A proposito di extraprofitti bancari

La manovra di governo non fa alcuna distinzione tra banche che assolvono alla funzione sociale che dovrebbe essere propria della finanza e quelle che invece sono troppo focalizzate su attività di investment banking, speculative e spesso rischiose per la tenuta del sistema finanziario globale e, dunque, per quelle stesse economie reali.

A proposito di extraprofitti bancari

La questione degli extraprofitti bancari al centro della manovra di governo è un tema sul quale non c’è un’opportuna informazione perché nella visione comune l’attività bancaria è solamente sinonimo di attività speculativa ignorando che ci sono banche che assolvono alla funzione sociale che dovrebbe essere propria della finanza.

Molti ignorano il significato di finanza etica, tema sul quale si è incentrato il FestiValori di Modena, il primo festival sulla finanza etica in Italia.

Sono molti i paesi europei intervenuti sugli extraprofitti bancari, gli introiti straordinari che gli istituti di credito hanno potuto incassare grazie al rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea. Dopo la Spagna, la prima in Europa a introdurre una tassa sugli extraprofitti, l’esecutivo italiano ha deciso di intervenire e così anche Belgio, Irlanda e Paesi Bassi

Italia

Dopo il parere negativo della Bce sulla prima versione del progetto del governo Meloni in merito agli extraprofitti delle banche, il governo italiano ha rivisto alcuni punti della misura. In particolare, sul prelievo e sulla base imponibile. 

Sul punto è interessante la tesi di Andrea Barolini, direttore di Valori, descritta nel suo intervento in occasione del FestiValori.  Secondo l’analisi di Barolini, che condivido “il prelievo andrebbe a incidere sul periodo di due anni compreso tra il 2021 e il 2023 e il tetto massimo dell’imposta passerebbe dallo 0,1 allo 0,26%. In compenso, non sarebbe più calcolata sul totale dell’attivo, ma solo sulla porzione complessiva esposta a rischi, escludendo così i titoli di Stato. Inoltre, alle banche potrebbe essere concessa una scelta: pagare la tassa oppure aumentare (di una cifra però considerevolmente più alta) le loro riserve di capitale. Queste ultime, però, non sarebbero distribuibili in termini di utili”

“Nonostante i cambiamenti apportati, il prelievo tende comunque a penalizzare di fatto proprio le attività retail delle banche, anziché concentrarsi su quelle speculative con minore ricaduta positiva sull'economia.

E non si parla di possibili alternative, come una riforma e un ampliamento a livello europeo della tassa sulle transazioni finanziarie, che consentirebbe non soltanto di colpire chi all’economia reale fa male (cioè chi specula) ma garantirebbe entrate potenzialmente ben superiori (e non una tantum)”. 

 “Nel sistema finanziario il quantitativo di denaro che viene movimentato ogni giorno è gigantesco, nell’ordine delle migliaia di miliardi di dollari solamente nel principale mercato globale, quello monetario. Un sistema di fatto ipertrofico, dal quale è giusto pensare di poter ‘recuperare’ capitali che possono essere utili alla causa comune, ad esempio per finanziare progetti necessari di lotta contro i cambiamenti climatici. Ma nel farlo si deve distinguere nel modo in cui si decide di imporre le tasse, sia in termini di basi imponibili che di soggetti coinvolti. Anche perché un’ulteriore chiusura dei rubinetti del credito potrebbe rivelarsi deleteria in termini di crescita economica sul medio e lungo periodo: proprio per questo è più utile se ad essere tassate sono le attività di investment banking”.

Ma cosa avviene negli altri Paesi europei sopra citati? 

Belgio 

Secondo il ministro delle finanze Van Peteghem, “le banche devono apportare il loro contributo in un contesto difficile dal punto di vista delle finanze pubbliche”. Dall’analisi di Barolini, però, non si tratta di un prelievo che stravolgerà il bilancio di Bruxelles: si prevedono infatti entrate soltanto per 150 milioni di euro. La tassa sarà progressiva. “A pagare di più saranno gli istituti che hanno le quote più alte di depositi”, ha detto il ministro. “È inoltre - spiega Barolini - un provvedimento strutturale, non una tantum, come la tassa italiana sugli extraprofitti bancari. A pagare la quota più alta dovrebbe essere BNP Paribas Fortus, che secondo i calcoli della Ieseg School of Management, potrebbe versare circa 40 milioni di euro. Al secondo posto KBC Belgique, con 30 milioni, quindi ING Belgique con 22,4 milioni”.  

Irlanda

Il governo irlandese ha adottato un altro criterio: a pagare saranno gli istituti di credito che in passato hanno ricevuto aiuti di Stato. AIB, Bank of Ireland e Permanent TSB. In questo modo si prevede che la tassa potrà garantire un flusso di introiti pari a 200 milioni di euro. 

Olanda

A fine settembre, i deputati hanno approvato una proposta che punta a imporre una tassa del 15% sul riacquisto di azioni (buyback) da parte delle banche. In questo caso la manovra dovrebbe comportare introiti pari a 1,2 miliardi di euro.

Il governo dei Paesi Bassi vuole utilizzare questi capitali per finanziare una crescita dei salari e aiutare i cittadini contro l’inflazione.