Una politica sempre più disordinata e sLegata

SECONDA PARTE. Dopo cinque giorni di Abruzzo in zona a basso rischio sono tornati i lockdown localizzati con 3 comuni in «zona rossa». Dopo il caos dell’Immacolata e la «zona rossa» per un giorno anche stavolta ore frenetiche con una seconda ordinanza «chiarificatrice». Nella prima tralasciati i «motivi lavorativi» per gli spostamenti. USB scrive al Prefetto di valutare situazioni di rischio nella zona industriale di Val di Sangro. Ieri sera nuova ordinanza con divieto di ingresso e uscita, con poche deroghe motivate, da Pescara, Montesilvano, Spoltore e Francavilla.

Una politica sempre più disordinata e sLegata
lo stralcio della disordinanza che ha scatenato le frenetiche e caotiche ore

Non c’è pace tra gli appennini e il mare si potrebbe sintetizzare parafrasando il cinema e la vecchia saggezza popolare. In fin dei conti il titolo cinematografico era «non c’è pace tra gli ulivi» e la pregiata coltura è caratteristica del paesaggio e dell’economia abruzzesi. L’ammonimento di Carlo Marx continua ad essere superato nel numero, come abbiamo iniziato a raccontare nei giorni scorsi, e tragedia e farsa non si scambiano il palcoscenico ma lo condividono. In un mescolarsi su cui, chissà, un domani qualcuno potrebbe scrivere una nuova sceneggiatura cinematografica.

Dopo aver infranto l’obiettivo nazionale di un’Italia tutta in «zona gialla» prima di Natale, dopo aver sperato finalmente in un periodo a basso rischio, ancora una volta la regione adriatica torna a tremare. Il quinto giorno di «zona gialla» è stato segnato dal ritorno di lockdown locali: 3 comuni, Atessa, San Giovanni Teatino e Tocco da Casauria, sono tornati in «zona rossa».

Un ritorno segnato da ore frenetiche per migliaia di lavoratori, soprattutto della zona industriale di Atessa. Ovvero una delle zone industriali più importanti dell’Italia centrale e meridionale. «Le disordinanze della regione Abruzzo» titolammo a maggio scorso, una saga che è proseguita nei mesi fino – almeno volevamo sperare – alla «zona rossa per un giorno» (che non è un partito marxista-leninista reduce degli anni settanta ma quando accade negli anni della destra giunta).

Ed esattamente come all’avvento della «seconda ondata» e nei giorni convulsi di dicembre la maggioranza al potere a livello regionale e, dopo aver perso le recenti elezioni comunali a Chieti, a Pescara e L’Aquila prosegue a slegarsi e poi cercare di rilegarsi, un passo avanti e tanti indietro: in questi giorni a Pescara si slegano per gli incarichi nella futura «Grande Pescara» (la fusione tra i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore) e nell’aquilano sugli incarichi dirigenti nella ASL. Ieri sera una nuova ordinanza regionale ha disposto divieto di ingresso ed uscita, tranne alcune deroghe motivate tra cui stavolta citati subito i motivi lavorativi, ed altre restrizioni proprio per i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore e per il territorio di Francavilla. Disposto anche monitoraggio intensivo per i comuni di Gessopalena, Torrevecchia Teatina, Pianella, Carsoli, Bucchianico e Giulianova e la conferma dello stesso monitoraggio intensivo nel territorio di Chieti. 

Il mese scorso il TAR aquilano ha deciso nel merito, dopo la sospensiva immediata a dicembre, dell’ordinanza di Marsilio. Bocciandola su tutta la linea: «la Regione può solo introdurre misure derogatorie più restrittive rispetto a quelle disposte dal Governo dandone semplicemente contestuale informazione al ministro della Salute» ha ribadito la giustizia amministrativa «le Regioni possono autonomamente adottare provvedimenti derogatori ma solo in senso più restrittivo in presenza di specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario», ribadisce il Tar.

«Nel caso contrario gli eventuali ampliamenti migliorativi necessitano comunque il formale atto d’intesa con il ministero della Salute». Nei giorni dell’ordinanza bocciata dal TAR i medici di famiglia e molte farmacie hanno evidenziato di aver avuto problemi anche gravi, in alcuni casi la loro incolumità è stata messa a rischio da pazienti che sono arrivati a deprecabili intenzioni, per la mancanza di vaccini anti-influenzali. Ad inizio gennaio l’avvio della campagna vaccinale anti-covid19 ha visto il primo giorno segnato dal malfunzionamento del portale web per registrarsi. Letteralmente crollato al raggiungimento del picco di ben … 7.000 accessi contemporanei. In una regione di oltre un milione e mezzo di abitanti e un’età media elevata. 

Caos sui motivi lavorativi «tralasciati» nella prima ordinanza regionale

L’ordinanza del proconsole ha indicato alcune deroghe alla «zona rossa», imponendo che in altri casi gli ingressi e le uscite devono essere autorizzate dal sindaco. Tra queste deroghe non sono stati riportati i motivi di lavoro.

