Alessia Notaro e il suo trio “I Fatti in casa”

«Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime» diceva Victor Hugo. Una INTERVISTA che lascia lo spazio al sorriso e alla musica, risorsa importante in ogni momento della vita.

Alessia Notaro e il  suo trio “I Fatti in casa”

Alessia come e quando è nata questa iniziativa?

«Dopo cena dedicami dieci minuti, ho un progetto in mente». Ho ricevuto questo messaggio da Erasmo sabato 21 marzo e, quella sera, in videochiamata, abbiamo deciso come si sarebbe potuta concretizzare quella sua idea. Ci siamo confrontati sulla canzone da registrare e abbiamo pensato ad un brano, universalmente noto, del patrimonio musicale italiano: Nel blu dipinto di blu. Domenica pomeriggio Erasmo e Samuele mi hanno inviato la traccia musicale e ho registrato, sui loro strumenti, la mia voce. Dopo la registrazione del brano, abbiamo realizzato il video (per questo ci siamo serviti delle incredibili competenze di Erasmo). Nel video appariamo tutti e tre contemporaneamente, anche se ognuno è nella propria camera. Dunque, siamo sì lontani, ma insieme. Dopo la realizzazione del video, Lunedì 23 abbiamo deciso di pubblicare il nostro prodotto in rete, precisamente sui nostri profili Instagram, sul canale Youtube e su Facebook.

 

 Mi ha fatto molto sorridere il nome dato a questa sperimentazione artistica. Puoi

comunicarlo tu ai nostri lettori e spiegarci anche la motivazione di questa scelta?

«I Fattincasa». È questo il nome dato al nostro trio musicale. Il motivo per cui è stato scelto è molto semplice. Siamo in casa ormai da giorni ed è proprio qui che è nato e si è totalmente realizzato il nostro progetto. Ci siamo infatti anche serviti dell’attrezzatura che abbiamo a casa, non potendo andare a registrare in studio (i video sono stati realizzati con i cellulari… ma non ditelo a nessuno!)  Homemade avrebbe suscitato meno il riso, ma sarebbe stato, al contempo, più scontato. “I Fattincasa”, invece, riflette appieno la natura del nostro prodotto, evidenziandone la sua natura italiana».

 

Quanti e quali sono i componenti del gruppo? Siete tutti amici e appassionati di musica?

«Il gruppo è composto da tre elementi. Possiamo definirci, infatti, un trio acustico. Al cajon, Erasmo Di Pietro (Agnone); alla chitarra, Samuele Ciafrei (Venafro) e poi ci sono io, alla voce, Alessia Notaro (Isernia). Siamo tanto amici e grandi appassionati di musica. Al di là dei nostri percorsi universitari, ci stiamo, infatti, specializzando, nel settore musicale affinché questa nostra passione possa, ben presto, divenire il nostro lavoro e la musica possa essere protagonista indiscussa delle nostre vite».

 

Puoi dirci qualcosa di te e degli altri componenti?

«Come detto in precedenza, tutti noi stiamo portando avanti un percorso musicale e, in generale, artistico. In particolare, io sto frequentando a Roma, oltre ad un percorso universitario, l’Accademia Internazionale del Musical. Amando la musica e l’arte nella sua interezza, ho scelto di intraprendere un percorso in cui il canto, la recitazione e la danza sono poste sullo stesso piano. Anche Erasmo è a Roma e sta studiando presso il Saint Louis Collage of Music per diventare tecnico del suono. Samuele, impegnato a Napoli con gli studi universitari, sta prendendo lezioni di chitarra per perfezionare la tecnica. Una curiosità sul nostro rapporto è che ci siamo conosciuti nell’ambito di un altro progetto. Insieme ad altri ragazzi, facevamo parte di un gruppo musicale (CMS di Agnone), composto da sette elementi. Abbiamo suonato insieme, in varie regioni, in occasione di festività locali, durante l’estate scorsa».

Come riuscite ad armonizzare e realizzare questi momenti di condivisione musicale?

