Premio Nazionale Lea Garofalo. Aiutaci con una donazione

SECONDA EDIZIONE, Casoli (Ch), dal 21 al 24 novembre 2023. LA TEMATICA DELLA 2^ EDIZIONE: “Gli esempi delle donne che si ribellano alle mafie per salvare i propri figli dal percorso criminale”. La Giuria, in attesa delle opere degli Studenti italiani, ha già individuato i 9 "Testimoni del nostro tempo" e le 3 Menzioni Speciali.

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Lea ha conosciuto la ‘ndrangheta da vicino: come tante donne, ha subìto la violenza brutale della mafia calabrese. Ha denunciato quello che ha visto, quello che ha sentito: una lunga serie di omicidi, droga, usura, minacce, violenze di ogni tipo. Ha raccontato la ‘ndrangheta che uccide, che fa affari. Che fa schifo! È stata uccisa perché si è contrapposta alla cultura mafiosa, che non perdona il tradimento del “codice mafioso” – soprattutto - di una fimmina. A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso.

L’hanno brutalmente interrogata, malmenata e poi assassinata. La sua colpa? Voler cambiare vita insieme a Denise. Per la figlia si è messa contro il convivente, i parenti, il fratello Floriano. Rincorreva una nuova vita: senza minacce, senza intimidazioni, senza aggressioni. Non c’è stato il tempo. La reazione animalesca è arrivata e nessuno ha saputo offrirle aiuto. Le mafie, sino ad oggi, hanno ucciso più di 150 donne.

Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni. Ma con Lea e con Denise non hanno potuto nulla. Gli assassini sono stati condannati all’ergastolo. Al carcere a vita. Il clan Cosco è stato distrutto da due donne, che hanno avuto la forza e il coraggio di dire No. Lea in vita si è sentita «una giovane madre disperata», stanca di chiedere aiuto, di chiedere protezione. Nessuno, come in tante altre occasioni, ha mai chiesto scusa. Nessuno ha mai telefonato alla madre di Lea, la signora Santina. Il suo memoriale è stato pubblicato solo dopo la sua morte. In questo strano Paese succede sempre tutto dopo.

 

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