RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini

IL COMMENTO DI ROCCO POLISTENA. «Amore» e «Omologazione» secondo l'interpretazione di uno scrittore calabrese.

RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini

«AMORE»

Rifletto spesso su un termine abusato, abiurato, il più delle volte “sincopato” come amore! E nella riflessione spasmodica, incessante ed incasinata che non mi consente nemmeno di connotarne la più genuina dimensione. E nel pensiero mi sovvengono i versi di Pasolini estratti da “La religione del mio tempo”: “Molte volte un poeta si accusa e calunnia, / esagera, per amore, il proprio disamore, / esagera, per punirsi, la propria ingenuità, /è puritano e tenero, duro e alessandrino…”. Dunque che l’amore sia il “disamore”? Pasolini ci esorta a ben altro che il “disamore”.

Allora l’amore pasoliniano sarà un incedere tra la quotidianità inneggiando il presente come la soluzione; è amore! Amare sarà reincontrare l’eros nell’unica chiave possibile, della carnalità naturale. Amare sarà “un rosso straccio di speranza”.

Ma è anche “la volontà a non essere, incosciente, /e la cosciente volontà a sussistere /nel privilegio e nella libertà…”. Libertà come succedaneo di Amore! Eccolo il significato ultimo forse di amore per Pasolini: Libertà. Dunque, Amore è Libertà di muoversi nella propria condizione umana; assaporare la caducità di essere eros, thanatos e solo uomini, senza distinzione di affetti o di sensitività, di sensibilità, di provenienza. Amore è così mamma, madre, uomo, donna, bambino, ragazzo di vita, omosessuale, “Cristo senza Cristo”…

Persino lo scontro con la vivibilità del contingente è amore, o – come ebbe a scrivere ancora lo stesso poeta ne “Il cinema in forma di poesia” amare “ferocemente, disperatamente la vita… L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”.

Con Pasolini, dunque, si demarca la “non definizione assoluta di Amore”, si rinnova il “De profundis” wildiano dell’Amore che E’, che non ha etichettatura poiché vita in sé.

«OMOLOGAZIONE»

Essere perfettamente tutti allo stesso modo. Capitalizzare un’esistenza, renderla “omologata”. A questo si scaglia Pasolini.

Ad una insonorizzazione del vissuto incipriata a dovere dalla forza propulsiva ma non propositiva dei vecchi e nuovi media. Alla diffusione di una cancellazione barbara della tradizionalità bella e genuina dell’evo contadino – pastorale. All’unificazione senza incontro personale della cultura per imporre una cultura dominante! Alla vincita totalizzante dell’edonismo. Ad un “Potere” sempre rinnovato e poco umano.

Credo che a poco serva, però, elencare le battaglie pasoliniane al “teatro dei simili”. Dovremmo piuttosto ragionare a quanta omologazione si rinnova giorno dopo giorno, anche inconsapevole. Cominciando su un nuovo luogo comune: i giovani e i giovani sui social, non considerando quanto i c.d. “adulti” di vecchia leva si propongano come “modelli” stantii o “prezzolati” peggiori dei giovani demonizzati. È omologato anche il comportamento di chi non dà un buon esempio da seguire!  

Siamo tutti omologati nel perseguire solo gioie effimere; nell’imporre ricette disconnesse di un fideismo senza “Idea” di principio o di maniere, non di maniera! Siamo tutti carnefici di “etichette” e rinnovatori di “capri espiatori”. Siamo perfettamente ipnotizzati dal “falso sempre” a discapito del “vero ora”.

La ricetta ad un’iphone tutti in mano, al pensiero comune limitato, al perbenismo disincantato dalla ragione della realtà che è omologazione e non “ragioni della realtà umana”?

RIAPPROPRIARSI DELL’ESSENZA DI ESSERE PERFETTAMENTE SE STESSI, SOLO SE STESSI, nella propria imperfetta umanità. Ci renderà di nuovo pezzi unici razionali e morali, sensibilità umane, galassie radiose di cuore e pensiero.

 

1^ parte/Continua...

 

 

 

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