La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/50

Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia. 50^ PARTE/Continuiamo a pubblicare integralmente la nuova relazione sull'urologo siciliano ucciso da pezzi dello Stato, in collaborazione con Cosa nostra.

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/50

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

- IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

 

11.2 L’operazione chirurgica alla prostata di Bernardo Provenzano in Francia

Dall’analisi di parte del fascicolo del procedimento nr. 3779/2003, cosiddetto Grande Mandamento, esibito nell’archivio della sezione dei giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, è stato possibile avere contezza di alcuni dati riguardanti la trasferta francese resasi neces­saria per le cure mediche di Bernardo Provenzano.

Dai documenti consultati, oggetto di acquisizione, è emerso che il 25 gennaio 2005 la procura della Repubblica di Palermo sottoponeva a fermo 45 persone accusate, tra l’altro, di favorire la latitanza di Bernardo Provenzano.

Subito dopo l’esecuzione del fermo, uno degli indagati, Mario Cusimano, decideva di collaborare con la giustizia e, a seguito delle sue dichiarazioni, venivano svolte indagini che consentivano di accertare che Provenzano nel 2003 era stato sottoposto a cure mediche in Francia.

Più precisamente, il 2 luglio 2003 era stato visitato dall’urologo Philippe Barnaud, dal 7 all’11 luglio 2003, era stato ricoverato e sottoposto ad una biopsia presso la clinica «La Licorne», sita a La Ciotat, mentre dal 22 ottobre al 4 novembre 2003 era stato ricoverato nuovamente, questa volta presso la clinica «La Casamance», nella città di Aubagne, dove era stato sottoposto ad un intervento chirurgico di prostatectomia ad opera sempre del dott. Barnaud, previa scintigrafia eseguita il precedente 3 ottobre. In tali occasioni Provenzano aveva utilizzato un documento di identità, opportunamente falsificato, a nome di Gaspare Troia, soggetto realmente esistente, padre di Salvatore Troia, anch’egli fermato il 25 gennaio 2005 peril reato di associazione mafiosa.

La moglie di Salvatore Troia, Madeleine Orlando, cittadina francese di origini italiane, risultava aver accompagnato Provenzano in occasione delle visite e dei ricoveri a La Ciotat e ad Aubagne, con la funzione di traduttrice.

Nella tabella sottostante il riepilogo dei dati acquisiti riguardo le trasferte francesi di Bernardo Provenzano nel 2003.

Secondo i dati acquisiti il chirurgo che ebbe ad operare il latitante fu appunto il dott. Philippe Barnaud. Quest’ultimo, in occasione della prima visita, aveva indicato il carattere di urgenza dell’esame bioptico da eseguire; l’attestazione di urgenza era indispensabile perché Provenzano potesse servirsi del cosiddetto «modulo E-111» (che si era già procurato, con il nome Gaspare Troia, al momento della partenza dall’Italia) ed ottenere così il rimborso dell’assistenza sanitaria goduta durante «l’occasionale sog­giorno in un paese comunitario».

Sentito a verbale dai magistrati francesi e italiani, il dott. Barnaud aveva spiegato di aver attestato l’urgenza della prestazione sanitaria «da una parte perché [Provenzano] voleva ritornare in Sicilia, dall’altra parte perché era a disagio, poi perché mi aveva parlato del fatto che ciò facilitava i pagamenti dalla sicurezza sociale...».

Il medico riferiva che Provenzano era arrivato a lui «dopo un appuntamento fissato dalla nuora del paziente, direttamente presso il centralino della clinica di La Ciotat» e precisava che all’atto della dimissione dalla clinica egli gli aveva consigliato di sottoporsi ad una «successiva visita di controllo presso quella clinica dopo circa tre mesi dall’operazione».

La visita di controllo consigliata dal citato chirurgo va, dunque, a collocarsi nel medesimo contesto temporale in cui è intervenuta la morte di Attilio Manca e questa «coincidenza», unita al di lui ruolo di sanitario e dalla branca specialistica nell'ambito della quale operava, avrebbero giu­stificato degli approfondimenti che non è stato possibile svolgere riguardo le ragioni per le quali Provenzano scelse di farsi operare proprio dal dott. Barnaud, ed in particolare in ordine a chi e per quale motivo indicò al mafioso quel nome.

 

L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI 

Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato»

L'INTERVISTA AD ANTONIO INGROIA

- CASO MANCA. Ingroia: «L'Antimafia ha fotografato i fatti acclarati: un omicidio di mafia e di Stato»

 

 

LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2 

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/4

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/6

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/7

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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/9

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Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia

- Senso di rabbia ed indignazione

IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

 

 

- Ma era ancora il Capo di Cosa nostra?

- Parla Ingroia: «Matteo Messina Denaro si è fatto arrestare»

«Il gelataio Baiardo è il messaggero dei Graviano»

- «Restano delle ombre», così l’On. Ascari si esprime sull’arresto di Matteo Messina Denaro

Arresto Messina Denaro, parla Ravidà: «Ho paura che possa accadere qualcosa di brutto in questo Paese»

- «L'arresto di Messina Denaro è una sceneggiata»

Matteo Messina Denaro, parla Sonia Alfano: «La politica si occupi seriamente di lotta alla mafia»

Dopo l'arresto di Messina Denaro: «Faccia i nomi delle coperture politiche ed istituzionali che hanno garantito la sua latitanza»

ANTEPRIMA/1. Le parole della signora Manca (madre di Attilio): «Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

 

IL CASO MANCA: vergogna di Stato

LA SECONDA PARTE (Video) IL CASO MANCA. Un Paese immerso nelle Trattative

- IL CASO MANCA, la seconda parte

Borsellino sul caso Manca: «Gli stessi assassini di mio fratello Paolo»

IL CASO MANCA, la seconda parte

IL CASO MANCA - Una storia tra mafia e Stato corrotto.

 

LA PRIMA PARTE (Video) Attilio Manca è Stato ucciso

- IL CASO MANCA. Le novità che potrebbero riaprire il caso

Morte di Attilio Manca, arriva l’assoluzione per Monica Mileti

Omicidio Attilio Manca: un pezzo di Trattativa Stato-mafia

Il massacro di Attilio Manca: la relazione (di maggioranza) sulla morte dell'urologo siciliano

Attilio Manca: la Relazione sulla sua morte

- Il massacro di Attilio Manca. Chi è Stato?

Attilio Manca suicidato per salvare Bernardo Provenzano

CASO ATTILIO MANCA: parla il collega Simone Maurelli

E se Attilio (Manca) fosse tuo fratello?

Caso Manca: i pentiti parlano, lo Stato tace. Intervista alla madre Angela

Attilio Manca: da chi è Stato "suicidato"?

 

- Il pentito: «Matteo Messina Denaro è un pezzo di merda. Voglio parlare con Di Matteo»

 

C'è un patto tra Stato e mafia? Per l'On. Aiello: «Non si vogliono guastare gli equilibri»

Cimarosa: «I figli non possono pagare gli errori dei padri»

«Le persone sono più coraggiose a Castelvetrano»

«Abbiamo bisogno della vera Antimafia, non quella da passerella»

Ci restano le monete

La sagra dell'ipocrisia

 

- A cosa serve commemorare?

30 anni dopo: la benedizione sui candidati dei condannati per mafia

Un Paese al contrario

 

L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino

PRIMA PARTE. «Borsellino: «gli assassini di mio fratello sono dentro lo Stato»

SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

TERZA PARTE. Borsellino «L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto» 

 

L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»