Andare oltre le commemorazioni

21 MARZO. Le vittime delle mafie vanno ricordate, concretamente, tutti i giorni. Le persone vanno tutelate in vita e non dopo la morte.

Andare oltre le commemorazioni

Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975

Un Paese senza memoria è un Paese senza storia. E in questo Paese orribilmente sporco la memoria degli italiani è come quella dei pesciolini rossi. Dimentichiamo quello che è successo ieri e continuiamo a commettere gli stessi errori.

Tragici errori.

Da Portella della Ginestra (1° maggio 1947) ad oggi: lo stesso filo rosso lega tutti i fatti, le stragi, le bombe di mafie e di Stato. Ma dove sono i mandanti? Dove sono le responsabilità? Prerchè nessuno parla dei "piani alti". Del "terzo livello", della Massoneria, dei poteri forti. Dei colletti bianchi.  

E' giusto commemorare. Si deve, è necessario. La memoria deve essere coltivata. Ma non basta più, bisogna andare oltre la commemorazione. Oggi, 21 marzo, siamo tutti più bravi, tutti più belli. Ricordiamo le vittime delle mafie, delle schifose organizzazioni criminali. Leggiamo i loro nomi nelle piazze, nelle scuole, davanti ai ragazzi.

Scriviamo sui social la frase di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, di Giancarlo Siani, di Lea Garofalo e di tante altre vittime. L'elenco sembra infinito. 

E poi?

Come ci si comporta negli altri giorni? Come si scelgono i rappresentanti istituzionali? Abbiamo le mafie inserite stabilmente nelle Istitutuzioni di questa Repubblica. Viviamo in uno Stato che si fonda sulle trattative Stato-mafie. Abbiamo misteri (poco misteriosi) ancora irrisolti. Le mafie sono state istituzionalizzate nel 1860, per la distruttiva Unità d'Italia. Dobbiamo fare ancora i conti con personaggi (scesi nel campo politico) legati alle mafie che supportano altri mafiosi e governi di questa Repubblica. 

E la memoria latita

Vengono arrestati i latitanti dopo decenni e non si arriva mai alla fine di questa storia. Ci accontentiamo delle cazzate che ci raccontano in televisione e sui giornali. Il Potere, l'anarchia del Potere, si concede ogni lusso. Le persone vengono infangate ed isolate quando sono vive e poi, dopo la loro morte, vediamo i loro volti stampati sulle bandiere.

E' giusto commemorare. Assolutamente. Ma le persone perbene devono essere tutelate in vita. Questo cancro secolare potrà essere sconfitto solo con l'impegno (vero, reale, pulsante) di tutti. Non bastano più le parole (che sono importanti).

Servono i fatti. 

 

 

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