La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/18

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 18^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/18

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

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LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

- IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

 

6.1 Gli esami e gli accertamenti scientifici

6.1.1 L’esame autoptico e l’esame tossicologico

Lo stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Attilio Manca, la Procura della Repubblica di Viterbo affidava a due consulenti, la dott.ssa Dalila Ranalletta e il dott. Fabio Centini, l’incarico di effettuare l’autopsia e le analisi tossicologiche ed il giorno successivo, 13 febbraio 2004, alle ore14.00, i detti esami venivano eseguiti.

All'esito dell' autopsia, la dott.ssa Ranalletta concludeva che la morte di Attilio Manca era da ritenersi essere avvenuta lo stesso 12 febbraio.

Veniva segnalato, inoltre, che la vittima aveva ingerito del cibo poche ore prima del decesso. Il dott. Centini riconduceva la causa della morte all’assunzione di eroina – le cui tracce erano contenute in entrambe le siringhe usate repertate – in aggiunta all’assunzione, per via orale, del farmaco Tranquirit.

Nel corpo di Manca era stata, infatti, rilevata la sostanza in quantità terapeutiche ma che, con tutta probabilità, aveva concorso a provocare la morte. A seguito dell’opposizione della famiglia Manca alla richiesta di archiviazione del procedimento avente ad oggetto la morte del congiunto avanzata dalla procura della Repubblica di Viterbo, il Giudice per le indagini preliminari ordinava alla Procura un supplemento di indagine.

Il 13.09.2005 il Pubblico Ministero disponeva che la consulente, la dott.ssa Ranalletta, provvedesse ad un'integrazione dell' accertamento operato volta a circoscrivere l’orario del decesso.

La predetta consulente, che nella prima relazione aveva individuato il giorno della morte nel 12 febbraio 2004 (quindi, visto il rinvenimento del cadavere avvenuto il 12 febbraio 2004 alle ore 11:00, deve presupporsi nell'arco di tempo compreso tra le 00:00 e le11:00), a seguito dell'approfondimento svolto, affermava che l’epoca della morte era stimabile, in via orientativa, tra le dodici e le quarantotto ore prima del sopralluogo da lei effettuato in data 12 febbraio 2004, ore 14:00.

Pertanto, l'orario invece di essere circoscritto veniva ampliato.

 

L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI 

Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato»

L'INTERVISTA AD ANTONIO INGROIA

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LE PRECEDENTI PUNTATE:

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LA SECONDA PARTE (Video) IL CASO MANCA. Un Paese immerso nelle Trattative

- IL CASO MANCA, la seconda parte

Borsellino sul caso Manca: «Gli stessi assassini di mio fratello Paolo»

IL CASO MANCA, la seconda parte

IL CASO MANCA - Una storia tra mafia e Stato corrotto.

 

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SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

TERZA PARTE. Borsellino «L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto» 

 

L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»