Venite venite siore e siori sulla pista ciclabile, chiusa e abbandonata

VASTO. Si torna a parlare della pista ciclabile del vallone Lebba, abbandonata e chiusa da un anno e mezzo per pericolosità. Affissi cartelli turistici che indicano la pista ciclabile, nella zona dove campeggia da tempo un cartello di videosorveglianza ma rifiuti vengono gettati ovunque. Sulla strada e anche nel torrente Lebba, che sfocia nei pressi della spiaggia di Punta Penna, vittima di uno sversamento quasi due mesi fa.

Venite venite siore e siori sulla pista ciclabile, chiusa e abbandonata
fonte: comunicato Vincenzo Suriani e Francesco Prospero, consiglieri comunali Fratelli D'Italia Vasto

«Un nuovo straordinario paradosso» che «avvolge il fenomeno della ciclabilità sostenibile a Vasto» lo hanno definito i consiglieri comunali di Fratelli D’Italia Vincenzo Suriani e Francesco Prospero. A Vasto sono «apparsi dei cartelli con le indicazioni per i turisti della bicicletta», su uno dei cartelli compare la scritta «Via Verde a 6 km». Un cartello «beffardo» perché, sottolineano i due consiglieri comunali di opposizione «i chilometri in questione» sono quelli che portano alla pista ciclabile sul Lebba «chiusa, con ordinanza del Comune, nel febbraio 2020, in quanto giudicata pericolosa». Ordinanza n. 84/2020, «il sindaco ordina l’interdizione dell’intera pista ciclabile denominata “vallone lebba” sino al persistere delle condizioni di pericolo per l’incolumità dei fruitori della pista medesima». Le condizioni di pericolo sono evidenti e chiare, le abbiamo documentate con foto e video pubblicati in diversi articoli, e lo ricorda anche il comunicato di Suriani e Prospero: la strada è «sommersa da detriti e rifiuti in ogni punto». Letteralmente ovunque: a gennaio scorso documentammo come rifiuti finiscono anche nel greto del torrente così come sono sempre copiosi a pochi passi da un altro cartello. Che appare altrettanto paradossale e beffardo dei nuovi su cui sono intervenuti i consiglieri comunali di Fratelli D’Italia: quello del divieto di abbandono dei rifiuti e di videosorveglianza. Una discarica incontrollata viene alimentata costantemente ma, secondo un cartello lì presente da anni e che abbiamo fotografato mesi fa, l’area dovrebbe essere video sorvegliata. I risultati son sotto gli occhi di tutti, i dubbi sgorgano spontaneamente e appaiono più che legittimi.

A poca distanza da questa discarica abusiva incontrollata, in una strada dove la manutenzione del verde pubblico resta illustre sconosciuta, è scoppiato uno degli incendi dello scorso Primo Agosto. Le fotografie dei tanti cumuli di rifiuti, come già riportato in un precedente articolo, sono state oggetto di un esposto da parte nostra. Il torrente Lebba sfocia nei pressi della spiaggia di Punta Penna, cuore della Riserva Naturale di Punta Aderci. Quasi due mesi è stato diffuso un video che documenta sversamenti nel torrente, l’acqua aveva assunto un colore diverso ed era diventata maleodorante. Un episodio che avrebbe potuto riaccendere attenzione, e magari finalmente anche interventi veri e risolutori, anche sul destino di quest’area della città in perenne conflitto tra possibili destini divergenti. Ma non vuolsì così colà lì dove si puote parafrasando il sommo Dante.

A febbraio 2020 la Guardia di Finanza sequestrò in Comune la documentazione relativa alla costruzione della pista ciclabile, realizzata dieci anni prima con fondi del Patto Trigno-Sinello e del Comune di Vasto. Il sindaco Francesco Menna, di fronte il sequestro, «ha allargato le braccia esclamando “Situazione che ho ereditato”, come dire “Io non c’entro niente, chiedete a Lapenna”» resero noto i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Dina Carinci e Marco Gallo. «Nell’ultimo Consiglio comunale il consigliere Lapenna ha provato a scaricare sul Consorzio di bonifica la responsabilità della mancata manutenzione, restando impassibile di fronte alle contestazioni di consiglieri di opposizione che gli sbandieravano sotto il naso il contratto che prevede la manutenzione a carico del Comune mentre al Consorzio di bonifica è affidata la cura del torrente – sottolinearono i due consiglieri comunali 5 Stelle - Addossare le responsabilità ad altri enti è cattivo costume di questa maggioranza, musica sgradevole già suonata per giustificare il degrado di Fosso marino e del torrente Maltempo. La colpa è, comunque e sempre, del Consorzio di bonifica». Nell’occasione Carinci e Gallo proposero anche all’Amministrazione l’attivazione dei PUC (Piani di utilità pubblica) «per utilizzare la forza lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza». «Molti comuni si sono già mossi in questa direzione – evidenziarono - ma a Vasto si dorme, si rinuncia ad un notevole apporto di manodopera e si preferisce scaricare su altri enti le responsabilità di situazioni di degrado diffuse su tutto il territorio». Proposta caduta nel vuoto, anche su questo non vuolsì colà dove si puote. E un anno e mezzo dopo siamo ancora di fronte a quella che Dina Carinci e Marco Gallo definirono «una delle pagine più penose scritta a Vasto dalle amministrazioni di centro-sinistra».

 

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