Messina Denaro nel carcere in cui Graviano lanciò messaggi contro Di Matteo

Il boss detenuto in regime di 41bis nel carcere di L’Aquila in cui vari boss sono passati negli anni e dove c’è ancora Graviano. Quanto accaduto contro il magistrato di Palermo non è l’unico episodio negli anni su cui porre l'attenzione (tra cui un rito di affiliazione alla ‘ndrangheta).

Messina Denaro nel carcere in cui Graviano lanciò messaggi contro Di Matteo
Carcere di L'Aquila/fonte Ministero della Giustizia

Matteo Messina Denaro dopo l’arresto è stato condotto in un carcere fuori dalla Sicilia. La scelta è ricaduta su L’Aquila, carcere in cui sono detenuti il maggior numero di detenuti al 41bis. Tra loro Giuseppe Graviano.

Nel maggio 2020 montò per alcune settimane la polemica sulla mancata nomina al DAP di Nino Di Matteo da parte dell’allora Guardasigilli Alfonso Bonafede.

Vicenda risalente ai primi tempi del governo Lega-5 Stelle. Nel momento in cui cominciò a correre la voce che Di Matteo poteva arrivare ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria i boss al 41bis cominciarono a protestare e ad inviare “messaggi” contro. Sappiamo come è finita. Alcuni si trovavano detenuti nel penitenziario aquilano. Tra cui Giuseppe Graviano, le cui parole con un altro detenuto furono riportate dalla stampa nazionale all’epoca, che è ancora detenuto nel capoluogo abruzzese.

È notizia delle ultime settimane del 2022 l’inchiesta che ha accertato che un boss della cosca di ‘ndrangheta Bellocco continuava ad inviare ordini dal carcere di Lanciano.

L’Abruzzo è tra le Regioni in cui sono presenti il maggior numero di detenuti al 41bis. Secondo dati del Sindacato Polizia Penitenziaria (SPP) della primavera 2020 la prima insieme al Lazio. «Sul territorio si sta verificando, considerata la valenza ad alta sicurezza dei detenuti, l’aumento degli insediamenti dei loro familiari» dichiarò il segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) nel giugno 2015.

Durante la primavera 2020 fu disposta la sorveglianza militare intorno al carcere di Sulmona anche alla luce della presenza di molti accusati e condannati per mafia e la UIL Penitenziari scrisse al Prefetto per chiedere la massima attenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose possibili con l’arrivo di parenti e familiari di nuovi detenuti dall’alto spessore criminale e mafioso. Lo stesso carcere dove emerse nel 2014 che era avvenuto un rito di affiliazione alla ‘ndrangheta.

È  un esponente di ‘ndrangheta anche Pantalone Mancuso. Doveva scontare parte della pena nella Casa Lavoro di Vasto per “lavorare” di giorno in una fattoria sociale a Casalbordino. Invece, libero di girare, fuggì da un supermercato. A L’Aquila in regime di 41bis furono detenuti per un periodo anche Totò Riina e Leoluca Bagarella. A distanza di pochi mesi da Pantalone Mancuso soggiornò sempre a Casalbordino Salvo Riina, figlio terzogenito di Totò u curtu e della sorella di Leoluca Bagarella.

Che nel 2019 pare vide anche il proprio compleanno festeggiato in grande stile in paese. Salvo Riina ha sempre continuato a propagandare orgoglioso il padre e il libro da lui scritto sulla sua famiglia. Da cui, come abbiamo riportato anche nei giorni scorsi, vedendo una pagina web e un video pubblicato dallo stesso Riina jr, c’è il forte sospetto potrebbe essere tratto addirittura un film.

Rifiutare e non esaltare un familiare mafioso si può

Matteo Messina Denaro, la figlia ha rotto ogni rapporto col padre il nipote lo attacca e combatte la mafia da anni. Il pupillo del defunto Totò Riina lo esalta da anni con il suo libro e sui social (tutti i post del periodo casalese spariti, come mai?) e si prepara ora a farne un film?

https://www.wordnews.it/rifiutare-e-non-esaltare-un-familiare-mafioso-si-puo

 

 

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