I volti dei civili, restituire l’umanità ai tempi della guerra

Incontro pubblico a Casalbordino con il giornalista Toni Capuozzo, online la registrazione dell’evento organizzato dall’associazione MeD.

Queste ultime settimane, dopo che la quasi totalità si era assuefatta ad una sorta di war show mediatico e politico, ha riportato al centro la drammaticità e la mortale pericolosità della guerra. Si è oscillati tra l’arrivare ad un millimetro dalla ufficialità della guerra mondiale (terza sicuramente no, se si alzasse la testa oltre la nauseante egoistica autoreferenzialità della fortezza Europa il conteggio aumenterebbe considerevolmente) e incerte ipotesi di tregua. Non pace perché, e questo ci insegnano tutte le guerre e la vera realtà, alle guerre seguono tregue, cessate il fuoco ma non paci autentiche. La situazione nei Balcani, sull’orlo di un nuovo precipizio armato da tempo, lo dimostra.

Il conflitto nei Balcani fu al centro dell’impegno giornalistico di Toni Capuozzo negli anni novanta. Anni di guerra, devastazioni, morti, crimini e atrocità. Ma anche di grande passione e generosità solidale ed umana. Un’umanità che non si arrese e, negli interstizi del disordine bellico, costruì resistenza, storie, vite, reti. Trent’anni dopo Capuozzo è tornato in quell’inferno, ha riannodato i fili della memoria e raccontato la realtà di oggi. Un viaggio accompagnato da Igor, il cameraman che lo accompagnò all’epoca, e ritrovando, abbracciando, tornando a condividere sorrisi e calore umano con persone, volti, umanità civile che incontrò in quegli anni. Un viaggio che è diventato un documentario “1992-2022. Ritorno all’inferno” che è disponibile online al link https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/19922022ritornoallinferno/1992-2022-ritorno-allinferno_F311831101000101

La visione di questo documentario ha segnato l’inizio dell’incontro con Capuozzo organizzato dall’associazione MeD (Mari e Deserti) lo scorso 5 novembre presso l’Auditorium “Tito Molisani” di Casalbordino. La videoregistrazione integrale della serata è disponibile sul canale youtube dell’associazione ed è il video di copertina di quest’articolo.

In quest’intervista per il giornalista Giuseppe Ritucci di Chiaro Quotidiano Capuozzo ha riassunto i temi e le riflessioni condivise sul palco con l’associazione MeD e il giornalista Benito Mascitti.

Capuozzo dimostra quanto oggi il giornalismo sia necessario e vitale, quanto oggi sia non solo indispensabile ma possibile, quale il senso del giornalismo e l’impossibilità che si confonda con altro. Il copia incolla frenetico, la mediocrità del non leggere e rileggere quel che si pubblica, il diventare solo una vetrina e una bacheca compulsiva, il ripetere quel che altri vogliono si ripeta, il non porsi domande, il non coltivare l’arte del dubbio, il non incontrare volti e vite è altro. Non si possono confondere perché l’altro dal giornalismo non racconta e non restituisce umanità, vita, nulla di nulla. Azzera tutto, cancella ogni cosa. Il giornalismo, ammoniva decenni fa Horacio Verbitsky, è diffondere quel che qualcuno non vuole si sappia. Nonostante le migliaia di profughi giunti in Italia, nonostante il grande clamore ed interesse suscitato dal 24 febbraio in poi, colpiscono alcune caratteristiche della narrazione prevalente del conflitto tra Ucraina e Russia: manca la quotidianità delle persone, manca la vita dei cittadini, manca quel che trent’anni ci raccontarono dai Balcani. Gli ucraini appaiono senza volto, un qualcosa di etereo e impalpabile, tutto o quasi sappiamo di cosa accade nei palazzi ma nelle strade, nei luoghi della convivenza quotidiana, nella carne viva della società? Quante storie, quante vite, quanta quotidianità come quelle che Toni Capuozzo ci ha raccontato trent’anni fa esistono oggi in Ucraina e son fuggite verso l’Italia e tutta l’Europa occidentale? Quale destino, dopo l’ondata emozionale del primo momento, per le migliaia di persone fuggite? Quanti avranno la possibilità di rifarsi una vita, quanti finiranno in quel sistema che solo le propagande interessate delle consorterie  di palazzo possono definire accoglienza quasi trent’anni dopo il Regina Pacis, il Serraino Vulpitta e la “holding” denunciata da Dino Frisullo. Non appare un caso che, come abbiamo denunciato mesi fa sulle nostre pagine, Domani e TPI, il grande capo del Regina Pacis è stato omaggiato e riverito dalle alte sfere dei palazzi di governo. Così come, e silenzio totale è calato ed avanza sempre più, sulle migliaia di donne, ragazze e anche bambine che sono finite prigioniere delle reti criminali schiaviste mafiose.

Le guerre, scrisse Hemingway, vengono combattute in nome degli interessi di personaggi che si conoscono da persone che non si conoscono. E tutto perdono in guerra. Restituire volti, raccontare umanità, andare oltre propagande e veloci click, è il compito del giornalismo, è il ruolo che può (e deve) avere. Ponendo domande e dubbi, interrogativi e ascoltando, riannodando fili e voci.

Riassumere tutto l’incontro, la testimonianza e la profondità degli interventi di Toni Capuozzo è pressoché impossibile in un solo articolo. Può farlo solo la visione integrale della videoregistrazione di “una serata che rimarrà tra i ricordi più belli della nostra associazione” (ha sottolineato MeD, Mari e Deserti), allieta dalla presenza sul palco di alcuni quadri dell’artista locale Guerino Taresco e dal momento conviviale animato dalla degustazione dell’olio nuovo e del vino novello di Vini Alberto Tiberio, presente con Alessandra Tiberio che al termine ha omaggiato Capuozzo, e Ripa Bianca dei Miracoli, presente con Giuseppe Di Fabio.      

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