La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/24

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 24^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/24

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

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LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

- IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

 

7.2 Le dichiarazioni degli amici barcellonesi di Attilio Manca

Nel 2004 venivano sentiti dall’autorità giudiziaria di Viterbo, per il tramite della Polizia di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto, due soggetti barcellonesi molto vicini ad Attilio Manca.

Lelio Coppolino, secondo i genitori del medico, migliore amico barcellonese di Attilio Manca: «Apprendo in questi uffici che il mio amico Attilio è deceduto a seguito di assunzione di sostanza stupefacente del tipo 'eroina', al momento rimango sbalordito, perché per quanto è a mia conoscenza il predetto era contrario a qualsiasi tipo di droga. Per quanto riguarda la foto che avete trovato sul suo computer, pur non vedendola, posso dirvi che si tratta di una foto scattata molti anni fa, e che se si trattava di marijuana, sicuramente ero io a maneggiarla in quanto Attilio, per quanto ho già detto, era contrario a qualsiasi tipo di droga».

Ugo Manca, cugino di Attilio Manca: «Nella circostanza di cui sopra [ndr l’ultima volta che aveva visto il cugino] mio cugino era contento e tranquillissimo. Per quanto mi consta non aveva alcun problema».

Alla data del 23 agosto 2004, giorno in cui veniva sentito a informa­zioni testimoniali Ugo Manca, quest’ultimo era con certezza a conoscenza della causa della morte del cugino, cioè l’overdose da eroina, ma non fece alcun riferimento alla eventuale tossicodipendenza di Attilio.

Nel 2011, a seguito di altra inchiesta aperta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, diversi soggetti barcellonesi venivano sentiti ad informazioni testimoniali sulla ipotizzata tossicodipendenza di Attilio Manca, inclusi, nuovamente, Ugo Manca e Lelio Coppolino.

I predetti resero, però, dichiarazioni del tutto diverse da quelle precedenti. Di seguito si riportano stralci di quanto dai predetti riferito.

Lelio Coppolino: «I nostri rapporti quotidiani [con Attilio Manca, ndr] si sono diradati solamente quando lui decise di trasferirsi a Roma, dove frequentava l’università di medicina “La Cattolica”, cioè dire sino all’età di circa 18 anni. Dopo il suo trasferimento a Roma, a Barcellona ci vedevamo purtroppo solamente durante il periodo estivo o durante le ricorrenze natalizie. (...) dal 1990 in poi lo stesso gruppo di ragazzi, tra i quali lo stesso Attilio Manca, abbiamo iniziato a fare uso di eroina.

Inizialmente tutti quanti sniffavamo l’eroina con il naso, sino a giungere ad iniettarla per via endovenosa. (...) tirando di naso, talvolta è capitato che io insieme ad Attilio e gli altri amici del gruppo facessimo più di una somministrazione al giorno. E' capitato in qualche occasione, che più volte ci iniettassimo l’eroina direttamente in vena. Come sempre avviene l’uso è personale, nel senso che poi magari per diversi giorni o, addirittura per mesi, nessuno di noi ne faceva uso. (...) in una occasione Attilio rischiò di morire per avere assunto eroina. Sono andato a Roma a trovarlo nella primavera o dell’anno '96 o dell’anno '97. Mi trovavo a casa sua, appartamento che lui divideva con un altro studente a nome Gennaro, ragazzo che poi ho appreso essere deceduto in un incidente stradale a Roma, quando a seguito di un’assunzione di eroina Attilio stava perdendo la vita. Ricordo perfettamente che Gennaro, mi impedì di chiamare ambulanza per evitare problemi con l’università, ed al fine di rianimarlo, iniziò a schiaffeggiarlo fino al punto che Attilio si riprese. Ricordo perfettamente che in quella circostanza Attilio mi stava letteralmente morendo tra le braccia.

Ricordo quei momenti drammatici con profonda angoscia. (...) sono certo che quella volta in cui Attilio stava morendo, non aveva fatto uso di eroina per un lungo periodo per avermelo detto lui stesso in quella occasione. (...) in effetti Attilio era la classica persona che anche per lunghi periodi di tempo non faceva uso di eroina, anche se sono ben conscio che è straordinariamente difficile autoregolare il consumo saltua­rio di eroina. (...) Attilio, come gran parte dei consumatori, tra i quali io stesso sino a quando ne facevo uso, utilizzava indifferentemente sia la mano sinistra che la mano destra per iniettarsi l’eroina al braccio.

