Le pluridecennali presenze mafiose in Abruzzo: 'ndrangheta, camorra, mafie foggiane, spaccio e complicità sociali

SECONDA PARTE/ Si è tornato, per pochi giorni, nei mesi scorsi, a parlare di ‘ndrangheta in Abruzzo. La scoperta dell’acqua fredda al polo sud. Non è novità di oggi, è storia consolidata da anni e anni. Dalla mafia dei pascoli alla tratta, dal traffico di droga al riciclaggio sulla costa teatina a tanto altro.

Le pluridecennali presenze mafiose in Abruzzo: 'ndrangheta, camorra, mafie foggiane, spaccio e complicità sociali

Le mafie penetrano e si consolidano lì dove abbondano capitali disponibili, dove la “politica” e il tessuto economico non pongono argini e anzi alcuni si fanno comprare ben volentieri. Che l’Abruzzo sia una regione di corruzione ed economia “aperta” a tutto è cronaca.

Nella prima parte di questo nuovo viaggio nel ventre criminale abruzzese abbiamo tratteggiato una prima mappa. I meccanismi li aveva ampiamente descritti il sociologo Leonardo Palmisano in un’intervista che ci concesse tre anni fa.

 

La mafia foggiana vive soprattutto con appalti e soldi pubblici

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Le mafie si infiltrano dove possono corrompere e si gestiscono ingenti fondi pubblici

INTERVISTA/SECONDA PARTE. L’espansione delle mafie della provincia di Foggia in altre regioni come l’Abruzzo, i collegamenti con i colletti bianchi e la politica sono tra i temi affrontati nell’intervista con Leonardo Palmisano.

 

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Dinamiche e la realtà su cui ha posto l’attenzione il procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga nell’intervista che ci concesse due anni fa

Piazze spaccio del vastese si riforniscono da clan foggiani, accertati investimenti in Abruzzo

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I segnali mafiosi dei fuochi e la penetrazione in Abruzzo e nel vastese delle mafie foggiane

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Abruzzo tra mafie foggiane, Casamonica, mafia dei pascoli e il rampollo del boss dei boss

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Abruzzo tra mafie foggiane, Casamonica, mafia dei pascoli e il rampollo del boss dei boss

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La storia criminale mafiosa di questa Regione l’abbiamo riportata anche dopo l’omicidio di Pescara dell’agosto scorso.

Ricostruendo decenni di infiltrazioni, omicidi, inquinamenti ambientali, cosche, ‘ndrine e affari sporchi.

Mafie, Abruzzo altro che isola felice, in un trentennio oltre quindici uccisi da ambienti criminali

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Abruzzo: sporadiche infiltrazioni? E' terra di conquista delle ecomafie da oltre 30 anni

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Le inchieste che nei mesi scorsi hanno portato per due volte a sequestri di attività economiche nel pescarese sono solo le ultime in ordine di tempo. Sono quasi vent’anni che la cronaca giudiziaria riporta di sequestri anche nel cuore della città per infiltrazioni delle organizzazioni criminali. Anni fa una maxi operazione delle forze dell’ordine sgominò una rete che aveva – parole testuali degli investigatori – assoggettato alla ‘ndrangheta parte del tessuto economico di Francavilla.

Varie inchieste hanno documentato, come riportammo in precedenti articoli, presenze di imprenditori vicini ai clan delle mafie romane nella Marsica.

Oltre la ‘ndrangheta le ultime inchieste a Pescara e dintorni hanno interessato la presenza e il riciclaggio di capitali da parte delle mafie foggiane. Presenze ampiamente documentate, per riciclaggio di capitali in svariate attività economiche e spaccio, nel vastese.

Operazioni delle forze dell’ordine da quasi dieci anni hanno portato ad arresti e sequestri di bar ed altri esercizi commerciali a Vasto e soprattutto San Salvo. Nel gennaio dell’anno scorso Carabinieri e Guardia di Finanza hanno sgominato un’organizzazione, composta «prevalentemente da soggetti di etnia albanese», per spaccio ed « attività estorsive condotte anche mediante l’utilizzo di forme violente e con l’ausilio delle armi operante nell’area del Vastese» e che inizialmente era contrapposta all’organizzazione sgominata in un’altra operazione anni fa.

«I canali privilegiati di approvvigionamento della sostanza stupefacente sono risultati essere in Calabria, attraverso accertati rapporti con esponenti delle “‘ndrine” operanti nell’area di Vibo Valentia, nonché in Emilia Romagna, Puglia e Abruzzo» sottolinearono le forze dell’ordine.

All’organizzazione faceva riferimento la «gestione di molteplici attività commerciali formalmente lecite, ma di fatto finanziate dai rilevanti introiti economici derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti» tra cui prevalentemente «bar, negozi di ortofrutta, concessionarie di automobili, video lottery, sale slot e servizi di scommesse, tutti luoghi idonei e strumentali a consentire anche il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti».

«L’attività d’indagine ha permesso di evidenziare, inoltre, parallelamente ad una inarrestabile evoluzione criminale della struttura associativa, una serie di manifestazioni, oltremodo inquietanti, denotanti una fisiologica predisposizione all’intimidazione, attraverso l’esecuzione di attentati incendiari e danneggiamenti posti in essere tra le fazioni che si contendono l’egemonia per la gestione del servizio di “security” all’interno dei locali della costa abruzzese e molisana, con continui e plateali comportamenti violenti perpetrati dalla componente albanese tesi ad imporre l’egemonia territoriale» fu sottolineato nel comunicato in cui fu data notizia alla stampa della maxi operazione.

«Il ruolo svolto dall’associazione criminale nel controllo e nella gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni presenti lungo la costa meridionale abruzzese e del Molise, attraverso vere e proprie estorsioni sistematiche attuate nei confronti dei proprietari con anche l’uso di armi e materiali esplodenti» hanno portato «il P.M. prima e il G.I.P. successivamente ad ascrivere ai membri dell’associazione criminale l’aggravante del metodo mafioso di cui all’art. 416 bis 1 del C.P.» resero noto gli inquirenti.