«La musica, scintillio dell'assoluto oltre le porte della percezione»

Intervista ad Andrea Michele Vincenti: «La musica è il mio primo linguaggio, uno strumento universale che mi fa sentire non solo cittadino del mondo, ma figlio del cosmo.»

«La musica, scintillio dell'assoluto oltre le porte della percezione»

Abbiamo fatto una profonda e intensa chiacchierata con Andrea Michele Vincenti, compositore e musicista, presente sulla scena musicale da decenni: compone canzoni e musiche dal 1994. Ha collaborato e collabora con altri musicisti e parolieri. Ha composto colonne sonore per film, telefilm e cortometraggi, è stato ideatore e componente dei seguenti progetti musicali: Panta Rei, gruppo di rock cantautoriale e progressive (1994-1997) N.E.V., gruppo di musica prevalentemente strumentale tra progressive e avanguardia (1999-2000); Blue Vision, duo di ricerca elettronica che unisce varie ispirazioni e stili musicali (1999-2000); Black-Out, gruppo di rock cantautoriale (2000-2001); Dark Purple Knights, duo di dark wave (2017-in attività). Ha pubblicato 15 album. Meritevole di nota è anche la sua attività letteraria, infatti è autore, oltre che di canzoni, anche di numerose poesie e novelle. Nel 2009 ha fondato il Gruppo Artistico Indipendente “Orfeus” con relativa rivista ed annuario, un collettivo eterogeneo e multiforme di artisti improntato su vari fronti dell'Arte.

Proprio con l'annuario del 2013 ha vinto un concorso dedicato alle pubblicazioni d'arte a San Bernardino in California e da lì è nata e maturata nel tempo la collaborazione con la Blue Vision Art Gallery. Da questo rapido cenno biografico si evince che Andrea Michele Vincenti vive per la Musica, la Poesia e l’Arte. Adesso procediamo con l’intervista per conoscerlo meglio. 

Inizio con la domanda che una tua ammiratrice ci ha pregati di rivolgerti: “Sono cresciuta con le atmosfere della 4AD e le sonorità di Wim Mertens, Michael Nyman e Philip Glass. Se e come hanno influito/influenzato la tua musica?” 

«Pur riconoscendo che si possa trattare di un approccio compositivo e strutturale parallelo e similare al mio, non è voluto. Si tratta piuttosto di una simbiosi d'anime e di una familiarità intrinseca. Io, come loro, sono proiettato verso un minimalismo ed un'essenzialità che non è altro che il lavoro cesellatore dello scalpello compositivo, nella ricerca dell'essenza primaria dell'emozione.»

Complimenti per la tua carriera, per la spiritualità e per la passione che si respirano nella tua musica! Ci piacerebbe che ti presentassi a chi ancora non ti conosce.

«Grazie di cuore! Credo che ci siano frammenti di me in ogni mia opera, come pezzi di un puzzle uniti dal filo conduttore di quel che sono. Forse sarebbe più adatto a descrivermi chi è riuscito a completare il puzzle che mi rappresenta, ciò che crediamo di essere è spesso divergente da ciò che sembriamo; se il giudizio, invece, si radica nell'analisi esterna dell'operato, non può che avvicinarsi alla verità. In musica quanto nella scrittura cerco d'essere figlio del mio tempo, senza anacronistici stilemi, ma allo stesso tempo di essere l'anima antica che vorrei ogni giorno incontrare e che vorrei innestasse nell'oggi una verità ancestrale.»

Quali sono stati i tuoi esordi come compositore? 

«Ben presto direi, già sin da piccolo - avrò avuto quattro o cinque anni - improvvisavo ad orecchio melodie su un organo Bontempi a ventola. Passavo momenti interminabili nella mia cameretta ad intrecciare suoni, è stato il sillabario sui generis che mi ha insegnato tanto, soprattutto ad esprimere al meglio il mio profondo attraverso la musica prima che con la parola.»

Quanto ha inciso la tua formazione pianistica nell’attività compositiva? 

«Mio padre amava il pianoforte - sebbene strimpellasse la chitarra - per lui era lo strumento musicale per eccellenza ed il più completo; vedendo la mia attitudine naturale, mi mandò per anni a lezioni private. In tutta sincerità penso che abbia influito in minima parte la mia formazione pianistica sulla mia attività compositiva. Il mio stile l'ho creato da solo, giorno per giorno, quasi da potermi considerare un vero e proprio autodidatta - così come per la chitarra; allo spartito ho sempre preferito il mio orecchio e il mio istinto, perché suonare uno strumento per me è come baciare o abbracciare la persona amata, ad occhi chiusi c'è più trasporto, più profondità, più empatia, più verità.» 

