Il capolavoro di Edith Bruck «Il pane perduto» candidato allo Strega

“Il pane perduto” di Edith Bruck, candidato al Premio Strega 2021, edito da La nave di Teseo, è un viaggio di incolmabile emozione, di trasporto nella lucidità di una donna testimone della barbarie dell’Olocausto. Insieme al suo racconto ella infonde, attraverso la sua esperienza drammatica, dolorosa, la sua insaziabile sensibilità, la sua intelligenza e la sua saggezza.

Il capolavoro di Edith Bruck «Il pane perduto» candidato allo Strega

“Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi”

E lei ha raccontato la sua infanzia, partorita nel villaggio ungherese, povero, ai margini della realtà. E dai suoi occhi di bambina acuta, viscerale, ha saputo trarre le impressioni, legate al suo vissuto di bambina ebrea, povera, in una pelle che avrebbe voluto accogliere l’affetto di una madre con lo sguardo rivolto a Dio, di un padre triste, piegato dalla miseria, dalla consapevolezza di non poter dare ai figli quello che avrebbe dovuto. Ma lei, che avrebbe fatto sorprendere la mamma per la sua curiosità, perspicacia, testardaggine, chiamata “Grattina” il nome della pasta che la madre grattava dal fondo della madia, indagava il mondo circostante e soffriva di una sofferenza che l’avrebbe resa forte negli anni difficili a venire.

Quella bambina strappata alla sua famiglia, deportata nei campi di concentramento, diventata un numero, il 11152, racconta lo strazio suo e della sua gente, la sua forza, il suo coraggio, con una dovizia di particolari che la porteranno a sprofondare nell’abisso infernale, nel ricordo sempre vivo di quei giorni rubati alla sua infanzia e alla sua giovinezza e alla sua vita per sempre segnata dall’immondo.

Quel sentirsi diversa che la faceva allontanare anche dalle sue stesse sorelle e fratelli che non avevano vissuto l’incubo del non vivere, dell’abominevole scomparsa di sé, dello sconforto come motivo essenziale di una esistenza che nulla poteva far pensare ancora alla vita, se non alla sopravvivenza mista al ripiegamento interiore.

Nello specchiarsi nella cruenta realtà, lei scrive e scrive ancora, affinchè il mondo non dimentichi lo scempio, la perdita di identità, la fame, la vergogna, il disprezzo di un mondo malato.

Si rinfranca di tutto ciò quando riuscirà a rientrare nella vita, quando qualcuno si accorgerà di lei anche solo per sfruttarla, lei donna bella, sola, ma con una corazza di dignità, di splendore in un mondo sporco, senza Dio che pur doveva proteggere i suoi figli.

 Arriverà in Italia e lo spettacolo di Napoli, Roma la investiranno promettendogli una vita migliore che poi avrà quando conoscerà la parte migliore della vita, l’arte, la poesia, la scrittura e il grande amore, Nelo Risi che scriverà nell’esergo, tratto da La neve nell’armadio

La storia/quella vera/che nessuno studia/che oggi ai più dà soltanto fastidio/ (che adduce lutti infiniti) /d’un sol colpo ti privò dell’infanzia/.

La scrittrice non dimenticherà mai il pane perduto di sua madre e di tutti gli Ebrei che hanno dovuto abbandonare il loro pane, la loro casa, la loro vita precedente all’orrore dell’Olocausto.

Un libro intenso, con immagini fotografate che graffiano il cuore e la mente e rendono insopportabile le ingiustizie di un mondo arreso alla violenza e alla sopraffazione, dove tutto sembra normale, anche  la soppressione della vita altrui.

L’autrice partecipa al dolore dell’umanità in maniera intensa e mostra preoccupazione per gli episodi odierni di recrudescenza di razzismo, omofobia e di intolleranza regnanti nella società odierna.

 

Edith Bruck, di origine ungherese, è nata in una povera, numerosa famiglia ebrea. Nel 1944, poco più che bambina, il suo primo viaggio la porta nel ghetto del capoluogo e di lì ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio, approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in città, da cui il marito Nelo Risi trae l’omonimo film. Nelle sue opere ha reso testimonianza dell’evento nero del xx secolo. Ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo: Chi ti ama così (Marsilio 1994), L'amore offeso (Marsilio 2002), Lettera da Francoforte (Mondadori 2004), Specchi (Storia e Letteratura 2005), Andremo in città (L'Ancora del Mediterraneo 2006), Quanta stella c'è nel cielo (Garzanti 2009), Privato (Garzanti 2010), Mio splendido disastro (Lampi di Stampa 2011), La donna dal cappotto verde (Garzanti 2012), Quanta stella c'è nel cielo (Garzanti 2014), Il sogno rapito (Garzanti 2014), Signora Auschwitz. Il dono della parola (Marsilio 2014), Chi ti ama così (Marsilio 2015), La rondine sul termosifone (La Nave di Teseo, 2017), Versi vissuti. Poesie (1975-1990) (eum, 2018), Ti lascio dormire (La Nave di Teseo, 2019) e Il pane perduto (La Nave di Teseo, 2021).