Il pandemonio nella sanità, perché doveroso sarebbe ricordare tutto/3

TERZA PARTE/La sanità abruzzese quattordici anni dopo Sanitopoli tra inchieste giudiziarie e gravissimi ritardi, morti in Pronto Soccorso e operatori mai stabilizzati, il piano pandemico non aggiornato e ancor meno applicato, la verità sulle mancate zone rosse in Lombardia, l’elenco sarebbe infinito.

Il pandemonio nella sanità, perché doveroso sarebbe ricordare tutto/3

[…] Arriva e lo mettono in codice giallo. Lo raggiungo in pronto soccorso alle ore 8 del mattino, riesco ad entrare, lo trovo sudato, non sembra avere la febbre, ha sete, gli do dell’acqua , mi dice “aiutami, nessuno mi guarda, mi sento male “provo a chiedere a infermiere, mi dicono fra 4 persone tocca a lui, protesto debolmente, “signora è un cardiopatico , fate presto”.

[…] mi telefona la prima volta alle 11,47, ancora con il suo grido di aiuto sommesso e pacato “ sei sicura che mi visitano io sto sempre molto male e qui non viene nessuno” cerco di dirgli che andrà tutto bene e che presto si prenderanno cura di lui .

“Si ma quando!? Quando, dimmi Luciana, ascoltami, mezz’ora? Quanto tempo? Provo ad aspettare, ce la faranno fra mezz’ora?“.

Dopo di questa tante chiamate al mio telefono, alle 14,02 l’ultima telefonata di aiuto …. “Non mi hanno ancora visitato, sono passate tante mezz’ora e qui da me non è venuto nessuno”. Poi il silenzio , sono terminate le sue telefonate, mi reco verso il pronto soccorso e mentre ero per strada mi avvisano che è morto . È morto con il telefono in mano tentando di fare la decima telefonata a sua nipote. […]

Anno Domini 2022, mese di Giugno. Sono alcuni stralci della testimonianza, pubblicata su facebook, di una nipote che ha visto morire in poche ore lo zio. Una delle testimonianze più drammatiche dell’odissea che si può vivere in un pronto soccorso abruzzese. Quattordici anni dopo Sanitopoli, l’inizio del commissariamento della sanità, le chiusure di ospedali, il taglio di posti letto e reparti.

E di precari della sanità, infermieri, OSS e medici non stabilizzati anche se vincitori di concorsi o rimandati a casa dopo essere stati gli “angeli” delle fasi più acute dell’emergenza. Tutto silenziato, ignorato, taciuto in queste settimane di campagna elettorale e di chiacchiere a vuoto.

Non si contano più i sit in, gli scioperi, le denunce, le mobilitazioni degli operatori sanitari in questi due anni e mezzo, la documentazione dello stato di alcuni pronto soccorso e reparti di ospedale. Accanto a loro solo e soltanto, in questi due anni e mezzo come negli anni precedenti, il vicepresidente della Regione Abruzzo Domenico Pettinari, i militanti e le militanti di Rifondazione Comunista e ben pochi altri.

La Regione in cui nel 2019, pochi mesi prima dell’arrivo della pandemia, una madre – Marie Hélène Benedetti, presidente dell’associazione Asperger Abruzzo - ha dovuto minacciare di incatenarsi sotto la sede della Regione a Pescara per vedere riconosciuti i diritti del figlio. Le espressero solidarietà in ben pochi, comunicati in cui si denunciò ed evidenziò la situazione della sanità abruzzese, tra cui Azione Civile e l’Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo.

Nelle settimane successive alla testimonianza che abbiamo riportato all’inizio di quest’articolo un nuovo ciclone giudiziario ha investito i rapporti tra pezzi delle istituzioni e sanità privata. La quarta inchiesta, chiediamo venìa se altre ci sfuggono in questo momento, in tre anni, solo l’anno scorso furono due in poche settimane. Sono e saranno i tribunali a dover sancire le “verità giudiziarie” e la Costituzione italiana prevede che tutti sono “innocenti” fino a sentenza definitiva.

Ma ci sono valutazioni e sensazioni di sgomento che vanno ben oltre le carte giudiziarie e i giudizi di un tribunale. Perché il pandemonio della sanità pubblica abruzzese è chiaro e ben conosciuto ai cittadini che subiscono gli effetti di tagli e depotenziamenti (l’abbiamo documentato e riportato tante volte in questi due anni e mezzo).

