LA SENTENZA: I COLLABORATORI/12

“TRATTATIVA” STATO-MAFIA/16^ parte. Continua il nostro viaggio per “svelare” la Sentenza di Primo grado, dove i magistrati hanno dimostrato il patto scellerato tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Stefano LO VERSO (“cosa nostra”) parla del magistrato Nino DI MATTEO. «Ma io ho chiesto di parlare con il dottore Di Matteo principalmente perché diciamo che di quello che avevo sentito nell'ambito mafioso, era il più temuto della mafia... Era il più tosto dei Magistrati che aggrediva la mafia, per questo non era ben visto dalla mafia.... c'era in mente di tutto il gruppo mafioso di Bagheria di fare del male sia al dottor Di Matteo che a lumia.…». Sulla politica: «…pensavo che da un momento all'altro potessi fare la fine che ha fatto Luigi Ilardo, perché come si tocca l'alta politica si muore».

LA SENTENZA: I COLLABORATORI/12
Nino Di Matteo

LO VERSO STEFANO

- che da tempo stava maturando la decisione di collaborare con la Giustizia e che poi si era deciso quando ormai aveva scontato la pena per il reato di associazione mafiosa ed aveva pendente soltanto un processo per la detenzione di una pistola per il quale si aspettava, come poi in effetti è stato, una pena lieve ("La mia scelta di parlare con i Magistrati giustamente è maturata anche precedentemente, non è che... Si è manifestata diciamo poi nel corso degli anni, di trovare il coraggio, di trovare la forza proprio di dire ora basta perché per staccarsi dalla mafia si può staccare uno dalla mafia solo con la collaborazione, non esiste la dissociazione, non esiste io da questo momento mi sto a casa e non voglio vedere più nessuno, perché quando uno è a conoscenza di reati prima o poi, se uno si allontana, deve morire. lo avevo scontato il carcere, io ero libero, quindi la mia situazione dal punto di vista penale, aspettavo un processo solo per l'arma, ma diciamo che la condanna, era stata richiesta una condanna di un anno in continuazione a quello che avevo fatto, quindi con la scarcerazione anticipata, che già mi spettava, potevo fare pochissimi mesi, anche se mi avessero condannato in Appello. Ma non era tanto questo diciamo la... Il carcere che mi faceva paura, perché io mi dovevo liberare di tutti i peccati che avevo, perché la paura era a tenere prigionieri i peccati perché io non vivevo più, io ogni giorno per me era un incubo, perché ricordare le cose passate, ricordare il male che avevo fatto, a cui chiedo scusa a tutti quanti e chiedo perdono perché nella vita si può sbagliare, ma si può avere anche il momento per dire adesso, da questo momento in poi io mi metto nella giusta strada e abbandono la via dell'inferno. E io ho avuto questo coraggio e questa forza e mi sono presentato io dai Carabinieri a Ficarazzi, ho detto devo parlare con il dottore Di Matteo. Anzi gli ho detto: devo consegnare questa busta, al Maresciallo Chilla. Il maresciallo mi disse: ma che c'è? C'è qualche cosa che non va? Ne vuoi parlare con me? Ho detto: no, io devo parlare con il Procuratore, con il dottore Di Matteo, consegni questa busta… Siamo esattamente subito, all'entrata del 2011, inizio del 2011, che io c'ho questo colloquio con il Maresciallo, poi gli do questa busta, finalmente io c'ho un incontro con il dottore Di Matteo e poi subito dopo io ho iniziato a collaborare il 9 febbraio del 2011");