Aggiungo un ulteriore dettaglio e cioè che spesso Attilio si iniettava l’eroina indifferen­temente sia al polso sinistro che a quello destro. (...) lui non era solito rifornirsi di eroina presso gli spacciatori tradizionali che si trovavano per strada, per non compromettere la sua persona. So per averlo appreso direttamente dallo stesso Attilio, che lui allorquando desiderava fare uso di eroina si riforniva unicamente presso una donna a nome Monique, almeno cosi mi era stato indicato il nominativo della donna.

Questa donna rappresentava la sua unica via di accesso nel mondo degli stupefacenti non volendosi fare coinvolgere con altri soggetti diversi da lei. (...) in una occasione in cui mi trovavo a Roma ho avuto modo di vedere questa donna a nome Monique consegnare ad Attilio più di una dose di eroina mentre questa raggiungeva il luogo convenuto a bordo di una Vespa 50 Piaggio Special di colore bianco.

Ricordo che la donna mostrava un’età apparen­temente maggiore rispetto alla nostra e che avesse i capelli biondi. Se non ricordo male in occasione di quella consegna, che fu l’unica alla quale ho assistito mentre mi trovavo a Roma, ci trovavamo in località Monteverde, una zona di Roma caratterizzata da strade in salita e piuttosto verdeg­giante. Probabilmente la Monique abitava da quelle parti. Non sono in grado di aggiungere altri particolari sulle sue fattezze fisiche della stessa. Non sono in grado di riferire con esattezza quando avvenne questa consegna, ritengo che ciò accadde tra il 1996 ed il 1997. Ricordo un altro particolare e cioè che quella sera io ed Attilio eravamo a bordo della sua moto, una Yamaha XT 600. (...) ho fatto uso di stupefacenti per diversi anni, però da circa 12 anni non faccio più uso di nessun tipo di sostanza stupefacente.

Queste esperienze fatte unitamente ad Attilio risalgono per­tanto sino al 1999, anno in cui poi io smisi definitivamente di fare uso di sostanze stupefacenti. (...) Sì, quando eravamo ancora ragazzi Attilio venne tratto in arresto insieme a Carmelo Castanotto, altro compagno di classe; dalla Polizia spagnola perché trovato in possesso di decine di grammi di hashish.

Era l’aprile del 1987, durante la gita scolastica del nostro ultimo anno, organizzata dalla scuola Liceo Classico Luigi Valli di Barcellona. Nel suo borsone oppure addosso alla sua persona, a seguito di perquisizione, venne rinvenuta la sostanza stupefacente. Ho appreso in seguito, ma non so se ciò corrisponda al vero, che ad Attilio insieme al Carmelo venne notificato un provvedimento con il quale si faceva divieto di tornare in Spagna per un periodo non inferiore ai 5 anni, almeno così si disse all’epoca. (...)

Si, in passato sono stato sentito proprio in questi Uffici in merito alla vicenda in argomento ma non ho riferito volutamente le vicissitudini di droga vissute da Attilio Manca per tutelare la sua memoria.

Aggiungo, inoltre, che quando sono stato sentito, le cause della sua morte erano state inizialmente attribuite ad un aneurisma celebrale e che a nulla sarebbe valso raccontare fatti personali che avrebbero poi inciso negati­vamente sulla sua sfera privata dal momento che era da tutti considerato uno stimato professionista ed una persona fuori dal comune. (...)

Si, in effetti nel 1991 Attilio incrementò l’assunzione di eroina al punto da soffrire una crisi di astinenza trascorsa in casa e rispetto alla quale mi promise che quella sarebbe stata ultima astinenza della sua vita. Probabilmente a causa di questa esperienza, Attilio riuscì a controllarne l’uso, divenendo un saltuario consumatore».

In relazione alle dichiarazioni rese da Lelio Coppolino sopra riportate occorre svolgere alcune puntuali osservazioni che hanno indotto questa Commissione a dubitare della genuinità della ricostruzione della vicenda effettuata dal citato sommario informatore.

Non risulta, infatti, corrispon­dente al vero che egli non fosse stato sin dalle fasi iniziali messo al corrente delle cause della morte di Attilio Manca e che quindi avesse, nel corso del primo verbale, celato il di lui stato di tossicodipendenza per salvaguardarne l’onorabilità.

