Una staffetta per la Pace e l’Umanità

Appello lanciato da Michele Santoro e sottoscritta da decine di rappresentanti della società civile, domenica 7 maggio anche l’Abruzzo si mobilita.

Una staffetta per la Pace e l’Umanità

È passato oltre un anno dai primi bombardamenti sull’Ucraina, dall’inizio di una guerra lì dove la parola – se tale può esser definita – è alle armi, ai massacri, agli eserciti, alla barbarie da fin troppi anni.

Quasi quindici mesi dopo stiamo vivendo giorni di escalation, nelle scorse settimane l’incubo della guerra nucleare e del passo definitivo verso una nuova guerra mondiale è tornato a piombare. Stanno finendo, le ultime notizie sono proprio di queste ore, le scorte di armi anche in Italia.

Ma non intendono fermarsi, già si punta ad aumentare le spese militari, ad armarsi sempre di più, paventando addirittura di spostare fondi del PNRR per la costruzione e il traffico di armi sempre più micidiali. Spese militari che potrebbero, la proposta è sui tavoli europei, non calcolate nel rapporto debito/PIL su cui basano i bilanci degli Stati e tutte le politiche economiche e finanziarie europee. Un calcolo, la dimostrazione venne da un’università statunitense ormai due lustri fa, che si basa su presupposti completamente sbagliati e nulla ha di politico e sensato.

Eppure su quell’altare neoliberista vengono da troppi anni massacrati popoli, politiche sociali, si cancellano diritti come quello alla salute, alle pensioni, ad uno stato sociale che si avvicini almeno ad esser degno di essere chiamato tale. L’umanità, la solidarietà, il patto sociale che dovrebbe reggere gli Stati si sacrifica, macella, si devastano e cancellano vite. Questo lo considerano accettabile, fermare l’escalation bellica no.

Siamo sempre più sull’orlo del baratro, alle soglie della fine della storia dell’umanità. Quella vera, non la propaganda neocapitalista di inizi anni novanta quando si volle cercare di imporre la cancellazione di ogni alternativa alla globalizzazione e al dominio di pochi pre-potenti su tutto il mondo.

Erano anche quelli anni di guerre nel cuore dell’Europa, di conflitti che sembrava impossibile potessero fermarsi. Poi invece accadde, anche se i veleni, gli odi, le micce di nuove esplosioni belliche non hanno mai abbandonato i vicini Balcani. Le guerre non finiscono mai, le guerre non rappresentano mai una soluzione. Eppure continuano ad armarsi, a portarle avanti, a non cedere di un millimetro di fronte l’avanzare della follia. In quegli anni don Tonino Bello entrò a Sarajevo con centinaia di pacifisti italiani.

E sul suo Diario scrisse interrogativi che ancora oggi sono di una drammatica attualità. «Attecchirà davvero la semente della nonviolenza? Sarà davvero questa la strategia di domani? È possibile cambiare il mondo col gesto semplice dei disarmati?
È davvero possibile che, quando le istituzioni non si muovono, il popolo si possa organizzare per conto suo e collocare spine nel fianco a chi gestisce il potere? Fino a quando questa cultura della nonviolenza rimarrà subalterna? (…) Ma in questa guerra allucinante chi ha veramente torto e chi ha ragione? E qual è il tasso delle nostre colpe di esportatori di armi in questa delirante barbarie che si consuma sul popolo della Bosnia?».

Negli anni della guerra permanente apparve chiaro ed incontrovertibile che i più grandi trafficanti di armi siedono nelle maggiori assise internazionali, che chi manovra quell’ONU nata per liberare l’umanità dal flagello della guerra (parole testuali con cui si aprì la “Carta di San Francisco”) sono i signori della guerra. Don Tonino lo sottolineò con parole chiare e precise: ogni guerra viene fomentata dalle armi vendute e trafficante dai “nostri” sgovernanti. In quegli stessi anni Alexander Langer sempre più poneva l’attenzione sulla necessità di alternative nonviolente, della costruzione di un pacifismo che riuscisse a fermare le guerre anche prima che iniziano.

E a fermare la forza delle armi con forze immensamente più umane e reali, vere. Nel 1999, quattro anni dopo il suo suicidio, il Parlamento Europeo votò una risoluzione per la costruzione di “Corpi Civili di Pace”. Rimasta sempre lettera morta mentre gli arsenali continuavano ad essere riempiti e la guerra ad essere quotidianità.

