«POSSONO CROLLARE ALTRE OPERE PUBBLICHE», la pesante denuncia del testimone

INFORMAZIONE ANTIMAFIA. Cosa succede quando si denunciano i malavitosi con i quali si è costretti ad interagire? Cosa comporta il fatto di fare il proprio dovere? Quali sono le conseguenze?

I giornalisti Giuseppe Notaro e Antonino Schilirò ne parlano con:

- Paolo De Chiara (Giornalista, autore del libro UNA VITA CONTRO LA CAMORRA, Bonfirraro editore)

- Gennaro Ciliberto (Testimone di giustizia).

 

UNA VITA CONTRO LA CAMORRA La storia vera e scomoda di un Testimone di Giustizia

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https://www.bonfirraroeditore.it/prodotto/una-vita-contro-la-camorra/

 

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- Ciliberto: «La legalità la gente la vuole sempre nel giardino a fianco»

“In veste di dirigente, ho scoperto molte strutture autostradali al limite del collasso.” Attraverso le sue parole, si dipinge un quadro dettagliato di un percorso pericoloso, pieno di minacce, che ha coinvolto non solo i camorristi, ma anche i vertici corrotti dello Stato e spregiudicati dirigenti aziendali, interessati solo agli affari criminali. Una vita intera dedicata alla lotta contro la camorra, per debellare il male.

 

Il libro di Paolo De Chiara che fa tremare il sistema. Il giornalista narra la drammatica vicenda di un dirigente d’azienda che ha scoperto e segnalato le corruzioni nelle opere pubbliche da parte della camorra.

"Nel cuore del Paese delle mafie, emerge la storia di un vero testimone di giustizia", afferma Paolo De Chiara, autore del libro. “Attraverso le pagine di Una vita contro la camorra, ho voluto dipingere un quadro dettagliato di un percorso pericoloso, in cui ho denunciato le gravi carenze strutturali che minacciavano e minacciano la vita dei cittadini italiani.

Ho svelato, attraverso il protagonista del libro, un vero testimone di giustizia, un sistema corrotto che coinvolge la camorra, la politica e l'imprenditoria, mettendo in luce i profitti illeciti e i legami con figure di spicco nel mondo istituzionale e camorristico”.

"Paolo De Chiara, un coraggioso giornalista d’inchiesta, torna con un documento prezioso che getta luce su cosa significhi veramente vivere in una terra dominata dalla camorra.

Dopo il suo saggio su Lea Garofalo, intitolato Una fimmina calabresecosì Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta, pubblicato lo scorso anno dalla nostra casa editrice, De Chiara ci offre ora un libro imperdibile. Un libro che dovrebbe essere letto da tutti, per non dimenticare le vittime innocenti e per sostenere coloro che lottano per il bene comune”, afferma l’editore Salvo Bonfirraro.

Una vita contro la camorra è un libro che non lascia indifferenti: scuote le coscienze e apre gli occhi su una realtà spesso ignorata o nascosta. Racconta una storia vera, drammatica ma piena di speranza. È una storia che merita di essere conosciuta e diffusa”.

La prefazione del volume è stata curata dal giornalista RaiNews Pino Finocchiaro. L’illustrazione di copertina è stata realizzata a mano libera dall’architetto Luca Di Giovanni.

Il libro è un atto di accusa contro l’indifferenza e la complicità di chi ha permesso che il Paese delle mafie continuasse a prosperare, a discapito della sicurezza e della legalità. È anche un atto di speranza e di fiducia in chi, come il testimone, non si è arreso e ha lottato per la verità e la giustizia.

 

L’AUTORE

Paolo De Chiara (Isernia, 1979), Giornalista, scrittore, sceneggiatore. È nato a Isernia, nel 1979. In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e televisione), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità.

Nel 2012 ha pubblicato Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta; nel 2013 Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici; nel 2014 Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie; nel 2018 Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano .

Ha collaborato con Canal+ per la realizzazione del documentario Mafia: la trahison des femmes, Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel 2014.

Nel gennaio del 2020 ha fondato e dirige la testata giornalistica online WordNews.it.

Nel settembre del 2022 ha pubblicato il saggio Una fimmina calabrese, così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta pubblicato da Bonfirraro e ha fondato e presiede Dioghenes APS, Ass. Antimafie e Antiusura.

 

BONFIRRARO EDITORE:

"La nostra storia è il futuro verso cui ci avviamo…”: questa la massima sposata dall’editore Salvo Bonfirraro, che ama guardare lontano, assecondando la sua innata e incondizionata curiosità, trasmessa anche al figlio Alberto, responsabile del settore marketing dell’azienda. Ogni volume  narrativa, poesia, saggistica, storia, letteratura straniera  pubblicato da questa casa editrice indipendente racchiude una scoperta, un’idea, un nuovo modo di guardare e valutare il mondo e il nostro tempo.

 

Il catalogo dell’editore può essere consultato in tutte le librerie d’Italia, negli store on-line e sul proprio sito http://www.bonfirraroeditore.it/

 

 

SCHEDA LIBRO

Titolo: Una vita contro la camorra

Autore: Paolo De Chiara

Editore: Bonfirraro editore

Pagine: 336

Formato: 15,5 x22 cm

Isbn: 9788862723053

Prezzo: 22,00 €

 

ALTRE OPERE DELL'AUTORE

Paolo De Chiara autore del libro

Una fimmina calabrese, così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta

Questa è la storia di Lea Garofalo, la donna-coraggio che si è ribellata alla ‘ndrangheta, che ha tagliato i ponti con la criminalità organizzata. Nata in una famiglia mafiosa, ha visto morire suo padre, suo fratello, i suoi cugini, i suoi parenti, i suoi amici, i suoi conoscenti.

Un vero e proprio sterminio compiuto da uomini senza cuore, attaccati al potere e illusi dal falso rispetto della prepotenza criminale.
Lea ha conosciuto la ‘ndrangheta da vicino: come tante donne, ha subìto la violenza brutale della mafia calabrese. Ha denunciato quello che ha visto, quello che ha sentito: una lunga serie di omicidi, droga, usura, minacce, violenze di ogni tipo. Ha raccontato la ‘ndrangheta che uccide, che fa affari, che fa schifo! È stata uccisa perché si è contrapposta alla cultura mafiosa, che non perdona il tradimento – soprattutto – di una fimmina.

A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso.

La sua colpa? Voler cambiare vita, insieme a Denise. Per la figlia si è messa contro il convivente, i parenti, il fratello Floriano.

In questo Paese «senza memoria» lo Stato dovrebbe vergognarsi per come ha trattato e continua a trattare questi cittadini onesti, che hanno semplicemente fatto il proprio dovere. Gli esempi non possono essere accatastati.Devono poter sbocciare come candide rose, per inebriare le nostre menti delle loro passioni, della loro forza e del loro immenso coraggio. Senza dimenticare i familiari delle vittime, nemmeno loro possono essere lasciati soli.

Le mafie, sino a oggi, hanno ucciso più di 150 donne. Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni. Con Lea e con Denise non hanno potuto nulla.

 

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