Comitato per la salute e l'ambiente a Taranto: «il rapporto OMS costituisce notizia di reato»
Impatto sanitario dell'impianto siderurgico ILVA. Il rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) recentemente presentato dalla Regione Puglia è molto importante perché smentisce tutti coloro che ritenevano accettabile l'inquinamento dell'ILVA a Taranto dopo il 2012.

"Noi, gli "allarmisti, avevamo ragione. E abbiamo dovuto sfidare il silenzio dei partiti di governo e le complicità di chi si voltava dall'altra parte." Lo scrive Alessandro Marescotti di Peacelink: ancora una conferma sugli effetti devastanti che i cittadini di Taranto subiscono a causa delle emissioni nocive del sito siderurgico ex Ilva.
Tutto nero su bianco, da anni. La politica e le istituzioni non possono più girarsi dall'altra parte.
I decreti salva-ILVA non hanno fermato l'inquinamento, non hanno evitato nuove morti ma hanno tentato di stoppare la magistratura e di difendere una fabbrica indifendibile. Le emissioni dello stabilimento ILVA continuano ad essere incompatibili con la salute pubblica e l'OMS fornisce dati in tal senso.
Siamo di fronte a un danno alla salute che non si è interrotto alla data di competenza del processo Ambiente Svenduto.
Se da una parte lo studio OMS registra una riduzione del danno sanitario - grazie anche all'intervento della magistratura - dall'altra i dati evidenziano la sua prosecuzione, conteggiando il numero di morti premature fra gli over 30. E la stima non tiene in considerazione i danni sanitari relativi all'inquinamento di acqua e suolo, e quindi alla contaminazione della catena alimentare.
Per legge un reato può essere istantaneo o protratto nel tempo. Nel caso dell'inquinamento industriale a Taranto siamo in presenza di emissioni che si sono protratte nel tempo in modo significativo e pericoloso per la salute anche per la mancata adozione (o per la tardiva adozione) delle prescrizioni ambientali previste per lo stabilimento siderurgico. E anche perché, come emerge dallo studio OMS, il piano ambientale non è in grado di annullare le morti premature ma solo di ridurle.
E' ben magra soddisfazione scoprire che l'inquinamento uccide di meno quando non si deve morire di inquinamento.
Si passerebbe infatti, secondo lo studio OMS, da un eccesso di mortalità stimabile nel periodo di gestione dei Riva in un range di 27-43 morti premature annue a un eccesso di mortalità stimabile in un intervallo annuo di 5-8 morti premature se fossero invece applicate le prescrizioni previste dall’AIA 2015. Noi non vogliamo un inquinamento che uccida di meno: noi non vogliamo morire di inquinamento.
Noi non vogliamo che la guerra faccia meno vittime, noi vogliamo eliminare la guerra alla radice. Questo è il punto su cui solleviamo un problema etico ma anche giuridico. Non ci accontentiamo di morire di meno, di avere meno vittime. Noi vogliamo porre fine alle morti premature evitabili.
Se un inquinamento si protrae nel tempo e un autorevole studio internazionale stima morti premature allora la cosa non può lasciare indifferente la magistratura. Da ora in poi, con i dati OMS che vanno a confermare le precedenti Valutazioni Danno Sanitario, non si può più considerare normale una situazione anomala.
Questo rapporto dell'OMS a nostro parere costituisce notizia di reato e ci attiveremo pertanto con un esposto alla Procura affinché venga acquisito dalla magistratura per ogni migliore sua valutazione in ordine alle condotte e agli eventuali responsabili. Ma c'è anche una domanda che poniamo ai sostenitori della decarbonizzazione fra dieci anni: sono accettabili dalle 50 alle 80 morti premature complessive da oggi a dieci anni?
Per il Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto
Massimo Castellana (responsabile legale)
Alessandro Marescotti
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