-che aveva chiesto di incontrare specificamente il Dott. Di Matteo perché sapeva che si trattava di un magistrato particolarmente impegnato contro il fenomeno mafioso, tanto che in passato era stato progettato anche un attentato nei suoi confronti ("Ma io ho chiesto di parlare con il dottore Di Matteo principalmente perché diciamo che di quello che avevo sentito nell'ambito mafioso, era il più temuto della mafia, perché dice che in termini diciamo... Era il più tosto dei Magistrati che aggrediva la mafia, per questo non era ben visto dalla mafia e io volevo parlare proprio con lui per avere quello sfogo di trasmettere tutti i miei peccati e raccontare tutti gli episodi malavitosi a una persona che era a conoscenza del sistema della nostra zona e nello stesso tempo che era il più temuto della mafia.... mi ricordo io che durante... Noi quando siamo stati processati in primo grado, le udienze venivano svolte in questa aula e io mi ricordo che ero proprio nella gabbia di fronte, signor Presidente, dove è seduto lei, qua di fronte, in compagnia di Giuseppe Di Fiore e siccome quando entravano i Magistrati, quando entrava il dottor Prestipino o quando entrava il dottore De Lucia era come... La mafia non accettava quello sguardo dei Magistrati, perché mi ricordo che il dottore Prestipino e anche De Lucia si facevano il giro e ci passavano davanti le gabbie, guardandoci in maniera molto intensa, come una sfida. E io dissi: ma perché ci guardano cosi? Ci dissi. E Di Fiore dice: va bè, dice, anzi ce ne sono peggio di loro. E lui si riferiva al dottore Di Matteo, perché dice... Allora il dottore Di Matteo non era in aula, tanto che io gli avevo chiesto pure: tanto, dice, alla Valdina non ci voleva niente, alla Valdina è un fondo che si trova nella zona di Santa Flavia, dove il dottor Di Matteo hanno delle proprietà. Ma la mafia sapeva tutti i suoi spostamenti, sapeva gli spostamenti di Lumia, perché Lumia passava sempre dalla Caravella, dove Peppino Di Fiore stava sempre là davanti (PAROLA INCOMPRENSIBILE) e dice: come gli avevo detto pure di Lumia. Eppure mi è stato detto di no, in questo momento no, dice, non si fa niente. Dice: ora lo vedi come siamo combinati? Quindi c'era in mente di tutto il gruppo mafioso di Bagheria di fare del male sia al dottor Di Matteo che a lumia. Queste sono le affermazioni che ho avuto in questa aula nella gabbia qua di fronte da Peppino Di Fiore, che era un mio coimputato... Mi ha detto, dice, mi hanno detto di... no perché c'avevano il processo in corso. E il processo in corso era quello di Mariano Agate più altri, e gli fu detto di no. Lui aveva... lui legami... Il contatto che aveva Di Fiore era con i fratelli Greco e con Bernardo Provenzano, perché Peppino Di Fiore fa parte dell'alta mafia, non è un quaquaraqua");

- che si era determinato a parlare con il Dott. Di Matteo anche perché aveva appreso dalla televisione che il detto magistrato si stava occupando della mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso ("Ma io un altro dei motivi che ho chiesto di parlare con lei, era proprio perché da quello che avevo visto in televisione, che lei si stava occupando... Si parlava sempre della mancata cattura e che lei si stava occupando di quel processo, io ho voluto riferire a lei proprio l'episodio che avevo visto in televisione e che ne avevo discusso con Bernardo Provenzano della mancata cattura quando fu a Mezzojuso nel 1995. Perché diciamo che io temevo tantissimo anche a parlare con i Magistrati per paura, perché dopo tutti gli eventi che avevo sentito dal Provenzano, che ci potessero essere delle fughe di notizie, chi potesse essere qualche talpa e io temevo tanto per la mia vita, quindi ho cercato di parlare con un Magistrato dove ci fosse da... Che aveva il processo nelle mani e fossi sicuro che non sarebbe trapelata nessuna notizia al di fuori di quella stanza, per questo ho scelto di parlare con il dottore... Dicevo a cuor mio il dottore Di Matteo... Però io non è significa non parlare con gli altri Magistrati, come parlo con il dottore Di Matteo, oggi parlo con tutti gli altri Magistrati'');

- che quando aveva iniziato a collaborare con la Giustizia era pendente nei suoi confronti anche un procedimento per l'applicazione di misure di prevenzione che, poi, però si era concluso per lui favorevolmente poiché tutti i beni oggetto di sequestro erano, in realtà, di provenienza lecita come aveva subito dichiarato e, poi, dimostrato ("[…]");