Pure appare difficilmente credibile che, come raccontato da Coppolino, Manca avesse superato in età giovanile uno stato di «overdose» per l’intervento degli amici che si sarebbero limitati a schiaffeggiarlo.

A ciò deve aggiungersi che l’unico testimone che potrebbe confermare le dichiarazioni di Coppolino risulta essere deceduto, circostanza questa che aumenta le perplessità in ordine alla versione dei fatti da questi offerta.

Guido Ginebri: «Sì, in passato ho fatto uso di sostanze stupefacenti, anche se sin dal 2005 circa non ne faccio più uso. (...) in quegli anni mi è capitato di assumere della sostanza stupefacente unitamente ad altri amici. Tra questo gruppo di ragazzi ricordo, Attilio Manca, Lelio Coppolino e Salvatore Fugazzotto.

Preciso, però, che non era una frequentazione continua, anche perché negli anni sia io che Attilio Manca che lo stesso Salvatore Fugazzotto ci siamo trasferiti, sebbene in momenti diversi, nella città di Roma. Attilio, rispetto agli altri ragazzi, me compreso, era in grado di gestire in modo quasi scientifico l’assunzione di eroina. Forse più che gestire la voglia o l’assuefazione da eroina riusciva a gestirne il consumo con una cadenza sistematica.

Forse a causa dei suoi studi o della sua professione che nel tempo ha poi intrapreso, riusciva a gestirne il consumo proprio per impedire che ciò potesse comprometterne in qualche maniera il cammino intrapreso. anch’io mi sono trasferito a Roma tra il 1995 ed il1996. (...) io ho vissuto a Roma per circa tre anni, tra il 1995 ed il 1998 circa. In quegli anni anche Attilio Manca si trovava a Roma, dalle parti di Piazzale degli Eroi. Sporadicamente con Attilio in quel periodo abbiamo avuto modo di incontrarci per trascorre qualche ora insieme. Era molto difficile potermi incontrare con lui in quanto spesso i suoi impegni professionali ci impedivano di vederci. (...)

Si, in qualche occasione a Roma insieme ad Attilio abbiamo fatto uso di sostanze stupefacenti. Non sono in grado di riferire se Attilio fosse un mancino naturale o se usasse normal­mente la mano destra. A dire il vero non ho mai fatto caso a ciò. (...) Attilio utilizzava le classiche siringhe per assumere l’eroina che poi si iniettava.(...) ogni qualvolta a Roma insieme ad Attilio abbiamo fatto uso di eroina non erano presenti altre persone, non mi risulta, o almeno non ne ero a conoscenza, che Attilio dividesse l’appartamento di Roma con un altro ragazzo che apprendo da voi chiamarsi Gennaro Scetta. A me capitava, a seconda delle necessità logistiche, che dopo avere sciolto la sostanza stupefacente nella soluzione fisiologica, l’aspiravo in più siringhe. Capi­tava che la sostanza stupefacente venisse raccolta anche in due–tre siringhe, magari una delle quali utilizzata nell’immediatezza e le restanti in momenti diversi; non posso escludere che Attilio Manca utilizzasse lo stesso sistema di preparazione dell’eroina.

Cioè che ne preparasse due–tre siringhe per volta, assumendola poi in momenti diversi. (...) conosco Salvatore Fugazzotto. Anche con questi il rapporto di amicizia nasce durante l’adolescenza. (...) conosco anche Ugo Manca, cugino di Attilio Manca. Anche con lui l’amicizia nasce durante l’adolescenza. Tutt’ora ci frequentiamo essendo amici. Anche lui è stato indagato nell’operazione “Mare Nostrum”. (...) conosco anche Castanotto Carmelo sin dall’adole­scenza. I nostri genitori erano amici di famiglia da sempre. (...) ricordo di avere appreso che il Castanotto Carmelo ebbe una disavventura in Spagna durante una gita scolastica organizzata dall’Istituto Luigi Valli. Credo fosse relativa ad un furto ed alla detenzione di sostanza stupefacente.

Non vorrei ricordare male, ma credo che nella vicenda spagnola fosse stato coinvolto in qualche maniera anche lo stesso Attilio Manca. (...)

