Il sindaco di Roccabernarda: «Ho avuto modo di conoscere testimoni viventi che hanno scritto la storia della lotta alle mafie»
PREMIO NAZIONALE LEA GAROFALO. Continuiamo il nostro racconto. Questa volta pubblichiamo le parole del primo cittadino di Roccabernarda, Luigi Foresta. In attesa della seconda edizione continueremo a pubblicare tutto il materiale dell'evento organizzato dalla nostra testata giornalistica.
Sono stati due giorni intensi e carichi di contenuto, il 23 e il 24 novembre scorso. La presentazione del libro di Paolo De Chiara, un grande giornalista e scrittore che, con coraggio, ha raccontato e racconta quello che le organizzazioni criminali sono capaci di fare, senza guardare in faccia a nessuno.
“Una Fimmina Calabrese”, il libro che parla di Lea Garofalo che ha avuto la forza, il coraggio di denunciare le associazioni ‘ndranghetistiche di cui il compagno ne faceva parte.
Sapeva che avrebbe pagato un prezzo altissimo ma voleva ribellarsi a un mondo dove il malaffare, la violenza, lo strapotere mafioso, la delinquenza regnano sovrane e che garantiscono solo un clima di odio e morte.
Ci sarebbe molto da raccontare e cercherò di esplicitare quello che ho vissuto in queste giornate. Il Premio Nazionale Lea Garofalo è stato e deve essere un appuntamento fisso. Solo attraverso la memoria e il ricordo facciamo vivere una donna che ha pagato con la vita il suo “no” al crimine; deve essere un appuntamento fisso perchè deve stimolare la coscienza di noi adulti e deve essere un vademecum comportamentale delle nuove generazioni perchè solo cosi può essere sconfitta questa terribile zavorra che ci portiamo da anni e che impedisce alla nostra meravigliosa terra di crescere e decollare.
Ho avuto modo di incontrare e conoscere testimoni viventi di persone e fatti che hanno scritto la storia della lotta alla mafia e alla mafiosità in ogni sua forma ed espressione. Un plauso a Paolo De Chiara, a Marisa Garofalo, al sindaco Simone Saporito e agli organizzatori tutti, perchè hanno tracciato un sentiero da percorrere e che porterà, sicuramente, una coscienza più forte contro questo “cancro” che devasta ogni forma sana di progresso e di sviluppo.
Forti sono stati i segnali che sono arrivati dalle scuole ed è proprio su di esse che si deve lavorare per costruire una società migliore. Lavoro che deve essere svolto quotidianamente da tutti gli attori che operano su di essa. Ancora più forte è stato il segnale che noi amministratori abbiamo avuto. Questo ci dà la consapevolezza dell’importante ruolo che svolgiamo e ci dà la forza di andare avanti, per portare in alto sempre i valori della libertà e della democrazia che di certo sono lontanissimi da ogni tipo di mafia e di criminalità.
Racconti toccanti, alcuni in modo particolare da chi ha ricevuto questo Premio, che da una parte ti fanno cadere in uno stato di angoscia e a volte di paura. Ma la forza di andare avanti, di credere che la legalità, la libertà. Il bello vince sempre, uno stimolo per andare avanti e far sì che il sacrificio di questi eroi non sia stato vano.
Concludo con un ringraziamento particolare a chi ha fatto in modo che questo terribile delitto non cadesse nel dimenticatoio ma fosse e diventasse argomento di discussione. E da quest’anno anche con un Premio per le tante persone che rappresentano l’esercito del bene contro il male.
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