«Carne Viva» di Nadia Verdile alla Dimora del Prete di Belmonte

Una saga italiana tra Otto e Novecento, per i tipi di Pacini Fazzi Editore. Dopo sedici libri di taglio storico - biografico, la scrittrice molisana, adottata da Caserta, approda al romanzo storico. In meno di un mese il libro ha già raccolto grandi consensi di critica e apprezzamento dei lettori e viaggia verso la prima ristampa.

«Carne Viva» di Nadia Verdile alla Dimora del Prete di Belmonte

VENAFRO – In una delle residenze d’epoca più belle del Molise, la Dimora del Prete di Belmonte di Dorothy Volpe del Prete, questo pomeriggio alle 17.30, sarà presentato l’ultimo libro di Nadia Verdile, Carne viva.

Una saga italiana tra Otto e Novecento, per i tipi di Pacini Fazzi Editore. Dopo sedici libri di taglio storico - biografico, la scrittrice molisana, adottata da Caserta, approda al romanzo storico. In meno di un mese il libro ha già raccolto grandi consensi di critica e apprezzamento dei lettori e viaggia verso la prima ristampa.

«La storia del romanzo di Nadia Verdile – spiega la promotrice dell’evento, Dorothy Volpe del Prete - si svolge nel Molise ancora unito all'Abruzzo, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo. Tempo di fame e di stenti dove la povertà era la regola. Dopo gli anni ribelli e tragici del brigantaggio, in quello scorcio di fine secolo, tutto era precipitato nell'oblio delle istituzioni. Padroni da una parte, servi dall'altra. Ma anche per i ricchi qualche volta c'erano i divieti. Amare, per esempio, era un lusso non necessario. Qualche volta bandito. Da questo aborto obbligato dei sentimenti è nata l’autrice, qualche generazione dopo. Nadia Verdile è già stata da noi altre volte e siamo felici di poterla riavere con noi. Ripartiamo con i nostri incontri in presenza, ripartiamo dalla cultura, ripartiamo dall’amicizia».  

Dopo la presentazione in anteprima nella sua Macchiagodena, quella di Venafro è la seconda presenza della scrittrice nel suo Molise. «Questo libro – dice Nadia Verdile - è figlio di una comunità di persone a cui sono fortemente legata da sentimenti profondi. Nasce dalla mia inesausta sete di storia e storie del mio popolo, poi dalla fortuna che non mi ha mai abbandonata nelle mie ricerche, dal fato a cui non credevo e che invece, inatteso, mi ha immersa tra persone, luoghi, ricordanze. Nasce dagli incontri con la mia gente, dalle testimonianze antiche di chi non c’è più e da quelle di chi oggi conserva ancora il ricordo dei miei».

Questa è la storia di Concetta e Umberto, i suoi bisnonni, figli di un tempo e di una società che marchiavano a fuoco i destini, segnati per sempre dalla scala sociale. In questa narrazione tutto è vero. Persone, nomi, passioni, fatti, viaggi, epiloghi ricostruiti in anni di ricerche negli Archivi, italiani ed esteri. Storia di una famiglia, ma anche paradigma e saga di un popolo con i suoi squilibri sociali, i drammi della miseria, dei pregiudizi, dell'emigrazione, delle contrapposizioni ideologiche e politiche. Di persone e gruppi, famiglie e classi, archetipi di una società i cui problemi ancora oggi sono “carne viva”.

Allora, al tempo dei protagonisti e della corolla di personaggi e discendenti che ad essi si accompagna, erano tragica realtà, da accettare con la rassegnazione dell'ignoranza, della cristallizzazione delle convenzioni e dei rapporti sociali dei secoli precedenti. Una copertina d’autore segna il testo. È di Lewis Hine, tra i più grandi fotografi sociali della storia, occhio narrante dell’emigrazione a cavallo dei due secoli, la foto che campeggia sotto “Carne Viva”.

«Questo libro – conclude Verdile - ha il patrocinio morale dei comuni di Macchiagodena e Mafalda, delle province di Campobasso ed Isernia. Lo hanno sentito patrimonio della collettività della qual cosa sono estremamente orgogliosa e grata».

A parlarne con l’autrice ci sarà Dorothy Volpe del Prete, le letture saranno di Dafne Rapuano e Francesco Maienza attori di Fabbrica Wojtyla – Compagnia della città.

L’incontro si svolgerà nel pieno rispetto della normativa antiCovid.