Così come le vicinanze e i rapporti stretti di confidenza tra chi dovrebbe tutelare l’interesse pubblico, la salute di tutte e tutti noi e chi ha come fine della propria attività altro. Quattordici anni dopo l’inizio di Sanitopoli su tutto questo manca una qualsivoglia riflessione e mobilitazione, vale per la sanità così come per altre situazioni come le autostrade A24 e A25. Per anni gestite (attualmente la revoca è sottoposta al vaglio della magistratura amministrativa) da colui di cui l’ex presidente della regione Abruzzo, ex presidente della Provincia di Pescara, ex sindaco di Pescara, senatore uscente e candidato alla carica di deputato alle elezioni del 25 settembre D’Alfonso si definì “damo”.

Quanto andrebbe sollevato lo ricordarono nell’estate di due anni fa, dopo l’ennesima inchiesta che coinvolse anche la sanità, il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo e Azione Civile. Questo uno stralcio del nostro articolo, datato 6 agosto 2020 https://www.wordnews.it/politica-abruzzese-nuovo-terremoto-giudiziario tutto questo appare la quotidianità: la conduzione di quella che Azione Civile – il movimento politico fondato dall’ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia – ha definito «res privata».

«Dirsi garantisti non può significare non esprimere un giudizio politico sulle condotte accertate dai magistrati. E non si possono non ritenere assai gravi i fatti emersi. Fanno parte di un malcostume, di un clientelismo e di una corruzione sistemica che denunciamo da anni e che in Abruzzo ci hanno visto spesso scontrarci col Pd – ha commentato l’inchiesta sugli eventi pescaresi il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, ex parlamentare, consigliere regionale e comunale pescarese - I comportamenti emersi rientrano in una normalità quasi banale. Non riguardano in questo caso grandi appalti o l'edilizia, ma una propensione all'uso privatistico della pubblica amministrazione e delle sue risorse per favorire la propria camarilla o il proprio clan. Un'abitudine all'occupazione della cosa pubblica che è intollerabile».

Durissimo l’affondo di Azione Civile sull’inchiesta pescarese e su altre vicende abruzzesi di questi mesi: «il panorama politico di queste settimane fa cadere le braccia, sconsola e fa capire che il futuro non sarà diverso dal passato, che non si è usciti (se si è usciti) migliori ma sempre gli stessi – scrive in un comunicato il gruppo abruzzese del movimento - Segreterie di partito (come vediamo ad Avezzano e Chieti) e capibastone considerano le elezioni come un risiko dove incasellare i propri uomini in stile battaglia navale. Inchieste della magistratura (vedi Pescara) dove – al di là del rispetto della Costituzione che prevede la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva e considerando che, ad oggi, non è neanche sicuro che ci sarà mai un processo – cadono le braccia nel vedere ancora una volta in azione gli stessi medesimi meccanismi politici. L’anno scorso, davanti alle notizie nazionali (cadute nel silenzio assoluto qui, siamo stati quasi gli unici a prendere posizione) sui finanziamenti a fondazioni di area renziana dell’imprenditore abruzzese Toto (su cui mai nessuna procura ha sollevato finora alcun rilievo, lo sottolineiamo per amor di verità e chiarezza) abbiamo diverse volte ribadito che dovrebbero far riflettere e indignare le strette contiguità e permeabilità delle sfere d’interesse tra chi dovrebbe garantire il bene pubblico e potentati economici privati. Che rispondono a tutt’altro interesse, ovvero quello dell’utilità privata, e quindi non dovrebbero minimamente intrecciarsi con chi ha responsabilità di governo e amministrazione pubblica.

Sono considerazioni che, con le dovute modifiche, possono valere persino per il “sistema Palamara” (dove è stato citato e tirato in ballo l’ex sottosegretario di governo, ex vice presidente del Csm e oggi commissario per la ricostruzione post terremoto, tra i tanti incarichi della sua pluridecennale carriera politica, Legnini), per le ultime notizie che vengono da Pescara o per la situazione autostradale – tornata d’attualità in maniera disastrosa in queste settimane – sia sulla costa che sul massiccio del Gran Sasso».

«Basta con le cordate e le elezioni considerate campi di battaglia tra signori di “pacchetti di voti”, basta con un Abruzzo ancora ancorato alla subcultura del “re delle raccomandazioni”, ostaggio della mentalità degli “amici, amici di amici e amici degli amici degli amici”, dei favori, del clientelismo e del “s’aggiusta tutto” – conclude Azione Civile - Basta opacità, basta dami (come l’ex presidente della Regione Abruzzo, ex sindaco di Pescara ed ex presidente della stessa provincia, oggi senatore PD D’Alfonso si definì di Toto) e basta rapporti troppo stretti tra interessi economici privati e (più o meno presunti) rappresentanti della cittadinanza tutta».   

Mentre la quotidianità di questi due anni e mezzo è quanto si ritrova anche nei nostri archivi e abbiamo riportato in questi articoli

 

 

Sanità, il coronavirus è dilagato nella macelleria dei tagli

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