Scarpinato a Meloni: «Abbia rispetto per i nostri morti»

Intervento del senatore già procuratore Roberto Scarpinato sul palco in via d'Amelio il 19 luglio.

 Tra gli ospiti intervenuti sul palco in via d'Amelio, il 19 luglio, è intervenuto il senatore già procuratore Roberto Scarpinato.

Dal palco attacca duramente lo Stato e il suo operato affermando che:

Questa prolungata forzata assenza dei rappresentanti dello Stato dal luogo della strage significa che lo Stato non si può presentare in questo luogo con la coscienza a posto, con la coscienza di poter dire che lo Stato non è coinvolto nella strage, con la coscienza di poter dire che lo Stato ha fatto tutto il possibile per identificare i mandanti e i complici eccellenti di quella strage e quindi i suoi rappresentanti si defilano, si sottraggono al pericolo e al disagio di pubbliche contestazioni.”

Poi continua, parlando dei depistaggi e dei falsi collaboratori di giustizia creati a tavolino:

Lo Stato è il magistrato che ti interroga e ti induce a collaborare, ma lo Stato è anche l'uomo dei servizi segreti, degli apparati, che entra subito dopo in carcere senza lasciare tracce e ti chiede: “come sta la famiglia?” e ti lancia un messaggio; lo Stato erano anche gli uomini che hanno fatto sparire l'agenda rossa di Borsellino; i mafiosi all'ergastolo sanno che lo Stato è anche quello che ti può fare trovare impiccato nella tua cella al 41bis, come è accaduto ad Antonino Gioè nel carcere di Rebibbia poco prima che, secondo svariate testimonianze, iniziasse a collaborare con la magistratura e rivelasse i segreti delle stragi.

I mafiosi ricordano quello che è successo a Luigi Ilardo, capomafia assassinato pochi giorni prima che iniziasse a collaborare con i magistrati ai quali aveva anticipato che avrebbe rivelato l'identità degli uomini dello Stato che avevano partecipato a stragi e omicidi.”

 

Poi sulle manganellate del 23 maggio in via Notarbartolo afferma che:

Così pure non riusciranno a spegnere l'altro grido della folla gridato il 21 luglio del '92 “fuori la mafia dallo Stato”, un grido che è risuonato anche quest'anno il 23 maggio 2023, rinnovato dai partecipanti al corteo organizzato dalle associazioni giovanili e studentesche, dalla CGIL, da altre sigle, cittadini ai quali è stato vietato a colpi di manganello, come se fossero pericolosi e rivoltosi, di poter accedere in via Notarbartolo e giungere all'albero Falcone, perché si temeva che potessero in qualche modo turbare l'esibizione delle pubbliche autorità sul palco dinanzi all'albero Falcone su quale era stato invitato a salire il sindaco di Palermo eletto a quella carica con l'assist di Marcello Dell'Utri e di Salvatore Cuffaro

 

Conclude il suo intervento dicendo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni:

No, presidente Meloni, è troppo facile, troppo comodo dichiararsi a parole ammiratrice di Borsellino il 19 luglio e scegliere negli altri 364 giorni dell'anno Berlusconi come spirito guida delle riforme della giustizia. Abbia rispetto per i nostri morti, Meloni!” 

 

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