La società irrazionale

IL PUNTO DI VISTA DI ANTONELLA GIORDANO. «L’umana ragione abdica nella disumana società, in balia di pulsioni irrazionali dove riesce a trionfare persino la religiosità ancestrale che da millenni predica l’apocalisse: condanna a morte dell’umanità rea  di essersi impegnata nel progresso delle idee.»

La società irrazionale

Il capitolo terzo del 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese definisce come irrazionale l’attuale patria società. Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà.

Il progresso della scienza, evoluzione dei sapiens, non trova più equilibrio in un contrappeso umanistico universale. Pur non potendo disconoscere quanto alle scoperte dovute alla scienza sia debitore l’uomo, nella società della chiacchiera (social animosa) agglomerati di insapiens affermano che la terra è piatta, che la luna è un pianeta mai raggiunto, che la pandemia da Covid non esiste  e altre amenità.

Il limite è nel dibattito, nel confronto tra opposte tesi? Nulla di tutto ciò. Se così fosse sarebbe onesto oltre che d’impulso al pensiero, alla scienza stessa. Da sempre, lo si sa, la ricerca si fonda sulle evidenze cliniche e trova alimento nella dialettica tra scienziati. Nulla di tutto ciò.

Nel terzo millennio la scienza incontra un limite con l’aura del mistero: gli animi, l’insondabile mondo interiore nel quale fioriscono e convivono tutto e il contrario di tutto, emozioni e passioni, creatività e nichilismo, possibilismo e catastrofismo, in tutto ciò, a parer mio, annega oggi la ragione. L’umana ragione abdica nella disumana società, in balia di pulsioni irrazionali dove riesce a trionfare persino la religiosità ancestrale che da millenni predica l’apocalisse: condanna a morte dell’umanità rea  di essersi impegnata nel progresso delle idee.

Nel vortice delle utopie si sono sempre dovute misurare le idee, direte voi. E’ vero. Ma, ripeto, ogni scontro/confronto è sempre stato all’interno di un consesso di scienze e coscienze, di una pleiade  formata da competenze.

Oggi lo scontro è tra scienza e incoscienza.

Quest’ultima terreno fertile della politicanza, fonte ispiratrice, tra le altre, della macabra teoria cospirazionistica del «gran rimpiazzamento» con la quale ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli. Tutto ciò accadrebbe per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste.

Una sorta di movimentismo verbale anima tanti a stare quotidianamente sui media, incuranti dei rischi di abuso. E’ una perversione  che dalla gente di palcoscenico ha finito con il conquistare ampie fette di oracolanti: giornalisti vitaliziati, professionisti con competenze multitasking e la totalità dei politicanti molto dotati di oralità e molto poco di idee. Relativamente a questi ultimi, in particolare, la perversione tanto più grande si manifesta in tv, spazio in cui domina maggiormente l’affermazione dell’immagine. Ciò conforta la sensazione, quasi universale, e per la verità non infondata, che si ha della politica un’idea abnorme, generatrice di risonanze spropositate. L’attuale politicanza oltre a non operare in funzione del “dover fare la polis” (principio cardine della democrazia, secondo  la civiltà greca) ma di chi la coltiva facendone un’accademia nepotistica più che uno strumento per lavorare e ottenere risultati per il bene comune s’inserisce nella scienza assumendo indegnamente il ruolo di portavoce di presunte verità.

E la gente? A giudicare dai numeri del 55° Rapporto Censis, oltre 3 milioni di italiani si lascia imbambolare.

Personalmente trovo conferente la vignetta di Altan.

Non so voi.

 

Antonella Giordano