STORIA DI UNO SFASCIO

L'OPINIONE. «Il diritto alle cure dovrebbe essere uno di quei beni comuni che non dovrebbero essere soggetti a leggi di mercato per trarne profitto».

STORIA DI UNO SFASCIO

In questo stato di degrado, confusione e sfascio del sistema sanitario regionale cerchiamo di comprendere ciò che sta avvenendo. Il diritto alle cure dovrebbe essere uno di quei beni comuni che non dovrebbero essere soggetti a leggi di mercato per trarne profitto.

Tuttavia, già la legge che nel 1978 istituì il servizio sanitario nazionale, introdusse la possibilità per i privati di attingere dai fondi pubblici tramite convenzioni. Questo significava che dei privati potevano trarre profitto dai fondi destinati alle cure. La regionalizzazione dei sistemi sanitari, ha fatto sì che il grosso dei trasferimenti statali alle regioni avvenisse per finanziare la sanità.

Questa fonte di denaro notevole ha costituito la base per la politica di gestire a fini clientelari i sistemi sanitari.

Infatti, le programmazioni sanitarie, specie nel sud, ed in particolare nel Molise, venivano fatte non partendo dall'analisi dei bisogni della popolazione ma in base alle esigenze delle diverse clientele. Bisognava soddisfare le esigenze di parenti, amici e clienti per consolidare il proprio potere. Tra queste esigenze clientelari sicuramente andavano soddisfatte le esigenze dei privati in cerca di convenzioni.

Così nel Molise, che aveva sei ospedali più altre strutture, si è aggiunto una quantità enorme di privati convenzionati che traevano è traggono profitto dai fondi pubblici, creando un vero e proprio ingorgo.

Le scelte lasciavano e lasciano scoperte molte necessità della popolazione per soddisfare i bisogni clientelari.

Poiché non ci sono abbastanza fondi per mantenere tutto, la politica ha deciso di smantellare progressivamente il sistema pubblico per finanziare il privato convenzionato. Ed ecco che siamo arrivati al disastro attuale dove dovranno essere chiusi gli ultimi tre ospedali per passare i fondi ai privati convenzionati.

Questo è un passaggio delicato e bisogna creare le condizioni perché venga accettato dalla popolazione senza protestare. Su questo punto si stanno un po' ingarbugliando le acque anche per decidere chi debba mangiarci di più sulla futura spartizione. La popolazione ormai è come una rana bollita che si adatta progressivamente allo sfascio cercando di capire come poter risolvere i propri problemi di salute.

Ormai il servizio universalistico è a pezzi e dobbiamo adattarci al privato. Chi può si assicuri per non trovarsi completamente scoperto. Cominciate a spostare i vostri risparmi verso la necessità di cura.

Infatti non esistono forze politiche o sindacali che si oppongano a questa deriva.

LP

 

 

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