Lotta alle mafie, parla Ravidà: «Responsabilità ai livelli alti del Paese»

«Sono un Commissario della Polizia di Stato, grado raggiunto con la quiescenza; ho raggiunto questo grado partendo da Agente ed ho attraversato i momenti più bui del nostro paese».

Lotta alle mafie, parla Ravidà: «Responsabilità ai livelli alti del Paese»

Dalle rivolte operaie e studentesche in anni '70/'80, alla strage di Bologna; città dove sono stato in servizio sino a qualche mese prima della Strage alla stazione nel 1980. Poi, durante un corso di specializzazione in Polizia Giudiziaria a Roma, ho vissuto la strage e il sequestro dell'on. Aldo Moro.

Subito dopo ho fatto parte della Squadra Antiterrorismo della DIGOS di Napoli ed ho vissuto le ansie e le tragedie che derivarono dagli omicidi e i sequestri effettuate dalle B.R. nel paese e a Napoli dove facevo servizio e dove esisteva una "fortissima ed efferata" colonna delle B.R..

Ho avuto occasione di confrontarmi con alcuni di loro dopo averne, a seguito d'indagini, catturati alcuni e scoperto vari covi; in maggioranza non hanno mai avuto ripensamenti per la loro scelta di lotta armata, dichiarandosi prigionieri politici. Devo dire, onestamente, che gli argomenti da loro posti, sebbene responsabili di gravissimi delitti in cui avevano anche perso la vita miei colleghi, ci hanno, a tutti noi di quella Squadra che vivevamo quel periodo, fatto vacillare nei nostri convincimenti ascoltando le loro motivazioni delle loro scelte di lotta armata contro lo Stato.

Sono rimasto, come tutti noi, fedele al giuramento prestato ed ho voluto rimanere a contrastare quei fatti di sangue che non avrebbero potuto mai avere giustificazione secondo il mio modo pensare.

Finito quel periodo, non con pochi traumi, sono stato trasferito nella mia terra ed in particolare nella mia città, Catania. Ho fatto parte dei maggiori Uffici Investigativi come la Squadra Mobile, la Criminalpol ed in ultimo la DIA sino alla pensione, raggiungendo alla fine il grado di sostituto commissario prima della pensione. A differenza del periodo napoletano all'antiterrorismo, non ho avuto mai dubbi nel combattere e contrastare la criminalità organizzata.

Moltissimi sono stati i successi investigativi ma, sempre, in ogni indagine, i coinvolgimenti e le collusioni con ambienti politici ed Istituzionali, apparivano sempre più chiari e inequivocabili.

Giunsi alla consapevolezza, anche per l'esperienza dei miei precedenti confronti con gli uomini e le donne delle BR, che quel vacillare delle mie convinzioni nel "confrontarmi" con alcuni di loro avevano una ragione d'essere, specialmente dopo le stragi dove trovarono la morte miei colleghi e i Giudici Falcone e Borsellino.

La mia esperienza mi ha immediatamente fatto capire e in alcuni casi constatare che vi era qualcosa che non andava in quello stato e in quella Repubblica a cui avevo prestato il mio giuramento di fedeltà.

La certezza assoluta l'ho avuta dopo aver collaborato con il colonnello Riccio; avendo vissuto in prima persona le vicende legate all'omicidio di Luigi Ilardo e successivamente le modalità e le motivazioni, prima del trasferimento dalla DIA ai ROS di Riccio e dopo l'arresto di quell'uomo che aveva avuto il coraggio di denunciare. Sentire oggi che esistono forze di Stato e di persone comuni (che comuni non sono), sposare tesi innocentiste di appartenenti alle Istituzioni e componenti politici e di Stato, che hanno sicuramente ordito in collusione con criminali mafiosi e forze occulte Istituzionali per l'effettuazione di omicidi eccellenti e di tutte le stragi effettuate in questo paese, mi sconvolge e sono sempre più certo che per il mantenimento del potere e di denaro hanno in molti accettato quel servilismo verso potenti e potentati sino a rendersi loro complici.

I responsabili per non arrivare a quelle logiche e in alcuni casi provate verità che si vogliono occultare, sono tantissimi, a tutti i livelli Istituzionali e di conseguenza come detto colpevoli in collusione, anche se alcuni solo moralmente con chi non vuole arrivare mai a verità e Giustizia!

Mario Ravidà

 

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L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»