La bestia Carlo Cosco, mafioso-assassino-ergastolano, è nuovamente rientrata al paesello

RICOMINCIA DA TRE. La prima volta (luglio 2022), nell'indifferenza generale, abbiamo denunciato il rientro della bestia senza una reale motivazione. Non è successo nulla. Abbiamo raccolto solo le minacce provenienti da quel territorio. Da alcuni personaggetti di quel bellissimo territorio.

La bestia Carlo Cosco, mafioso-assassino-ergastolano, è nuovamente rientrata al paesello
La facciaccia di Carlo Cosco

Le date sono importanti. Soprattutto per i mafiosi. Per la terza volta il mandante dell'omicidio di Lea Garofalo è rientrato nel suo paesello, in provincia di Crotone. Proprio nella settimana del massacro, quando a Casoli, in provincia di Chieti, si stava svolgendo la seconda edizione del Premio Nazionale dedicato alla fimmina calabrese, il guappo di cartone è rientrato per diverse ore sul proprio territorio.

Sono passati 14 anni dal 24 novembre del 2009. E ancora ci dobbiamo occupare dell'ergastolano, assassino e mafioso Cosco.

La prima volta (luglio 2022), nell'indifferenza generale, abbiamo denunciato il rientro della bestia senza una reale motivazione. Non è successo nulla. Abbiamo raccolto solo le minacce provenienti da quel territorio. Da alcuni personaggetti di quel bellissimo territorio.

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Ma cosa spinge il Cosco, colui che gestiva (e gestisce?) un clan di 'ndrangheta, condannato all'ergastolo per la morte di una donna, a rientrare spesso e volentieri in Calabria?

E' possibile conoscerne i motivi?

O queste informazioni non possono essere conosciute dai cittadini di quel territorio? (Anche se molti lo accolgono con un calore vergognoso).

La certezza della pena ha ancora un senso in questo Paese?

Cosco, come già fatto con Lea Garofalo, vuole dimostrare il suo cambiamento. Lo ha scritto nella lettera in cui ci accusa di fare "demagogia pietosa". Lo scritto, che non proviene nè dalla sua mente criminale nè dalla sua mano (non ne ha le capacità), vuole porre l'accento su un nuovo percorso. Anche religioso. Noi non crediamo alle sue parole, di circostanza. Lui deve passare la sua esistenza in una cella, insieme agli scarafaggi. Poveri animaletti. Per anni ha ideato il piano perfetto per eliminare fisicamente la madre di sua figlia. Per diversi anni ha dimostrato la sua inadeguatezza. I suoi "avvicinamenti", a noi, non fanno nè caldo nè freddo.

Ma la Mamma ammette tutto questo clamore? Perchè consente a questo tizio di continuare a tenere i riflettori accesi? Non si sono scocciati gli 'ndranghetisti di livello di avere in mezzo ai piedi un soggetto del genere? 

Lui resta un criminale feroce. Le sue tecniche, le sue tattiche servono a poco. Nel corso degli anni ha studiato tutto a tavolino, dall'amore (mai) provato per Lea - per la scalata criminale all'interno della 'ndrangheta - fino alla scelta di utilizzare un bidone per ridurre a 2.810 frammenti ossei il corpo di Lea Garofalo.

Ora rientra frequentemente al paesello. Precisamente nella frazione di Petilia Policastro. Non vuole interrompere e tagliare i ponti con il suo territorio. Perchè?

Siamo autorizzati a porre degli interrogativi? (Ovviamente è una domanda retorica).

- Perchè l'ergastolano viene autorizzato?

- Cosa vuole dimostrare il mafioso?

Il passato insegna molte cose. Il suo tentativo di dimostrare l'impossibile serve a poco. La sua natura è criminale. 

E poi, non è stanco di dimostrare a tutti di essere un guappo di cartone. Altro che onore. Questa parola a voi non appartiene. Voi siete dei meri vigliacchi. Da soli non valete nulla. Il gruppo vi rende "forti", ma fino a un certo punto.

Una donna vi ha letteralmente distrutti. Pure se uscite per qualche ora siete stati condannati dalla Giustizia. Due donne hanno raggiunto questo risultato straordinario. Quante volte siete stati presi per il culo dai vostri amici detenuti? Quante volte siete stati identificati come dei Pulcinella (con tutto il rispetto per la maschera napoletana)? 

Ecco cosa siete: clown che cercano di imporre con la forza il proprio potere. Gestite milioni di euro? Aggredite le persone? Minacciate la gente perbene? Bruciate le donne in un bidone? Non è affatto un vanto.

Nonostante tutto fate una vita di merda.

 

 

Ripubblichiamo le parole del collaboratore di giustizia Carmine Venturino: 

«Carlo Cosco, diciamo, dopo aver fatto ammazzare Floriano è lui che dirige le cose al paese, a Pagliarelle. Per qualsiasi cosa bisogna andare dai Cosco.

Diciamo che i Cosco sono una famiglia di ‘ndrangheta; Carlo Cosco è un santista, Giuseppe Cosco ha la dote dello sgarro, Vito Cosco è un camorrista; Massimo Cosco è un picciotto, è stato battezzato dopo la morte dei fratelli Comberiati a Petilia Policastro nel 2008; loro praticamente appartengono alla famiglia dei Comberiati, appartenevano; nel 2008, in Calabria ci fu la pace tra le famiglie di ‘ndrangheta e praticamente fu dichiarato il capo locale che era, è ancora vivo, e era Vincenzo Comberiati, fu rimpiazzato da Vincenzo Manfreda e Carlo Cosco diciamo che apparteneva a Vincenzo Manfreda; Vincenzo Manfreda è stato ucciso nel gennaio-febbraio 2012.

Loro sono una forte, una potente famiglia di ‘ndrangheta. Carlo Cosco è un uomo molto pericoloso, molto influente e ha molte amicizie. Si è legato anche alla famiglia Megna. È legato alle famiglie Nicoscia di Isola Capo Rizzuto.

È legato a tutte le famiglie ‘ndranghetiste del crotonese, rispettate da tutti. A Milano avevano tanti amici. Erano una famiglia abbastanza influente; imponevano il pizzo. Avevano un grosso commercio di cocaina», verbale di udienza, aula 1^ Assise appello, 11 aprile 2013.

LA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE LEA GAROFALO

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- Premio Nazionale Lea Garofalo: oggi la quarta giornata

- Premio Nazionale Lea Garofalo, il pomeriggio della prima giornata

- Premio Nazionale Lea Garofalo, la mattina della prima giornata

- Premio Nazionale Lea Garofalo: oggi la terza giornata

Al via il Premio Nazionale Lea Garofalo: domani la prima giornata

Premio Nazionale Lea Garofalo: domani la seconda giornata

- Premio Nazionale Lea Garofalo, i PREMIATI della 2^ edizione

 

 

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