Enrico, se tu fossi qui cosa diresti a questa figlia perduta?

LETTERA APERTA A BERLINGUER, leader storico di un vecchio (e dimenticato) Partito Comunista Italiano , vero  rappresentante della sinistra italiana che ha lasciato un'impronta profonda e permanente  nella politica del nostro Paese.

Enrico, se tu fossi qui cosa diresti a questa figlia perduta?

"Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. 

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. 

Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.

La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss".

La Repubblica, 28 luglio 1981

 

Caro Enrico,

purtroppo, non ho avuto il privilegio di averti conosciuto se non grazie alle testimonianze dei nostri "giovani" padri e/o nonni, video d'archivio e quanto resta del tuo vissuto, al di fuori dei libri di scuola (e come te, non sono presenti tanti altri grandi che hanno fatto la storia, non solo politica, del Paese, se non con qualche piccolo trafiletto, nota a margine o qualche aneddoto raccontato qua e là, durante qualche lezione).

 

Ciò che è certo è che la tua prematura scomparsa ha lasciato un enorme vuoto, non solo nel mondo politico, ma soprattutto nei cuori di chi ha avuto l'onore di incontrarti anche personalmente.

 

Mi emoziona sempre rivedere quelle immagini di migliaia di persone riunite al tuo funerale, per salutare te, Enrico, un uomo semplice, onesto, che ha lavorato duramente per il bene del suo Paese. La tua vita, il tuo vissuto e le tue ideologie, la tua eredità, restano vive ancora oggi.

Mi ritrovo a "chiacchierare" con te perché oggi più che mai, alla soglia del mezzo secolo, ho bisogno di risposte e chiarimenti sul perché di fatto, la "nuova versione" della sinistra italiana, io davvero fatico a farmela andar bene e per questo mi piacerebbe condividere con te la mia personale analisi della sinistra italiana oggi, conscia di quanto tu abbia contribuito a plasmare l'ideologia di sinistra nel nostro Paese.

 

Il tuo approccio pragmatico e inclusivo alla politica, la tua dedizione alla giustizia sociale e al dialogo dovrebbero essere un esempio per tutti noi.

 

Di te si racconta dell'impegno e del progetto di una sinistra riformista e democratica, improntata al cambiamento sociale, progressivo sì, ma pacifico. Hai ritenuto fondamentali, al fine di vedere realizzata una società più equa, il dialogo e la cooperazione tra la sinistra e le altre forze politiche sociali moderate, dando vita a un momento politico significativo e senza precedenti.

 

Un "compromesso storico" il cui obiettivo era quello di vedere superato l'antagonismo politico tra sinistra e destra, proponendo di cercare un punto di equilibrio che mettesse d'accordo entrambe le parti perché tu stesso eri convinto che superare le divisioni ideologiche e lavorare insieme per il bene del Paese sarebbe stato possibile.

Tuttavia, le divisioni tra le forze politiche, i dissidi interni e le pressioni internazionali hanno impedito e ostacolato ogni sforzo per un'effettiva collaborazione politica. Inoltre, la DC, partito dominante nel sistema politico italiano dell'epoca, non si è resa disponibile a una reale condivisione del potere con il PCI.

 

Caro Enrico, di quegli anni e di quei sentimenti così vissuti e partecipati, non resta che un malinconico ricordo.

 

Il tempo avanza, la società cambia e nel contempo anche la politica si è adeguata al cambiamento e forse la sinistra ha subìto una metamorfosi totale. Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescente frammentazione politica che ha portato alla comparsa di numerosi partiti di sinistra e conseguentemente a una dispersione di voti e risorse, contribuendo ad allontanare la sinistra dalla sua base e rendendo più difficile per i partiti di sinistra ottenere risultati significativi e rappresentativi.

 

Il pensiero di sinistra in Italia ha subìto diverse trasformazioni nel corso degli anni, è vero. Oggi è costretta a fare i conti con una serie di problematiche complesse. La globalizzazione e l'interazione tra le varie culture ed economie hanno ristabilito le regole del gioco politico, creando nuove disuguaglianze e sfide sociali.

