IL SONNO DELLA RAGIONE

«Mi fa paura che il problema guerra venga rimosso dall'immaginario collettivo come se non fosse un problema che ci può interessare se non per le bollette e la recessione economica.»

IL SONNO DELLA RAGIONE

Sicuramente la recessione economica l'avvertiremo sulla nostra pelle, ed in particolar modo saranno interessate quelle classi sociali che sono in povertà assoluta o relativa e quella classe media a rischio di cadere verso il basso. Ma andiamo incontro ad una escalation estremamente pericolosa. Si sta tirando la corda e si sta sdoganando, anche nel linguaggio, la possibilità di uso dell'atomica, mitigandolo con il termine di tattica.

La bomba atomica tattica farà solo qualche centinaio di migliaia di morti, come quelle lanciate sul Giappone, e non milioni di morti.

Sembra così impossibile che ciò possa accadere che nella società non ci si mobilita perché i giochi di guerra possano fermarsi. Anche la prima guerra mondiale scoppiò e, ancora oggi, gli storici non riescono bene a comprendere le ragioni improvvise di quanto accadde. Apparentemente nessuno ne sentiva l'esigenza eppure scoppiò.

Si era in piena Bella Époque e la gente pensava ad altro. Fu un massacro senza fine, in quelle guerra di trincea, ed i danni provocati e le modalità della pace, aprirono il cammino verso la seconda guerra mondiale.

É improbabile che, se si comincia ad usare l'atomica, non ci sia una escalation di botta e risposta. É nella natura di queste armi che la logica di guerra dovrà essere questa. Il tirare la corda, per alcuni, potrebbe semplicemente essere la necessità di creare uno shock economico che giustifichi lo spostamento di ricchezze. L'Europa sta andando in crisi, in questo momento, ed é possibile che si pensi di fermare il gioco solo a questo. Ma la corda é troppo tesa ed il sonno della ragione può essere pericoloso.

Queste classi dirigenti ci stanno portando verso una catastrofe e tutti ci dobbiamo svegliare da questo sonno prima che sia troppo tardi e mobilitarci per fermare i giochi di guerra.

Non stiamo nella Bella Époque ma, se la storia ci deve insegnare qualcosa, non possiamo far finta di non vedere quello che accade.

Lucio Pastore

 

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