Editoria al collasso: la colpa è solo del Coronavirus?

LIBRI & DINTORNI. La situazione riguardante l’editoria italiana era già difficile e per certi versi precaria: con l’emergenza coronavirus si è solo acutizzata, delineando un panorama preoccupante e portando a galla le reali problematiche che già limitavano il settore.

Editoria al collasso: la colpa è solo del Coronavirus?
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La crisi economica che il post lockdown ha inevitabilmente innescato (e di cui, purtroppo, ancora non si dispiegano gli effetti più gravi) ha compromesso la maggior parte dei settori dell’economia, tra cui quello dell’Editoria. L’Associazione Italiana Editori (AIE), tramite i dati raccolti dall’Osservatorio istituito per monitorare la produttività di 145 case editrici associate, ha comunicato che nel 2020 verranno editi circa 18.600 titoli in meno, con 39,3 milioni di testi non stampati e 2.500 scritti non tradotti. A tal proposito Ricardo Franco Levi (Presidente AIE) ha affermato: “siamo consapevoli che per tutti i settori industriali siamo di fronte a una situazione molto grave e non vorremmo fare distinzioni tra una categoria di lavoratori e un’altra, ma con la crisi del libro porterà il paese a subire  un danno culturale gravissimo che si ripercuoterà anche sul futuro”.

Nei due mesi di restrizioni imposte per contrastare l’emergenza da Covid-19 i librai, le case editrici e i promotori di eventi culturali si sono ingegnati come potevano per continuare a tenere in piedi il settore dell’editoria: consegne di libri a domicilio, eventi e presentazioni in streaming, offerte di ebook, etc. Purtroppo però, post emergenza, il settore si ritrova a fare la conta dei danni: la crisi ha investito tutti, sia le piccole che le grandi imprese; le prime perché non sono dotate di una struttura solida che consente loro di imporsi sul mercato, le seconde perché costrette a sostenere spese maggiori. A ciò si aggiunge il fatto che i maggiori festival letterari e fiere del libro in programma per il 2020 sono state cancellate e posticipate a data da destinarsi, con buona pace di tutto il settore editoriale che ha perso margini di guadagni e di visibilità non indifferenti. 

Questa situazione tuttavia non è nata ex-novo in seno all’emergenza Coronavirus, bensì affonda le sue radici in tempi ben più remoti. In 5 anni 2.300 librerie hanno abbassato per sempre le saracinesche, complice una profonda e strisciante crisi economica e culturale: i lettori sono pochi, lo Stato non sovvenziona il settore, i piccoli librai vengono schiacciati dalla grande distribuzione e-commerce e la filiera della distribuzione risulta essere sempre più onerosa per le case editrici (il processo infatti può assorbire fino al 60% del prezzo di copertina del libro). Il vero problema riguarda dunque la liquidità: le librerie hanno difficoltà a pagare i distributori, che a loro volta sono debitori nei confronti delle case editrici. Si aziona così un vizioso meccanismo di monopolio: le aziende di distribuzione che svolgono questa attività sono poche e alcuni soggetti del mercato impongono, grazie a questa supremazia, condizioni contrattuali che stritolano gli editori.

Per contro, nel marzo scorso è stato approvato il DDL “Lettura e libro” che prevede uno sconto massimo del 5% sul prezzo di copertina, limite che dovrà essere rispettato anche dalle librerie e negozi online, nonché dagli stessi editori. Esentati dalle nuove norme i testi acquistati dalle biblioteche per uso interno, mentre per i libri di testo adottati dalle scuole rimane la possibilità di essere scontati fino al 15%. Solo per alcuni periodi dell’anno le case editrici potranno scontare fino al 20% i propri volumi (ad eccezione dei libri pubblicati nei sei mesi precedenti al periodo promozionale). Se da un lato dunque la manovra ha reso possibile un maggior equilibrio tra grandi e piccole librerie in materia di sconti da applicare, dall’altro ha penalizzato fortemente il lettore.

Insomma, la situazione riguardante l’editoria italiana era già difficile e per certi versi precaria: con l’emergenza coronavirus si è solo acutizzata, delineando un panorama preoccupante e portando a galla le reali problematiche che già limitavano il settore. Il forzato Lockdown ha infatti scoperchiato “il vaso di pandora” del mondo editoriale italiano, un mondo fatto di contraddizioni e di sistemi che penalizzano soprattutto i piccoli e medi editori e, da ultimo, anche i lettori.

Quali i rimedi?

Partiamo innanzitutto da una constatazione: l’editoria non rientra tra i destinatari degli aiuti predisposti dal Governo per lo spettacolo ed il cinema, per i quali sono stati stanziati 130 milioni di euro. Ora, per risolvere il problema ed ammortizzare lo squilibrio, bisognerebbe innanzitutto snellire ed innovare il sistema della filiera del libro e della distribuzione, puntare sulla qualità delle pubblicazioni, stanziare fondi pubblici alle biblioteche per l'acquisto di libri, allargare la fruibilità del bonus cultura ad altre categorie e ovviamente creare una campagna di promozione della lettura. Insomma, ci si augura che lo Stato attui una manovra ben più incisiva di quella approvata nel marzo scorso e che risolva i reali problemi del settore editoriale italiano, fortemente condizionato da una crisi peggiore di quella del dopoguerra.