Il giornalista Michele Santoro, uno dei giganti viventi del giornalismo vero ed impegnato, è stato tra i primi a schierarsi contro quanto stava accadendo già un anno fa. E a contrastare tutti i tromboni della guerra.

Ha lanciato nelle scorse settimane un appello ad una Staffetta dell’Umanità che coinvolga tutta l’Italia. Lui sarà presente a Lampedusa, simbolo del fallimento dell’umanità nell’Europa di Maastricht e della guerra permanente, del neoliberismo che opprime i popoli e fomenta morte e distruzione. Tra le tappe anche L’Aquila in Abruzzo. Si partirà alle 12 da San Bernardino per avviarsi verso piazza Palazzo, per scendere lungo via Roma sul percorso che porta a San Nicola e poi verso il Lazio per ricongiungersi alla Staffetta nazionale.

Un’iniziativa che aderisce alla Staffetta nazionale e guarda alla prossima Marcia Perugia-Assisi del 21 maggio, la seconda di questi mesi dopo quella notturna ad un anno dall’inizio della nuova escalation di guerra.

Questo l’appello nazionale.

Appello a chi è contrario all’invio di armi in Ucraina per dar vita a una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza.
Dopo più di un anno di guerra in Ucraina e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite. Si prepara, invece, una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con l’uso di proiettili a uranio impoverito e il rischio di utilizzo di armi nucleari tattiche.
I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti.
Mentre milioni di persone sono costrette dalle inondazioni, dalla siccità e dalla fame, a lasciare le loro terre, centinaia di miliardi di euro vengono spesi per aumentare la devastazione dell’ambiente e spargere veleni nell’aria. L’intera Ucraina è rasa al suolo, un macigno si abbatte sull’Europa politica, aumentando le disuguaglianze, peggiorando le condizioni di vita dei lavoratori, flagellando le famiglie con l’aumento dei beni alimentari, della benzina, dell’energia e delle rate dei mutui.
Putin è il responsabile dell’invasione ma la Nato, con in testa il Presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, contribuisce all’escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante.
Dalla stragrande maggioranza dei mezzi d’informazione viene ripetuta la menzogna dell’Occidente che si batte per estendere la democrazia al resto del mondo. Dimenticando l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e il Kossovo.
Si vuole imporre l’idea che non esista altro modo di porre fine alla guerra se non la vittoria militare di uno dei due contendenti e che l’Italia non possa far altro che continuare a inviare armi, limitandosi a invocare una soluzione diplomatica dai contorni indefiniti.
Noi pensiamo che l’Italia debba manifestare in ogni modo la sua solidarietà al popolo ucraino abbandonando, però, qualunque partecipazione alle operazioni belliche. Vogliamo tornare ad essere il più grande Paese pacifista del mondo, motore di una azione per la Pace e non ruota di scorta in una guerra.
Sappiamo che sono in moltissimi a condividere la nostra rabbia nel vedere sottratta alle nuove generazioni l’idea stessa di futuro, mentre si diffonde la sfiducia in una politica privilegio di pochi e il governo si mostra sempre più subalterno agli Stati Uniti e incapace di difendere gli interessi degli italiani e dell’Europa.
Ma siccome chi non è rappresentato e non costituisce una forza viene spinto a credere di non poter più incidere nella vita della Nazione, seguendo l’esempio del Movimento in Francia, vi chiediamo di reagire alla sfiducia, di usare il cammino come strumento di Pace, di costruire insieme una staffetta dell’umanità che parta da Aosta, Bolzano e Trieste fino a Lampedusa.
Questo appello è rivolto a chi sente il bisogno di fare qualcosa contro l’orrore della violenza delle armi e ha voglia di gridare basta.
Sembra impossibile che i senza partito, i disorganizzati, riescano in un’impresa così difficile. Ma se ciascuno di voi offrirà il suo contributo e se i leader e le organizzazioni che si sono pronunciati contro l’invio di armi daranno una mano, tutti insieme potremo farcela.

Qui è pubblicato l’elenco delle decine e decine di prime adesioni https://michelesantoro.it/2023/04/appello-ai-cittadini-alla-societa-civile-e-ai-leader-politici/

Per aderire scrivere alla mail
staffetta.pace@gmail.com
Scrivendoci Nome e Cognome, numero di telefono e località di residenza.

Il percorso della staffetta è stato realizzato dall’Associazione Compagnia dei Cammini.

 

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