Le mafie nigeriane si consolidano sfruttando lo stupro a pagamento

ABRUZZO/Prima parte. La DIA lo ha messo nero su bianco mesi fa: le mafie nigeriane avanzano e sono sempre più forti, tra i loro capisaldi la schiavitù sessuale. «La Mafia nigeriana in Italia», il coraggioso libro pubblicato quest’anno da Maris Davis, documenta decenni di attività criminale in Italia e le troppe complicità ed omertà che le hanno favorite.

Le mafie nigeriane si consolidano sfruttando lo stupro a pagamento

Siamo nel pieno del periodo di festa. Festività in cui si dispensano a piene mani belle parole, pie intenzioni, bontà – è il periodo del giorno in cui la vulgata popolare pretenderebbe che si è tutti più buoni – e che raggiunge l’apice in alcune notti.

Magiche, gioiose, luminose, di bagordi, felicità e divertimento. Anche in questo periodo, anzi ancor di più (se possibile) quando le “brave persone” sono in festa, ci sono migliaia di donne di ogni età (anche minorenni) per cui la notte è solo sofferenza, dolore, violenze, abusi, lacrime, atrocità a non finire.

Ore ed ore, ininterrottamente, violentando la loro umanità, i loro corpi e le loro anime. Ore in cui si concretizza il lager della loro schiavitù, del loro perpetuo stupro.

Tutto in nome e per conto dei porci comodi di esseri in giacca e cravatta, bravi “padri di famiglia”, “figli di papà” e personaggi della società perbenista borghese. È il lager dello stupro a pagamento, della schiavitù sessuale. Alimentata, come da mesi denunciamo e documentando, con lo sfruttamento mafioso dell’emergenza umanitaria ucraina e da anni, decenni, dalle rotte altrettanto mafiose dall’Europa dell’Est come dall’Africa.

Sfruttata, devastata, imprigionata per gli interessi occidentali, per il “benessere” del ricco epulone occidentale. Sfruttamenti, prigionie, schiavismi all’opera accanto a noi, ripetutamente e quotidianamente, nel caporalato agricolo, nel caporalato della logistica e nello sfruttamento della tratta sessuale.

Nessuno pensi, su questo come su altro, che a queste latitudini si viva in un’isola felice. Non è così, l’isola felice esiste solo nelle (in)coscienze ipocrite, complici, omertose, che alimentano e godono dei crimini delle mafie.

L’Abruzzo è la regione della famigerata bonifica del tronto, ben conosciuta da tutti e di cui quasi nessuno vuol mai parlare, è la regione di quell’immenso lager della tratta che da Montesilvano giunge fino al cuore di Pescara, è la regione divisa dal Molise dal fiume Trigno. Un confine attraversato e sfruttato dalle mafie per il narcotraffico, dalle mafie delle “terre dei fuochi” e luogo di sfruttamento dello stupro a pagamento.

Il vastese è terra in cui le prime maxi operazioni sono datate ormai oltre dieci anni fa, attivissime su portali di “escorting”, di almeno tre night chiusi negli anni per “sfruttamento della prostituzione”, di un luogo ben conosciuto sul lungomare di San Salvo in cui lo sfruttamento della schiavitù sessuale è più vecchio di chi sta scrivendo quest’articolo, di pinete sui due lati del confine abruzzese-molisano in cui decine e decine di ragazze (di ogni età) sono incatenate da papponi, mafiosi, dalla brava gente che si ferma ogni notte per scatenare tutta la violenza delle loro schifose depravazioni.

L’Abruzzo è la regione di Liliam Solomon (il silenzio sul decennale della sua morte, che abbiamo provato a spezzare, racconta l’essenza ipocrita e schifosa di una terra che con le mafie dello stupro a pagamento convive e le alimenta), di tante, troppe Adeline (quanti l’hanno ricordata ad un anno dalla sua drammatica morte?

Sono silenzi che puzzano di omertà, complicità, di schifosa partecipazione al lucro delle mafie), di Sonia – una delle tante storie vere denunciate e raccontate negli anni da Maris Davis – di centinaia se non migliaia di ragazze che condividono il calvario che ha vissuto la sopravvissuta e oggi attivista abolizionista Liliam Altuntas.

«Solo a Montesilvano nel 2018 gli interventi in strada della Comunità hanno raggiunto 740 ragazze. In tutta Italia si stima che siano tra le 75 mila e le 120 mila donne costrette a prostituirsi; il 65% per strada, le minorenni dovrebbero essere il 37%. I “clienti” sono stimati intorno ai 9 milioni, su una popolazione di 60 milioni circa. È il 15%» abbiamo riportato in uno dei nostri primi articoli il 27 gennaio 2020 in riferimento all’attività anti tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII riportate in un convegno l’anno successivo da Martina Taricco.

La pandemia non ha scalfito questo business mafioso che anzi continua a consolidarsi costantemente.

L’Abruzzo è terra di radicata presenza delle mafie nigeriane. È storia di oltre dieci anni, è documentato nell’ultimo rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia. È la mafia che denuncia e combatte da anni con coraggio Maris Davis che, in quest’anno che si sta concludendo, ha pubblicato un coraggioso libro «La mafia nigeriana in Italia» in cui ha denunciato e documentato decenni di attività criminale in Italia e le tante, troppe complicità ed omertà che le hanno favorite acquistabile qui  https://www.amazon.it/dp/B0BBJTPG7K .

Nei giorni intorno al Natale per alcune pubblicazioni di denuncia di tutto questo sono arrivati insulti su facebook e youtube, offese volgari e immonde. Su un forum online, di cui non riportiamo il nome per non far pubblicità a questi esseri, in più tra insulti e oscenità varie (mettendo anche la foto del volto del sottoscritto) c'è chi ha scritto di essere favorevole alla violenza e "se potessi avere questo davanti lo scasserei di botte" con riferimento al sottoscritto.  La risposta, l’unica risposta che si conosce comincia con quest’articolo, solo prima parte, perché quegli attacchi offensivi dimostrano che è stato toccato un nervo scoperto e a qualcuno dà fastidio certe pubblicazioni. Motivo in più per continuare a farlo, per farlo sempre più.

1. continua

 

 

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