La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/13

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 13^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/13

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

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LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

5.4 Le settimane e i mesi successivi alla morte di Attilio Manca
Circa una settimana dopo il decesso del medico, i coniugi Manca ricevevano la visita di Vittorio Coppolino, padre del migliore amico di Attilio dai tempi del liceo, Lelio Coppolino. In quell’occasione l’uomo avanzava l’ipotesi che Attilio Manca potesse avere visitato qualche latitante, facendo riferimento espressamente a Bernardo Provenzano, che – soste­neva – vista l’età poteva avere problemi con la prostata.

Aggiungeva inoltre che suo figlio Lelio gli aveva confidato che, durante le vacanze di Natale appena trascorse, Attilio aveva manifestato non meglio precisate preoccupazioni. Vittorio Coppolino, sentito a sommarie informazioni dalla Polizia giudiziaria, non negava l’incontro e i contenuti di questo, ma riferiva di «nutrire forti dubbi in ordine alla paternità della frase allo stesso attribuita», precisando che, qualora ciò rispondesse al vero, «la sua esternazione, in ogni caso, sarebbe stata una semplice illazione».

Il 23 febbraio 2004 Angela Gentile e Gioacchino Manca presentavano alla Procura della repubblica di Viterbo un esposto nel quale riferivano la convinzione che il figlio fosse stato assassinato e segnalavano la telefonata ricevuta da Attilio circa dieci giorni prima di morire, con la quale chiedeva loro informazioni su Angelo Porcino e gli strani comportamenti tenuti da Ugo Manca – all' epoca imputato davanti al Tribunale di Barcellona P. G. per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti – dal momento in cui era giunta la notizia del rinvenimento del cadavere del cugino, in particolare la sua spasmodica richiesta di entrare nell’appartamento posto sotto sequestro e le sue strane telefonate con Lorenzo Mondello.

Il 29 luglio 2004 i coniugi Manca presentavano un secondo esposto ,questa volta alla procura della repubblica di Messina, con il quale denun­ciavano l’omicidio del figlio, l’eventuale coinvolgimento del nipote Ugo Manca e una vicenda accaduta all’altro figlio, Gianluca Manca, poche settimane prima. Al documento allegavano anche l’esposto depositato presso la procura della repubblica di Viterbo il 23 febbraio precedente di cui si riporta di seguito un estratto.

«...Si vuole, soprattutto, rappresentare a Codesta Procura quanto anche appreso da mio figlio Attilio prima del suo decesso. Noi contesta­vamo a nostro figlio Attilio che avesse dei contatti con Ugo conoscendo le sue gravose pendenze giudiziarie. In una di queste occasioni Attilio, nel Natale 2003, ci disse di non preoccuparci perché a lui non avrebbe mai fatto nulla perchè lui non si interessava di quello che Ugo faceva. Ci confidò comunque che Ugo ha depositato dei soldi in Svizzera e che solo dopo l’esito del procedimento “Mare Nostrum” li avrebbe ritrasferiti in Italia. In effetti in occasione della morte di Attilio si è precipitato dalla Svizzera un intimo amico di Ugo che si chiama Fazio Renato detto “Rene'” che appunto vive in Svizzera. Ugo, addirittura, dopo il funerale non ci ha più rivolto la parola fino ad oggi (non ha chiesto neanche, nè sa, dove è sepolto il suo affezionatissimo cugino) ed è quasi subito sparito da Barcellona (ha dapprima fatto da Padrino al suo fidato amico Salvatore Fugazzotto che si è cresimato il 21 febbraio) per un intero mese e più precisamente dal 1° marzo al 30 marzo, come ci hanno anche confermato alcuni parenti. Inoltre v’è da dire che dopo il suo ritorno, non solo Ugo, ma anche altro suo fidato amico, tale Mondello Renzo, fratello di quel Benedetto anch’esso imputato nel proce­dimento per traffico di droga denominato “Mare Nostrum”, e comunque titolare di diversi negozi di “ottica”, tutte le volte che ci incontrano, non ci salutano e spesso ci guardano con atteggiamento di sfida profondendosi in sorrisi derisori e sarcastici. Noi abbiamo ricollegato tale atteggiamento anche ad un episodio occorso a nostro figlio Luca il 2 giugno 2004.