Quando componi, pensi a un pubblico ideale?

«Assolutamente no, sarei un artigiano piacione e non un artista sincero. Cerco solo di delineare al meglio le mie emozioni, chi mi segue lo deve fare perché riconosce le proprie emozioni in ciò che realizzo, il primo ascoltatore/giudice sono io e sono estremamente spietato, pignolo e caustico. Insopportabile!»

Cosa significa per te la musica?

«La musica è il mio primo linguaggio, uno strumento universale che mi fa sentire non solo cittadino del mondo, ma figlio del cosmo. Gli ideali scenari ispiratori sono in gran parte cosmici, perché l'intenzionalità creatrice con cui realizzo la mia musica mi vede proiettato al di sopra dei limiti terreni. La musica come un portale attraverso cui andare oltre le nostre piccolezze, la nostra quotidianità; uno strumento che mi rende ciò in cui più mi riconosco: apolide ed alieno. La musica come depositaria di una saggezza antica ed archetipica, più alta di qualsiasi sapere; la musica è l'altrove che, generando il principio della realtà, contempla lo scintillio dell'assoluto oltre le porte della percezione. Ed io compongo nel bagliore del silenzio che è il pontile innevato sulle remote acque dell'assoluto, dove si delineano le geometrie delle emozioni.»

Quali sono le tappe del tuo percorso di vita, musicale e non solo, che consideri fondamentali e in cosa ti hanno cambiato?

«Senza ombra di dubbio la scoperta di quanto sia produttiva ed affascinante la solitudine! Figlio unico, timido e taciturno, ho da sempre preferito star solo piuttosto che con i miei coetanei; questo mi ha permesso di entrare sin dalla tenera età in contatto con la mia anima e conoscermi per comprendere quale fosse il senso della mia vita su questo pianeta.

Un altro punto fondamentale è stato quello di aver avuto dei genitori che mi hanno dato i mezzi per potermi fare una cultura musicale e letteraria in un'epoca in cui non esisteva Wikipedia o Youtube!

Poi c'è l'organo Bontempi ed il registratore a cassette Falcon, i miei primi "strumenti di lavoro"; con il primo ho imparato ad improvvisare e a suonare ad orecchio, con il secondo a registrare compulsivamente qualsiasi cosa! Ultima, ma non per importanza, Anna. Compagna di vita, consigliera, grande artista e grande anima; ha saputo, come nessuno mai, rendermi roccia, tramutando da vera alchimista spirituale quel che sembrava metallo vile in oro.»

Parlaci del tuo nuovo CD “OLDEN GOLDEN POWDER”: come nasce e cosa vorresti che comunicasse a chi lo ascolta?

«É una raccolta che comprende registrazioni che vanno dal 2002 al 2018. Ho selezionato con estrema cura tra centinaia di brani quelli che potevano rappresentare al meglio il mio essere, è stato un lavoro di mixaggio ed editing che è durato più di un mese di totale immersione sonora nel mio studio. Le cuffie erano divenute naturali appendici delle mie orecchie!

Il mio intento è quello di portare l'ascoltatore ad una coscienza superiore del Tutto, agendo a livello energetico e non più fisico, perché la musica è vibrazione, invisibile ma più presente di ciò che vediamo; è un canale, un portale vibrazionale attraverso cui raggiungere vette non terrene per entrare in simbiosi con un sentire cosmico che ci illumina. Vibra solo quel che genera particelle elementari d'emozione. Non uso l'atto compositivo ed esecutivo come "sfogo" - non sarebbe giusto e non sarebbe arte - ma cerco di mettere in ogni opera il meglio di me, con l'auspicio che chi ascolta i miei paesaggi sonori riceva energia positiva e costruttiva. Non voglio che la mia musica sia lo specchio fedele del mondo, ma che sia la luce in fondo al tunnel della realtà.»

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

«Dal 2018 sto lavorando a nuove composizioni per un nuovo album, alcune le ho donate in esclusiva ad amici youtubers che da tempo utilizzano le mie musiche per le loro produzioni. In cantiere c'è anche un libro di pensieri/poesie. Ultimo, ma non per importanza, continuare a collaborare con altri artisti, perché è un prezioso ed impagabile arricchimento umano e professionale!»

 

Grazie per l’intervista e un grande in bocca al lupo da me e tutta la Redazione di WordNews.it