Allo stesso tempo, la crisi economica mondiale ha costretto la politica di sinistra a riformulare l'approccio tradizionale alla pianificazione economica e sociale.

 

Tuttavia, negli ultimi tempi, nonostante l'adozione di simboli, discorsi e posizioni politiche di sinistra, sembra che non riesca ad affrontare concretamente e di fatto i problemi sociali e le ingiustizie che dovrebbe contrastare. In molti la definiscono una sinistra "radical chic". Questa contestazione nasce sulla base di una visione di una "nuova" sinistra (o centro sinistra) elitaria, concentrata su questioni identificative, simboliche e identitarie, piuttosto che sulle questioni economiche e sociali che dovrebbero essere centrali nell'agenda politica di sinistra.

 

Non nego, caro Enrico, che io questa "nuova sinistra" davvero non la capisco; fatico parecchio a comprenderne il linguaggio, eccessivamente accademico, elitario, distante anni luce dalla realtà quotidiana delle persone. Pare si sia isolata e che non si preoccupi più dei bisogni e delle aspirazioni della "base", dei lavoratori e delle lavoratrici.

Indubbiamente avresti apprezzato il progressivo spostamento della sinistra italiana verso un'agenda più pragmatica e nella ricerca di un'alternativa al neoliberismo, incentrata sulle politiche sociali, la tutela dei diritti civili, le questioni ambientali e sul benessere dei cittadini.

 

Avresti sicuramente sostenuto il dialogo e il rafforzamento della collaborazione tra le diverse forze di sinistra con l'obiettivo di formare una maggioranza (futura) innovatrice e che avanzasse nelle riforme.

 

È chiaro ormai che la sinistra oggi si trova in una fase di transizione, frammentata e in cerca di un'identità chiara e di unificazione.

 

C'è la necessità di un progetto politico comune, un programma che unisca forze diverse sotto un'unica bandiera e che promuova valori di giustizia, uguaglianza, solidarietà e sostenibilità. C'è un desiderio diffuso tra i cittadini di una sinistra capace di proporre soluzioni concrete ai problemi reali che affrontiamo come nazione: la disoccupazione, la povertà, l'insicurezza, il cambiamento climatico e tanto altro.

 

La sinistra deve rivedere il ruolo e l'approccio correnti per rispondere in maniera adeguata alle problematiche attuali.

È importante tornare a connettersi con la classe lavoratrice e le fasce più deboli della società, prendendo in considerazione le loro preoccupazioni e necessità, e proponendo politiche concrete per migliorare le loro vite.”

 

Un'altra sfida per la sinistra italiana è quella di instaurare un dialogo con la società civile e i movimenti sociali. La politica partitica tradizionale ha perso la fiducia e la credibilità dei/nei cittadini, quindi è necessario adottare un approccio più inclusivo e partecipativo. Bisogna reinventarsi come forza motivante nel cambiamento sociale, coinvolgendo e ascoltando le diverse voci del nostro Paese.

 

La rigenerazione etica della politica, ovvero un cambiamento profondo nella cultura politica, è una necessità assoluta, imprescindibile. La sinistra italiana deve tornare a svolgere un ruolo guida, essere il faro incrollabile di integrità e trasparenza. È imperativo dimostrare che gli interessi collettivi e il bene comune sono al di sopra di quelli individuali o di partito. Solo così si potrà recuperare la fiducia dei cittadini e costruire un sistema politico davvero al servizio delle persone e far nascere una società più giusta, inclusiva ed ecologicamente sostenibile.

 

Spero tanto che le idee e i principi che hai lasciato come patrimonio siano ancora oggi fonte d'ispirazione continua per le fazioni progressiste italiane, e che torni a essere possibile collaborare sinergicamente nella responsabilità di costruire un avvenire che faccia ben sperare e che sia inclusivo per l'intera collettività.

 

Ma forse il mio è il pensiero di una signora agè, una visione romantica di ciò che un tempo era. Se tu fossi qui ora, cosa diresti a questa tua “figlia” perduta?

 

Con stima e gratitudine.

 

 

«Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e con gli oppressi, non c'è più scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.»

 

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