Nella predetta data tale Andrea Pirri, nipote della ex moglie di Calderone Mario, quest’ultimo anch’egli imputato nel predetto processo “Mare Nostrum”, e comunque a tutt’oggi assiduo frequentatore dello stesso Calderone Mario e del di lui fratello Sergio che lo ha “cresimato” non più tardi di diversi mesi addietro, verso le ore 21,00 circa si è recato a casa di mio figlio Luca in Barcellona P.G. trovandolo sull’uscio in procinto di andare a cena da suoi amici a Messina. Il Pirri, coetaneo di nostro figlio Luca e frequentatore a volte della medesima compagnia di amici, chiedeva di parlare con Luca e questi riferiva che aveva fretta di andar via. Il Pirri insisteva dicendogli che era una questione urgente e pertanto Luca lo faceva salire sulla sua auto. Qui gli riferiva che nostra cugina Angela Gentile coniugata Giarrotta aveva sparso la voce che mio figlio Attilio era stato ucciso. La cosa, a detta del Pirri era giunta, all’orecchio di qualcuno che non “gradiva” che nostra cugina riferisse in giro questa circostanza. Nell’occasione riferiva il Pirri, invece, che il comportamento di Luca era cosi impeccabile al punto che, nelle medesime circostanze lui stesso (Pirri) non sarebbe riuscito a comportarsi così bene. Ribadiva pertanto che occorreva porre freno al comportamento di Angela Gentile che dava fastidio a questo qualcuno. Luca gli riferiva con fare frettoloso che si era fatto tardi e che avrebbero continuato la conversazione in altra circostanza. Da Allora il Pirri non ha più ripreso il discorso con Luca sebbene si siano incontrati più volte, nè Luca ha chiesto ulteriori chiarimenti. Anzi Luca ha tenuto un comportamento più freddo allorquando lo ha incontrato in compagnia di comuni amici ed invece il Pirri, intuendo l’atteggiamento di Luca, ha cercato a tutti i costi di instaurare un clima di cordialità».

La cugina della madre di Attilio Manca, l’omonima Angela Gentile, il 28 luglio 2005 si presentava presso la Compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, denunciando il protrarsi delle minacce alla sua persona, minacce indirizzatele da persone a lei ignote che la accusavano, in ordine alla morte di Attilio MANCA, di aver «parlato troppo» e di aver fatto nomi di soggetti ritenuti legati alla criminalità organizzata locale.

Appare utile riportare un estratto della denuncia della signora Gentile, la cui versione sarà poi confermata dal figlio Giuseppe Giarrotta:

«L’anno scorso mio figlio Giuseppe... mi disse che io avevo fatto il nome di alcune persone rispettabili di Barcellona definendole ingiusta­mente mafiose. Penso che si riferisse alla discussione da me avuta insieme a mia cugina Angelina con la sig.ra Mariella Pirri durante un convegno dei Padri Carmelitani svoltosi qualche giorno prima. In quell’occasione, non io ma mia cugina, aveva detto alla Pirri che suo figlio Attilio era stato assassinato da persone di Barcellona. Io nulla avevo detto in proposito. Successivamente, poco dopo, ho saputo da mia cugina che Andrea Pirri, nipote della suddetta Mariella, aveva detto a Gianluca Manca, fratello del defunto Attilio, che la cugina di sua mamma, cioè io, avevo fatto dei nomi di persone rispettabili che non avrei dovuto pronunciare, cosa che io non ho mai detto. Alla fine dello scorso mese di giugno, e precisamente il 30, ho accompagnato ed accudito mia madre, ricoverata presso l’Ospedale Papardo di Messina, Reparto di Cardiologia, dove è deceduta il 4.7.2005, in quei giorni, la Fiat Panda di solito da me utilizzata, è stata adoperata da mio figlio Giuseppe. Dopo la morte di mia madre, mio figlio si lamentò del fatto che, a suo dire, tengo la macchina in cattive condizioni, aggiun­gendo che mentre camminava a bordo di quell’autovettura, si era distac­cata una ruota. Io in realtà presto attenzione alla manutenzione della macchina e quindi ho paura che quella ruota si sia potuta staccare perchè i bulloni erano stati allentati. Martedì 19 luglio si è tenuto l’annuale Convegno dei Padri Carmelitani. Proprio in quel 19 luglio, se non ricordo male, mia cugina Angela Gentile, madre di Attilio Manca, che si trovava insieme a me ed alla signora Mariella Pirri si è rivolta alla stessa Pirri dicendole di riferire alla propria cognata, madre di Ugo Manca, moglie di Gaetano, di non continuare ad infangare la memoria del proprio figlio Attilio riferendo anche della condanna a nove anni subita da Ugo Manca nel processo “Mare Nostrum–droga”. Mariella Pirri, a quel punto, sostenne che l’ex marito, Mario Calderone, era stato invece assolto nello stesso processo. Io, allora, precisai che seppure era vero che Mario Calderone era stato assolto, era altrettanto vero, come ho appreso dai giornali, che Giulio Calderone, fratello di Mario, era stato condannato. Pochi giorni dopo, da questo episodio, durante una lite con mio figlio Giuseppe, quest’ultimo mi riferiva che gli era stato comunicato da parte di persone delle quali non mi ha voluto fornire l’identità che mi avrebbero bruciato la macchina perchè io parlavo troppo in giro. Voglio precisare che il 19 giugno scorso mio figlio Giuseppe si è cresimato e suo padrino è stato il suddetto Andrea Pirri.»

Nei giorni e nelle settimane successivi, dopo che i coniugi Manca avevano depositato il primo esposto riguardo la morte di Attilio con il quale si rappresentava l'ipotesi dell’omicidio di mafia, e, più in generale, dopo che avevano cominciato a parlare pubblicamente di ciò, i rapporti tra la famiglia di Gioacchino Manca (padre di Attilio) e quella di Gaetano Manca (padre di Ugo) si erano deteriorati al punto che Gioacchino Manca ed Angela Gentile erano stati costretti a rivolgersi all’autorità giudiziaria, denunciando minacce, violenze verbali e altri soprusi.

Ne era sorto un procedimento a carico di Gaetano ed Ugo Manca, nell'ambito del quale il primo era stato destinatario anche di un provvedimento che imponeva l’allontanamento dall’abitazione confinante con quella di Gioacchino Manca.

Tra il 2005 e il 2006, infine, Gioacchino Manca e Angela Gentile venivano avvicinati da un ex militare dell’Arma dei Carabinieri, Franco Mallarino. Quest’ultimo, padre di un’amica di Attilio, intendeva rassicurarli del fatto che egli stesso «stava cooperando a indagini che potevano accertare la presenza di Provenzano nell’hinterland barcellonese e le cure a lui fornite da Attilio Manca».

Le stesse affermazioni venivano confermate dal Mallarino nell’ambito delle dichiarazioni rese, in sede di investigazioni difensive, e successivamente anche di fronte ad un giorna­lista. Appare di estrema rilevanza, pertanto, poter audire Franco Mallarino, in ordine alle confidenze fatte ai coniugi Manca circa le indagini di cui si stava occupando nel 2005 e ciò anche alla luce del rapporto del R.O.S. di Messina del 2005, di cui si dirà di seguito. Ciò al fine di validare l'ipotesi che si stavano effettivamente svolgendo delle indagini sulla città di Bar­cellona Pozzo di Gotto quale sede della latitanza di Bernardo Provenzano.

 

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

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