualità», dalle «negligenze compiute anche negli accertamenti medico-legali dai professionisti che se ne sono resi responsabili», fiduciariamente scelti dalla locale Procura della Repubblica, che nulla mai contestò rispetto al loro «gravemente inappropriato operato».

La relazione si concludeva con l’auspicio di portare avanti l’inchiesta nella successiva legislatura, con l’acquisizione di documenti utili all’approfondimento del caso e con l’espletamento di ulteriori audizioni, a partire da quelle dei collaboratori di giustizia che, negli anni, avevano rivelato informazioni importanti sul caso della morte di Attilio Manca.

Seconda parte/continua

NEI PROSSIMI GIORNI L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI (già componente Commissione Antimafia e proponente dell'ultima Relazione sulla morte di Attilio Manca).

 

LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

 

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