Un pregiudicato di quasi 87 anni

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Mai commento le sentenze dei Giudici se non conosco almeno le motivazioni.  Tale regola vale anche per la recente assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo per corruzione di testimoni.»

Un pregiudicato di quasi 87 anni

Egli, comunque, rimane un pregiudicato di quasi 87 anni, che ha una condanna definitiva a 4 anni di reclusione per frode fiscale, dei quali 3 condonati ed 1 scontato ai servizi sociali.

In qualsiasi Nazione civile un soggetto così verrebbe estromesso per sempre dal contesto politico. In Italia, invece, avviene il contrario. Se poi trattasi di un imputato "eccellente", qualora venga assolto in un processo diventa subito "martire", pronto per la beatificazione.

Adesso, traendo spunto da questa sentenza, sta per ripartire l'attacco alla Magistratura. In realtà nel nostro Paese l'equilibrio tra i poteri costituzionali dello Stato si è rotto da tempo. L'occupazione partitocratica delle istituzioni, la crescente corruzione e gli intrecci perversi tra politica, affari, mafia e massoneria deviata, hanno determinato una situazione di illegalità diffusa, con rischi sempre maggiori per la tenuta dello stesso ordine democratico.

È necessario scuotere i palazzi del potere, il legislatore e i cittadini, affinché si recuperi la cultura del diritto, della legalità, del primato delle regole.
Occorre una classe politica che recuperi consenso e fiducia, qualificandosi sulla base di valori etici spesso dimenticati, quali onestà, competenza e disinteresse personale.
È questo il contesto nel quale la giustizia diviene scontro tra poteri, e oggetto di interesse da parte dell'opinione pubblica.

L'azione penale risulta scomoda ai potenti di oggi come a quelli di ieri. L'obiettivo di limitare l'indipendenza dei Magistrati, e in particolare del Pubblico Ministero, rimane nell'agenda di molti.
Bisogna riconoscere che il sistema della giustizia è arretrato e lento.

Ma la responsabilità principale risiede nelle scelte di tutti i governi che si sono succeduti negli anni.
Le risorse economiche rimangono insufficienti, anzi vi è la tendenza a diminuirle.
Manca la volontà per rendere efficiente il servizio della giustizia, e tale dato si può sintetizzare così: la giustizia non deve funzionare perché il "sistema" economico e politico non tollera controlli di alcun genere.

Le forze sane della società devono farsi carico del problema e portarlo a soluzione. Gli obiettivi devono essere chiari: difesa intransigente dell'indipendenza di ogni magistrato, mantenimento dell'obbligatorietà dell'azione penale, salvaguardia dell'autonomia dell'ordine giudiziario, estensione e potenziamento della rappresentanza e della difesa in giudizio degli interessi individuali e collettivi, rafforzamento e ammodernamento delle strutture giudiziarie in termini di organici e strutture, riforma del sistema carcerario.
Certo, vi sono altri problemi che restano aperti, ma si deve pur cominciare.

Ed impedire che i restauratori dell'antico "ordine" distruggano quello che resta dell'amministrazione della giustizia.