La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/27

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 27^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/27
A sinistra il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, conferenza stampa (8 giugno 2012): «I familiari si rassegnino, non è un fatto di mafia ma una disgrazia di droga».

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

- IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

 

7.5 Conclusioni sulla tossicodipendenza di Attilio Manca

Le dichiarazioni dei testimoni provenienti da Barcellona Pozzo di Gotto e quelli viterbesi non sono soltanto divergenti, ma per certi tratti addirittura opposte: secondo i primi, Attilio Manca era stato nel passato un assuntore di eroina (anche importante, vista la situazione di asserito pericolo di vita corso nell’occasione descritta da Lelio Coppolino); mentre entrambi hanno escluso l’ipotesi che il medico potesse aver fatto uso della sostanza stupefacente durante il periodo in cui ebbe a lavorare presso l’ospedale Belcolle di Viterbo.

Le Procure di Viterbo e di Roma, nonché la Commissione parlamen­tare antimafia della passata legislatura, hanno ritenuto attendibili le dichia­razioni dei testimoni di origine barcellonese.

Orbene, in questa sede si ritiene necessario evidenziare alcuni aspetti di criticità in esse rilevati da questa Commissione. In relazione agli elementi attestanti l’asserita tossicodipendenza di Attilio Manca, si deve iniziare escludendo con certezza l’ipotesi secondo cui Manca fosse un assuntore abituale di eroina. Sul cadavere, infatti, non era stato refertato alcun segno tipico dei tossicodipendenti, come la presenza di pregresse veni punture o delle cosiddette «piste» (il processo di sclerosi a cui va incontro un vaso venoso quando questo è soggetto a ripetute iniezioni di eroina); inoltre, a questo si aggiungono la sua carriera brillante e le dichiarazioni di tutti i colleghi del medico ascoltati ad informazioni testimoniali, soggetti che non solo svolgevano la propria attività lavorativa in ambito sanitario ma che inoltre erano a stretto contatto, sia professionale che affettivo, con Attilio Manca. Si potrebbe pertanto supporre che il Manca avesse fatto, nei primi anni '90, uso di eroina e che nel 2004 fosse rimasto un assuntore occasionale di eroina (circostanza che da uno degli stessi soggetti barcellonesi è stata giudicata «straordinaria­mente difficile», parere condiviso anche dal prof. Giancane).

C’è da rappresentare, però, in riferimento al passato universitario del medico (unico periodo in cui gli amici barcellonesi sarebbero stati testimoni del consumo di eroina), l’estrema improbabilità che un giovane universitario possa essere tossicodipendente da eroina e, al contempo, riuscire ad essere definito un brillante studente da tutti i suoi professori (tanto che uno di loro, docente di chimica, lo aveva descritto al Primario di urologia dell’Ospedale «Gemelli» di Roma come l’unico studente con conoscenze superiori ai professori stessi).

Quanto al periodo più vicino all’anno della sua morte, nessuna prova è stata portata a sostegno di un, seppur «atipico», uso di eroina da parte di Attilio Manca: i suoi colleghi escludevano che potesse farne uso, la persona alla quale era legato da una relazione sentimentale mai ne aveva avuto sentore, il suo stato di salute, sia fisico che emotivo, a detta dei suoi amici e colleghi, era ottimo, nel suo appartamento, nel garage o nella sua auto non era stato ritrovato nessuno strumento usato tipicamente dai tossicodipendenti (neanche il giorno della supposta autosomministra­zione dell’overdose). L’unico elemento a sostegno di un uso di eroina pregresso (pregresso di quanto, quando, per quanto tempo e per quante volte non è dato sapere) sarebbe l’esito di un esame tricologico non richiesto e scientificamente non contestabile poiché nulla è stato riportato su di esso, se non la sua esistenza.