E si è scatenata una situazione di caos frenetico che, per certi aspetti, ha ricordato la sera prima del ritorno in «zona rossa» per un giorno: nella stessa sera i sindaci di San Giovanni Teatino e Atessa hanno immediatamente emanato loro provvedimenti che autorizzava i lavoratori all’ingresso e all’uscita, nelle ore successive Marsilio ha emesso una seconda ordinanza a chiarimento e rettifica.

Nell’ordinanza è stata stabilita la chiusura delle scuole, a quanto pare considerato forte pericolo di focolai,  come argine all’aumento dei contagi e per frenare il nuovo avanzare dell’emergenza sanitaria. Dati e studi scientifici non riportano questo ma tant’è la scuola da mesi e mesi è diventata soprattutto occasione di propaganda politica (da una fazione e dall’altra), di lunghi e ampollosi discorsi e rifugio peccatorum in ogni difficoltà nella gestione.

Che Marsilio abbia scelto di chiudere le scuole superiori (in linea su questo con l’orientamento anche del governo tra l’altro) non deve quindi stupire. Ma nelle scorse settimane la regione Abruzzo aveva disposto che la positività di uno o più appartenenti alle comunità scolastica non doveva portare a stabilire quarantene. Una visione del rischio scolastico diametralmente opposta. Il 2 febbraio è stata lanciata anche petizione online contro questa scelta che, denunciarono i promotori, di fatto cancellava «la valutazione puntuale delle diverse situazioni». Dopo vivaci e forte proteste il 3 febbraio l’assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì ha disposto la retromarcia e il ritiro di tali indicazioni.

 Lettera USB al Prefetto sulle fabbriche in «zona rossa» e terapie intensive al limite

Uno dei comuni in cui è stata imposta dalla Regione la «zona rossa» è Atessa, sede di una delle più grandi zone industriali dell’Italia centrale e meridionale dove quotidianamente si recano al lavoro migliaia e migliaia di persone provenienti anche da altre regioni. Nel pieno della seconda ondata solo nel principale stabilimento dell’area, la Sevel, erano stati registrati decine e decine di casi arrivando a sfiorare le tre cifre. L’Unione Sindacale di Base ha scritto al Prefetto di Chieti chiedendo «se sia possibile autorizzare l’ingresso in “zona rossa” di migliaia di lavoratori provenienti non solo dalla regione Abruzzo ma anche da fuori regione, con il rischio di peggiorare la situazione dei contagi su tutto il territorio regionale andando ad incidere sulla pressione ospedaliera con i posti letto già limitati». Una pressione in rapido peggioramento con due province, Pescara e Chieti, che ormai hanno esaurito le terapie intensive nei giorni scorsi e la provincia aquilana sempre più in sofferenza. A metà dicembre l’USB aveva inviato alla Procura della Repubblica di Lanciano, alla Prefettura di Chieti e al Servizio Prevenzione e Protezione Ambienti di Lavoro della ASL Lanciano-Vasto-Chieti un esposto sulle mascherine prodotte da FCA e distribuite ai lavoratori e nelle scuole. Mascherine che il sindacato di base, Rete Iside e l’organizzazione studentesca OSA hanno fatto analizzare in un laboratorio privato. Il 20 gennaio i risultati di queste analisi sono stati resi pubblici dall’USB: «i campioni esaminati hanno confermato quella che da mesi è la percezione negativa di scolari e lavoratori in merito alle mascherine in questione, infatti i risultati dicono chiaramente che i parametri stabiliti dalle normative UNI EN 14683:2019 non vengono rispettati – riporta il comunicato - in parole povere le mascherine Fca non garantiscono il filtraggio necessario a proteggere chi le indossa».

Oltre le residenze per anziani, dove centinaia in questi mesi sono stati i contagi con un alto numero di decessi, un altro fronte caldo sono stati diversi istituti penitenziari. I forti gridi d’allarmi e le ripetuta richieste a prendere adeguamenti provvedimenti lì dove si puote della Polizia Penitenziaria ne sono dolorosa testimonianza. Come documentano i tanti comunicati che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi. Queste le nostre pubblicazioni nei mesi in cui la «seconda ondata» (dopo le rassicurazioni a metà ottobre del proconsole e di Verì) ha travolto anche l’Abruzzo:

 

Covid19: ennesima vittima. Muore ispettore del carcere di Lanciano 

Ennesimo allarme delle carceri abruzzesi lanciato dai sindacati 

Focolaio al carcere di Lanciano 

Carcere Sulmona: sale la preoccupazione per i contagiati 

Carcere Sulmona in emergenza, CGIL e FP CGIL chiedono invio di operatori sanitari

Nelle carceri abruzzesi registrate positività tra detenuti e poliziotti penitenziari

Emergenza al carcere dell’Aquila. Rischio focolaio

Cresce la paura nel carcere dell'Aquila. Diversi poliziotti penitenziari positivi al COVID

 

PRIMA PARTE: Abruzzo, prima settimana in «zona gialla» e nuovi lockdown comunali

 

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