«Il primo step di questa condivisione musicale è il confronto e la ricerca dei brani da produrre. Non stando fisicamente insieme, non si può registrare contemporaneamente. Dunque, il primo a registrare è Samuele; alla sua registrazione segue quella di Erasmo. A questo punto, la traccia musicale diventa unica e viene inviata a me per la registrazione della voce. Il prodotto termina con la fase di mixing e mastering e la produzione del video. Dì qui, la condivisione virtuale del nostro prodotto».

 

Pensi che potrebbe essere una buona formula anche in tempi di “normalità” per abbattere le distanze?

«Credo che la musica sia sempre, in qualsiasi tempo, un buon veicolo per abbattere le distanze e per arrivare a chi è fisicamente lontano. Attraverso suoni e parole si possono raggiungere le persone in ogni dove. Credo che ad ognuno di noi sia capitato molte volte di ascoltare un brano e di veder riflessa in quello una propria esperienza di vita. Questo non ci fa sentire soli, anzi, ci unisce, ci rincuora. Gli artisti hanno proprio l’obiettivo di abbattere le distanze, facendo arrivare la propria musica a tutti. I più recepiscono e, a loro volta, si servono di quei messaggi per giungere ad una persona. Quante dediche, quante dichiarazioni celate in un’Instagram story, quante frasi di canzoni scritte sui muri. Una volta terminato questo drammatico periodo (spero presto), credo che anche il nostro progetto, come qualsiasi altro nato durante questa ‘quarantena’, possa proseguire. È nato in un momento di difficoltà per cercare di tener compagnia in uno dei tanti istanti di queste infinite giornate in casa, ma può portare positività e allegria anche in un momento di ‘normalità’».

 

Pensi che gli artisti possano alleviare questo triste momento?

«Penso che gli artisti abbiano il compito e il dovere di alleviare e rendere piacevole, per quanto possibile, questo momento di tristezza. Credo che la missione degli artisti nel senso più ampio del termine sia quello di fungere da supplemento d’animo. Tanti cantanti famosi hanno tenuto dei ‘concerti’ dai balconi per il loro vicinato; molti attori, poeti, scrittori, musicisti sono quotidianamente presenti sulle reti virtuali per lanciare messaggi e divulgare cultura. Trovo che tutto questo sia bellissimo. In un momento così l’Arte e la cultura possono farci sentire profondamente vivi».

 

Che valore e che posto occupa la musica nella tua vita?

«La musica è, per me, una certezza. Occupa un posto di rilevante importanza. Quando sono felice, quando sono triste, quando ho voglia di sfogarmi, quando ho voglia di stare da sola a riflettere, la musica c’è. Per me è un rifugio a cui aggiungo costantemente qualcosa per sentirmi più protetta. Non riesco ad immaginare la mia vita senza la musica. Quando spiegare a parole alcune emozioni diventa difficile, preferisco cantare. La musica non lascia spazio a filtri e a sovrastrutture ed è per questo che con lei ci si può sentire a proprio agio, anche mostrando insicurezze e fragilità. Anzi, la sua potenza è quella di trasformare queste in grande forza».

 

Ed infine quale canzone sceglieresti di cantare per curare le ferite di questa umanità dilaniata dalla paura e dalla sofferenza?

«Ci sono diverse canzoni che mi piacerebbe cantare per provare a curare le ferite di questa umanità dilaniata dalla paura e dalla sofferenza. Nel panorama musicale italiano, ‘La cura’ di Battiato è un brano che dona conforto e serenità. “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie”, “Ti solleverò dai dolori”. Un testo profondo, che rincuora e arriva dritto al cuore di tutti. Altra canzone fortemente emblematica è “We are the world” (Noi siamo il mondo). È questo un brano conosciuto da tutti; si configura, ormai da molti anni, come il principale inno di fratellanza. Esorterei l’umanità tutta, riprendendo alcune parole del testo, a sentirsi “parte di una grande famiglia” e a prendere consapevolezza del fatto che “le cose potranno cambiare solo quando saremo tutti uniti”. Ripetiamo di continuo che “Andrà tutto bene”. Anche quando la vita ci stupisce e cambia direzione a suo piacimento, provocando disordine e disequilibrio, ripetiamo “Andrà tutto bene”, perché sarà così».