- che effettivamente non aveva immediatamente riferito le confidenze fattegli da Provenzano sui politici, pur avendone comunque parlato entro il termine di centottanta giorni dall'inizio della collaborazione, in quanto all'inizio temeva che potessero derivare conseguenze per lui negative dal coinvolgimento di politici ("No, no, io inizialmente non volevo parlare completamente dei politici collusi con la mafia proprio perché, come ho riferito allora ai Magistrati, perché io ne ho parlato dopo, in una occasione che sono venuti a interrogarmi in una località protetta, ne ho parlato con altri Magistrati di questa situazione, non ricordo, in questo momento non ricordo il periodo, ma fu sempre entro i 180 giorni della mia collaborazione che ne ho parlato. E mi ricordo che fu in una occasione che sono venuti ad interrogarmi perché volevano sapere notizie su Cosimo Vernengo per quanto riguardava la strage di Via D'Amelio. E Cosimo Vernengo era un imputato che era stato condannato con sentenza passata in giudicato per quella strage e si trovava detenuto a Spoleto dove è che ero pure io detenuto e con Cosimo diciamo che avevamo, avevo io un buon rapporto perché io conoscevo Cosimo Vernengo da quando era ragazzino perché loro hanno una villa del lungomare di Ficarazzi..."), mentre aveva, invece, subito riferito del commento fatto da Provenzano a proposito dell'episodio di Mezzojuso ("Certo che l'avevo riferito, la prima cosa che ho riferito è stato l'episodio di Mezzojuso… Avevo parlato già con il P.M, dottore Di Matteo… di quell'evento delle stragi non avevo fatto nessun accenno al dottore Di Matteo perché era una situazione che volevo restarne fuori perché pensavo che da un momento all'altro potessi fare la fine che ha fatto Luigi Ilardo, perché come si tocca l'alta politica si muore. Poi non potendone fare a meno, perché se un Magistrato mi chiede, se un Magistrato mi pressa e siamo in una circostanza dove c'è in gioco la vita di una persona che in quel momento diciamo ergastolo o libertà significa o vita o morte, io devo riferire come stanno le cose e fu nell'occasione che io ho riferito su Cosimo Vernengo, che mi vennero ad interrogare su Cosimo Vernengo, che ho dovuto ampliare tutto il discorso dicendo che anche il Provenzano in quella strage lui sosteneva che non ha potuto fare nulla e che la famiglia diciamo... Perché io sapevo del legame che aveva Provenzano con Giulio Gambino, che erano legatissimi e che la famiglia di Santa Maria di Gesù non c'entrava nulla in quella strage. […]'');

-che, come già dichiarato in altro processo, peraltro egli in un primo momento si era riservato di parlare dei politici soltanto in dibattimento

P.M. DI MATTEO: Senta, ma lei ora ha detto io in un primo momento avevo pensato di non volerne parlare di questi argomenti. Quando è stato sentito al processo Mori… pagina 104: inizialmente io non ho parlato di politici e neanche di alcuni argomenti delicati e non ne ho parlato perché toccando questi argomenti, con le esperienze degli argomenti raccontati dal Provenzano, su questi argomenti si muore...

DICH. LO VERSO: Per evitare che ci fosse una fuga di notizie, una volta che ne parlo in aula, una volta che la notizia è pubblica non c'è più nulla da fare, perché il pentito, il pentito deve avere paura sempre... Quando diciamo prima di parlare e deve stare attento pure con chi parla, perché sono delle cose, quando si tratta di politica, molto, molto delicate. lo avevo tutti i miei familiari qua, qua in Sicilia, non potevo io mettere allo sbaraglio la vita dei miei familiari, quindi dovevo cercare in una certa maniera di tutelare la vita dei miei familiari… Il mio riferimento è stato sempre che io ho detto allora ai Magistrati: ho paura di parlarne. Però io ne volevo parlare perché dal momento in cui io entravo in aula, io riferivo direttamente al Presidente come stava la situazione e come erano i fatti. Solo che in quell'occasione... Come infatti io glielo ho detto, se voi mi dite di parlare io a questo punto, anche se ho paura, io parlo").

 

Per approfondimenti:

PRIMA PARTE, giovedì 21 maggio 2020Il Patto Sporco: la sentenza dimenticata

SECONDA PARTE, domenica 24 maggio 2020Stato-mafia: la sentenza

TERZA PARTE, lunedì 25 maggio 2020Le tappe della Sentenza dimenticata

QUARTA PARTE, martedì 26 maggio 2020, La Sentenza: i Corleonesi

QUINTA PARTE, giovedì 28 maggio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/1

SESTA PARTE, sabato 30 maggio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/2

SETTIMA PARTE, domenica 31 maggioLa Sentenza: i Collaboratori/3

OTTAVA PARTE, martedì 2 giugno 2020La Sentenza: i Collaboratori/4

NONA PARTE, sabato 6 giugno 2020, La Sentenza: i Collaboratori/5   

DECIMA PARTE, mercoledì 10 giugno 2020La Sentenza: i Collaboratori/6

UNDICESIMA PARTE, venerdì 3 luglio 2020La Sentenza: i Collaboratori/7

DODICESIMA PARTE, sabato 4 luglio 2020La Sentenza: i Collaboratori/8

TREDICESIMA PARTE, domenica 5 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/9

QUATTORDICESIMA PARTE, lunedì 6 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/10

QUINDICESIMA PARTE, martedì 7 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/11