Lorenzo Mondelloè persona da me conosciuta da molto tempo. Abitava sopra casa, almeno sino a quando si è sposato. (...) conosco Angelo Porcino, persona che però non ho mai frequentato ed in ordine alla quale non posso aggiungere altro.(...) conosco la persona che voi mi dite chiamarsi Rosario Cattafi.

So che svolge la professione di avvocato ma è persona che io non ho mai frequentato. (...) Si, conosco un Nino Alfano che so essere un medico di Barcellona, a sua volta cognato di Ugo Manca. La mia è una semplice conoscenza in quanto con costui non ho mai avuto alcun genere di frequentazione».

Salvatore Fugazzotto: «(...) in passato ho fatto uso di sostanze stupefacenti. (...) credo forse intorno ai 20–21 anni circa abbiamo iniziato ad assumere eroina. (...)

Confermo di avere conosciuto Guido Ginebri in tale occasione. (...) allorquando iniziavo ad assumere l’eroina, mi ero già stabilito a Roma dove ero iscritto alla Facoltà d’Ingegneria. Erano, se non erro, gli inizi degli anni '90. (...) Benchè studiassimo nella stessa città i nostri rapporti potevano considerarsi sporadici. Poi con il trascorrere degli anni, credo intorno al 1992, i nostri rapporti sono tornati ad essere più intensi, al punto che Attilio dormiva a casa mia. Proprio in questa fase, sia io che Attilio abbiamo fatto un uso più intenso di eroina. Addirittura in quel periodo, Attilio che si era forse lasciato andare con l’eroina, aveva rallentato negli studi tanto che non aveva sostenuto esami universitari per molti mesi. Per rifornirci di eroina, sia io che Attilio ci recavamo alla Stazione Termini di Roma. Ci rivolgevamo a spacciatori che si trovavano in quei luoghi. Non ci rivolgevamo mai sempre allo stesso spacciatore.(...) ad un certo momento io mi sono reso conto che era meglio dare un taglio netto con la sostanza stupefacente e non ne ho più assunta. Infatti, non ne faccio più uso sin dal 94–95 circa.

Dopo un paio di anni, mi sono invece reso conto che Attilio continuava a farne uso benché comunque riuscisse a gestirla, giungendo ad assumerla solamente quando decideva lui. Per lunghi periodi, infatti, specie se seriamente impegnato nella sua attività professionale o se in concomitanza con interventi chirurgici, si asteneva dall’assumerla. Questo perché negli anni a seguire nonostante io mi fossi stabilito a Barcellona P.G., lo raggiungevo a Roma dove soggior­navo anche per decine di giorni a casa sua. (...) in una delle tante occasioni in cui ho soggiornato a casa sua, ho chiesto ad Attilio Manca dove lui si riforniva. Mi diceva che era solito acquistare l’eroina da una certa “Monique” persona che poi ho appreso essere la Mileti Monica che ho poi conosciuto per la prima volta dopo la morte di Attilio in un’aula di Tribunale a Viterbo.

(...) da quello che mi è parso di capire, questa “Monique” era l’unica persona che lo riforniva di eroina. Infatti, allor­quando per circa un anno e mezzo, Attilio non era riuscito in alcun modo a rintracciare la Monique, lui a Roma non ha fatto uso di eroina.

(...) Attilio quando si iniettava l’eroina, usava indifferentemente sia la mano destra che la mano sinistra. Era solito iniettarsi l’eroina vicino ai polsi delle mani così da potere nascondere meglio i segni lasciati dalle siringhe.

(...) mi ricordo che specie negli ultimi anni, Attilio dopo avere sciolto l’eroina ripuliva il tutto non lasciando traccia. A volte, quando riempiva più siringhe, le utilizzava per ulteriori somministrazioni, anche nell’arco della stessa serata.

(...) Sì, è capitato qualche volta che Attilio si facesse più volte durante la stessa serata».

Da ultimo, nel processo di appello di «Mare Nostrum», che vedeva imputato, tra gli altri, Ugo Manca, veniva chiamato a deporre dall’avvocato di Ugo Manca, Franco Bertolone, Carmelo Francesco Saverio Castanotto. Questi dichiarava che «in anni assai lontani gli era capitato di assumere eroina per via endovenosa in compagnia di Attilio Manca e che aveva verificato che lo stesso Attilio Manca fosse abituato a iniettarsela con la mano sinistra al braccio destro».

 

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LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2 

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/4

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/5

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/6

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/7

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/9

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La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/11

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La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/22

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/23

 

 

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