Dieci anni dopo l’acqua pubblica torna ad irrigare le praterie lacerate della democrazia

Dieci anni fa, il 12 e 13 giugno 2011, una netta volontà popolare si espresse nei referendum su gestione pubblica acqua, contro il nucleare e per la giustizia. Dieci anni dopo movimenti e associazioni tornano a mobilitarsi: nei giorni dell’anniversario iniziative nazionali a Roma, in Abruzzo appuntamento a Pescara e Lanciano.

Dieci anni dopo l’acqua pubblica torna ad irrigare le praterie lacerate della democrazia
locandine dei due eventi di Pescara e Lanciano

Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia. È  una bellissima frase che, con alcune varianti, viene spesso assegnata ad alcuni dei principali protagonisti della storia dell’America Latina. Viviamo in tempi bui e cupi, di smarrimento sociale e in cui parole come partecipazione popolare appaiono spazzate via dal vocabolario della lacerata democrazia italiana.

La pandemia è piombata in una realtà sociale già fortemente dilaniata e disconnessa. Da oltre un anno l’emergenza sanitaria, ma non solo, impedisce o limita movimenti, incontri, manifestazioni, qualsiasi espressione della partecipazione pubblica dei cittadini. Oggi sembra quasi impossibile eppure c’è stato, neanche molti anni fa, un periodo storico in cui al contrario tutto questo era quasi quotidiano. In cui era presente un grandissimo fermento di associazioni, comitati, movimenti, in cui uscir di casa e partecipare era la norma. Una stagione lunghissima partita da lidi lontani e culminata dieci anni negli unici referendum popolari che hanno superato il quorum in questi decenni, su gestione pubblica acqua, no all’energia nucleare e sulla giustizia. Era una stagione durata almeno un decennio, nata nella lontana Porto Alegre e nell’opposizione alla globalizzazione, alle guerre, al dominio del capitale sulle vite e sulle democrazie. Anni in cui era ben chiaro il filo rosso che univa (e unisce) mafie sempre più globali e transnazionali, una politica asservita ai potentati più diversi e i complessi guerrafondai e predatori che dominavano (e dominano) il mondo. Un periodo storico oggi sempre più lontano, che si ricorda in sempre meno quasi come un sogno o un’epoca storica distante come l’età dei Lumi o il Rinascimento. In cui casa nostra erano le baraccopoli di Korogocho o le periferie dell’America Latina, i luoghi più diversi in cui popoli vengono massacrati e le multinazionali corrompono governi e impoveriscono miliardi di persone.

La lotta per una gestione democratica, partecipata, trasparente, non corrotta da altri interessi del bene comune per eccellenza – l’acqua – è stata una delle più importanti di quella stagione. Partì dalla lontana Cochabamba, in Bolivia, e irruppe anche in Italia. Prima della stagione referendaria furono raccolte oltre 450.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare (ne sarebbero occorse solo 50.000), rimasta poi a giacere in qualche polveroso cassetto parlamentare. Nel 2010 il numero di firme per proporre il referendum, rispetto alle 500.000 previste dalla legge, fu travolto raggiungendo cifre milionarie. E il 12 e 13 giugno 2011 quel referendum, unico in questi ultimi decenni, superò abbondantemente il quorum e il popolo italiano si espresse in maniera netta, chiara ed incontrovertibile: la gestione del servizio idrico non deve essere privatizzata e assoggettata agli interessi di multinazionali e società varie quotate in Borsa. Quella volontà in questi due lustri è stata ripetutamente tradita, ignorata, calpestata. Mentre avvoltoi, gestioni clientelari e fallimentari e disastri vari hanno continuato ad imperare. Dieci anni dopo il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e le organizzazioni che si mobilitarono allora rimangono ancora attive e continuano l’impegno democratico, civile, nonviolento, partecipato. Il 12 giugno prossimo una nuova grande manifestazione nazionale attraverserà le strade di Roma e il giorno dopo un dibattito online a carattere internazionale vedrà protagoniste le realtà e i protagonisti dei processi di ripubblicizzazione. «Le trasformazioni del mondo del lavoro, dei servizi, del welfare imposte dall'ideologia neoliberista e dalle politiche di austerità abbiano dimostrato il loro fallimento, che la pandemia e la gestione della crisi minaccino fortemente il godimento di alcuni diritti fondamentali e che oggi il conflitto diventa anche tra il profitto e la vita, tra il capitale e il vivente» è una delle forti denunce condivisa in una recente assemblea del Forum. In cui è emersa «una volontà diffusa di recuperare il patrimonio di temi che si sono imposti al centro del dibattito pubblico nel corso della campagna referendaria: dall’affermazione dei diritti di tutti sui profitti di pochi alla tutela dei beni comuni, a partire dall’acqua, con la consapevolezza che questi sono un valore fondante delle comunità e della società, passando per la necessità di elaborare un nuovo modello di gestione pubblica, partecipativa e ambientalmente ecosostenibile soprattutto di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici, con tariffe eque per tutti i cittadini, un modello che garantisca gli investimenti necessari fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori». E la necessità di attualizzare i temi della battaglia di dieci anni fa «alla luce delle contraddizioni e della drammatica crisi rese evidenti dall’esplosione della pandemia, oltre alla necessità di opporsi ad un forte rilancio delle privatizzazioni attuato mediante il PNRR e le riforme che lo accompagneranno»: «l’apertura ai grandi capitali del Recovery Plan, la quotazione in Borsa dell’acqua che costituisce l’ennesima testimonianza del venir meno di qualsiasi limite di fronte al profitto, la pressione per i grandi investimenti, l’assenza nella normativa europea del diritto universale all’acqua e della sua gestione pubblica» sono attacchi decisivi «alla natura pubblica di bene comune dell’acqua».  

 

Una delle prime tappe italiane della mobilitazione per l’acqua pubblica fu in Abruzzo, in difesa dell’acqua del Gran Sasso. Lustri dopo è in corso una nuova mobilitazione in difesa dello stesso acquifero, su cui incombono gli interessi più diversi e una gestione pubblica istituzionale che ha sconcertato ed indignato migliaia di cittadini. Un esempio di come l’impegno per l’acqua pubblica, vent’anni come dieci anni come oggi, è sempre attuale. Il 24 maggio si è tenuta una conferenza stampa a Giulianova, il 28 maggio alle ore 18.30 l’appuntamento è a Pescara in Largo Baiocchi presso la Ciclofficina Popolare. Sabato 29 maggio a Lanciano l’appuntamento sarà in piazza Nicola Tommaso Pace alle ore 18. Goccia dopo goccia restiamo marea per l’acqua pubblica e i beni comuni la parola d’ordine che unisce le due piazze. A Lanciano tante sono le organizzazioni che hanno aderito all’iniziativa e parteciperanno «alcuni dei migliori rappresentanti del mondo delle Arti espressi da questa parte di Abruzzo tra i quali Remo Rapino, recente vincitore del Premio Campiello».  

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