La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/5
Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 5^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.
«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»
Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)
Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.
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LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.
WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)
3. IL RITROVAMENTO DEL CADAVERE DI ATTILIO MANCA E LO STATO DEI LUOGHI
Il 12 febbraio 2004, poco prima delle ore 11.00, il corpo senza vita di Attilio Manca veniva ritrovato da due colleghi nel suo appartamento di Viterbo, riverso sul letto con i soli piedi fuori dal materasso, nudo dalla vita in giù.
Il cadavere presentava abbondante fuoriuscita dal naso e dalla bocca di sostanza ematica che, seguendo la forza di gravità, aveva interessato la parte sinistra del letto ed era terminata sul pavimento, producendo una vasta chiazza; veniva rilevata altresì la presenza di macchie ipostatiche declivi e l’assenza di apparenti segni di violenza sul corpo.
Il medico del 118, intervenuto sul posto meno di un’ora dopo il ritrovamento del cadavere, attestava che la morte era avvenuta «circado dici ore prima».
A seguito della ricognizione dei luoghi, effettuata dalla polizia sopraggiunta poco dopo, si rilevava la presenza nell'abitazione di due siringhe usate, una nel cestino dei rifiuti in cucina e una sul pavimento del bagno. Entrambe le siringhe erano chiuse con il tappo salva-ago e una delle due presentava persino il tappo salva-stantuffo.
Venivano rilevate altresì alcune cicche di sigarette all’interno di un posacenere e due flaconi del farmaco «Tranquirit», uno vuoto all’interno del cestino dei rifiuti e l’altro pieno per metà. Nell’appartamento non venivano trovate tracce né del materiale necessario alla liquefazione dell’eroina, né di guanti. Gli agenti della Polizia di Stato interrogavano i presenti e, tra loro, la vicina di casa di Attilio Manca, Angela Riondino, che riferiva di aver «udito chiudere la porta dell’appartamento del dott. Manca» «ieri sera verso le ore 22,00–22,15...; preciso che io mi trovavo dentro il mio appartamento e non ho veduto se fosse rientrato lui o altri, o comunque lo stesso con altre persone. Però preciso che io non ho udito delle voci.»
L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI
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LE PRECEDENTI PUNTATE:
- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1
- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2
- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3
- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/4
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Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
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Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»
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