CONSIDERAZIONI SULLA SANITÀ PER UNA SINISTRA CHE NON C'È
L'OPINIONE. «Se si vuole davvero rilanciare la sanità come bene universale, basta andare avanti con slogan! C'è bisogno di entrare realmente nella materia e discutere delle criticità strutturali e come superarle.»
Ormai è chiaro che il nostro sistema sanitario è in crisi e bisogna ragionarci se e come rifondarlo.
Ma se nel 1978 c'era un fermento di idee che volevano dare risposte ai bisogni della società, ora domina uno stato di rassegnazione al declino con qualche minima reazione per rallentare il processo di disgregazione.
Nel 1978 si era arrivati alla conclusione di rendere universale il diritto alle cure. Fu limitato questo da un cavallo di Troia, inserito dai liberali di allora, relativo al privato convenzionato, cioè ad un privato che può accedere ai fondi pubblici. Ricordiamoci sempre che qualsiasi privato mira al profitto ( vedere la storia di radioterapia in Molise).
Altro vulnus importante è stato creare un sistema che funzionava tramite diretta gestione clientelare della politica con tutte le distorsioni nate dal soddisfacimento delle richieste delle clientele.
Altro vulnus del sistema è legato alla produzione di farmaci e di presidi sanitari affidati a strutture private. Questo meccanismo implica che da queste merci bisogna trarre profitto anche con distorsioni del mercato, tramite bisogni indotti ed altri mezzi.
Ora il sistema si sta disfacendo e le cure sono sempre più legate al reddito. Allora andrebbe chiarito se il diritto alla salute deve essere un bene universale o qualcosa da legare al reddito e, quindi, non accessibile a tutti allo stesso modo.
Se dobbiamo considerare la salute una merce, allora bisogna accelerare il processo di privatizzazione tramite il privato convenzionato, introdurre una assicurazione integrativa con premi crescenti in rapporto all'età ed ad eventuali malattie. Bisogna arrivare a forme sempre più differenziate di cura in rapporto al reddito, ritornare alle vecchie mutue e ad assistenza caritatevole per i più bisognosi.
Se invece si vuol rilanciare un sistema universalistico bisogna togliere dalla legge 833 la distorsione del privato convenzionato o, se proprio deve rimanere, destinare a questo un fondo predefinito di non più del 15%, che non deve avere vasi comunicanti con il fondo per le strutture pubbliche.
La produzione di farmaci e presidi sanitari non può essere appannaggio del mercato perché crea distorsione.
Anche l'attività intramenia, così come è strutturata crea una mercificazione della salute e va ripensata. Bisogna trovare una metodologia di gestione che eviti la intrusione politico-clientelare.
Se si vuole davvero rilanciare la sanità come bene universale, basta andare avanti con slogan! C'è bisogno di entrare realmente nella materia e discutere delle criticità strutturali e come superarle.
Se non si fa questo si fa solo ammuina.
Lucio Pastore
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