La legge non è uguale per tutti

Accade che a Messina il funerale s'adda fare, perché il defunto è il fratello del boss. In piena emergenza coronavirus, nella città dove il sindaco De Luca ha dichiarato guerra a chi non ottempera alle restrizioni.

La legge non è uguale per tutti
Il funerale di Messina (ph Il Fatto Quotidiano)
La legge non è uguale per tutti
La legge non è uguale per tutti

In piena pandemia, con i decreti e determine comunali, accade che a Messina il funerale s'adda fare, perché il defunto è il fratello del boss pentito. In piena emergenza coronavirus, nella città dove il sindaco Cateno De Luca ha dichiarato guerra a chi non ottempera alle restrizioni. 

Un sindaco pronto a denunciare qualsiasi assembramento e che, in prima persona, ha "controllato" anche gli sbarchi dello Stretto. Poi denunciato dal Ministro dell'Interno per le sue affermazioni forti, ma che lo stesso rivendica giuste e, alla Salvini, vuole il processo.

 Il funerale si è svolto sabato. Nessuno si sarebbe accorto di nulla, compreso il sindaco Cateno De Luca. E mentre tutto è vietato, anche i funerali, a Messina in cento persone avrebbero accompagnato, da casa sino al  cimitero, il feretro del fratello del boss pentito. Il defunto Rosario Sparacio, fratello del ex boss Luigi. 

Al funerale c'erano auto, moto, amici. Sarebbe vietato, ma non per loro.

Il sindaco Cateno De Luca, sempre pronto a sanzionare, questa volta non si è visto né con la fascia tricolore  né con i droni. Il nulla. Non pervenuto.

Quanto avvenuto non solo è un messaggio negativo che giunge ai cittadini per bene, ai tanti che non hanno potuto celebrare il funerale a un proprio caro (visto i divieti legati alla pandemia). In questo Paese c'è chi vive rispettando le leggi, soffrendo in silenzio, e chi le regole non le rispetta. Imponendo il proprio potere. Facendo ciò che vuole.

La questura di Messina ha avviato degli accertamenti: il funerale si è fatto con tanto di corteo di moto e auto e una folla dinanzi al cimitero che hanno dato l'ultimo saluto a Sparacio. A supporto ci sono le immagini. Il funerale in questione si doveva fare e non è mancato il corteo a piedi.

Alcuni componenti della Commissione bicamerale d'inchiesta Antimafia siciliana chiedono il perché sia accaduto tutto questo e lo chiedono al sindaco De Luca, soprannominato anche lo sceriffo. Un sindaco che aveva dimostrato pugno duro verso tutti, ma questa volta non ha visto. Sull'accaduto ha affermato: 

«Venerdì scorso, nel primo pomeriggio, il sig. Sparacio Rosario, già gravemente malato, è deceduto all’interno della propria abitazione. Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall’abitazione sita in via del Santo fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del DPCM come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. Dunque, quanto in modo becero è definito ‘corteo funebre con oltre cento persone’ non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l’obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non avevo inteso entrare nel merito della questione».

«Non consento a nessuno - ha concluso il sindaco - di confondere il mio doveroso riserbo istituzionale con una forma di silenziosa complicità su fatti. Non intendo assecondare le strumentalizzazioni di certi politici, che colgono ogni occasione per ricavare un po' di notorietà e gettare discredito sulla comunità».

Intanto il funerale o corteo, se anche con trenta partecipanti, è avvenuto. Chissà se anche qualche altro cittadino potrà fare il funerale ad un caro estinto in emergenza Covid-19 senza essere denunciato.