Quanto alle dichiarazioni testimoniali dei soggetti barcellonesi, appare importante sottolineare la tempistica di queste: nella prima occasione in cui venivano sentiti ad informazioni testimoniali, Ugo Manca e Lelio Coppo­lino non accennavano minimamente all’asserito passato da tossicodipen­dente di Attilio Manca; anzi, il Coppolino si dichiarava addirittura «sba­lordito», poiché, per quanto a sua conoscenza, l’amico era contrario a qualsiasi tipo di droga.

Tutte le successive dichiarazioni sulla asserita tossicodipendenza del Manca (incluse quelle del Coppolino, che ribaltava versione in occasione del suo secondo verbale, giustificandosi con la volontà di proteggere l’onore dell’amico–spiegazione che poteva apparire credibile non fosse stato per il fatto che, durante il primo verbale, gli era stata già comunicata la notizia che il Manca fosse morto per overdose da eroina) avvenivano diversi anni dopo e successivamente al deposito degli atti di opposizioni delle persone offese alle richieste di archiviazione avanzate dall’Ufficio del Pubblico ministero. Appare infatti incontestabile il dato per cui le dichiarazioni dei testimoni barcellonesi hanno ottenuto il risultato di colmare le incongruenze precedentemente evidenziate dalle parti civili nei loro esposti, memorie e opposizioni alle varie richieste di archiviazione avanzate dalla Procura di Viterbo (nella foto l'ex procuratore capo durante la vergognosa conferenza stampa. ndr), incongruenze che deponevano, nella loro prospettazione, per l’ipotesi di omicidio.

Tra queste c’erano, appunto, i segni delle iniezioni presenti sul braccio sinistro, nonostante Attilio Manca fosse un mancino puro, l’assenza di materiale adibito alla preparazione delle dosi di eroina da aspirare con le siringhe, il «redosing», l’impossibilità che un medico potesse non conoscere le dosi eventualmente da iniettarsi senza incorrere in overdose letale. E così i barcellonesi, soltanto dopo il deposito delle opposizioni delle parti civili, non solo riferivano di una tossicodipendenza di cui mai avevano parlato prima ma pure dell’abitudine dell’amico di iniettarsi l’eroina anche con la mano destra e proprio nella vena del polso, di ripulire la stanza del materiale usato per la preparazione prima di farsi una dose (materiale che, anche nell’eventualità che fosse stato ripulito, non è stato trovato in alcun luogo della casa o nelle pertinenze del Manca) o, addirittura, di comprare le siringhe già riempite dell’eroina da iniettarsi, a volte anche in più dosi consecutive (circostanze la cui probabilità, come si è visto, è stata messa in serio dubbio dal prof. Giancane).

Orbene, tutti gli elementi sopra esposti rendono difficile credere all’ipotesi che Attilio Manca facesse uso di eroina ma, seppure fosse provato (con un secondo test tricologico che, secondo il prof. Giancane, sarebbe ancora possibile effettuare sulla salma riesumata) che, negli anni precedenti la sua morte, Attilio Manca fosse stato un «consumatore atipico» di eroina, la cui assunzione – come asseritamente dichiarato da alcuni dei soggetti barcellonesi – avveniva talmente di rado che, a volte, passavano anche diversi mesi tra una dose e l’altra, questo non deporrebbe automaticamente per la causale del suicidio, anzi, al contrario, si potrebbe ipotizzare che sia stato scelto il metodo dell’overdose proprio in virtù di un conosciuto uso pregresso della sostanza, oltre alle ragioni che ha esposto il prof. Giancane in ordine alla superficialità delle indagini svolte nei casi di morte per overdose da eroina.

Quanto fin qui esposto, unito agli elementi offerti dal prof. Salvatore Giancane, impongono una rivalutazione delle conclusioni a cui era giuntala Commissione antimafia della passata legislatura, sia in merito alla possibile tossicodipendenza di Attilio Manca sia, soprattutto, alla eventua­lità di una etero somministrazione dell’eroina in dosi letali.

 

 

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LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2 

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/6

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